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02 set 2020

La cicala, ma...

di Luciano Caveri

La favola, nella sua struttura classica, ha per protagonisti animali ed alla fine contiene una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano. Viene indicato, come uno dei precursori del genere, ripreso poi nei millenni seguenti, il celebre Esopo. La "Treccani" su questo scrittore dell'antica Grecia è molto realista: "Esopo è una figura immersa nella leggenda: si ignorano le vicende della sua vita, non si sa con esattezza quando sia vissuto (nel settimo, sesto secolo a.C.), non si conosce alcun testo certamente suo. Alcuni studiosi hanno perfino dubitato della sua reale esistenza. I Greci ne fecero il protagonista di racconti e storielle in cui brillava la sua acutezza d'ingegno, e soprattutto gli attribuirono la creazione di una ricca raccolta di favole. L'insieme delle favole di Esopo, riscritte e arricchite nel corso dei secoli per opera di altri autori senza nome, arrivò a circa alcune centinaia: tali favole furono spesso imitate o riprese da scrittori successivi, antichi, come Fedro, o moderni".

Una delle favole più note è quella della cicala e della formica. Il finale è noto "«Sono la cicala; sto morendo di freddo e non ho più niente da mangiare». «Mi ricordo di te: quest'estate, mentre io lavoravo duramente per prepararmi all'inverno, tu cosa facevi?» «Ho cantato!» «Hai cantato? - rispose la formica - E allora adesso balla!». Poi, chiuse la porta e lasciò al freddo la cicala". Chissà poi perché la cicala venne dipinta così. Chi è stato in zone mediterranee come la Grecia ha - a me è successo - constatato come il frinire (che è una onomatopea voce di origine imitativa del rumore prodotto dall'insetto) sia nelle campagne un incredibile, ipnotico e fastidioso rumore di fondo. Oggi sappiamo, a differenza degli antichi, che il rumore tipico che sentiamo è prodotto dai maschi della cicala tramite un organo stridulatore presente nell'addome e viene definito "il frinire delle cicale" ed ha la funzione di richiamo sessuale. Cherchez la femme... La formica, invece, è ben visibile nella sua operosità collettiva dappertutto, anche se oggi conosciamo lati oscuri e feroci di questa loro società. Perché me ne occupo? Perché mi interessa in questo periodo di spesa pubblica che si allarga a dismisura, in cui nella legittima e buona intenzione di reagire alla crisi economica e sociale causata dal "coronavirus" (ma in Italia ci sono altre concause) la favoletta è istruttiva. Basti pensare a chi pensa molto alle uscite senza mai indicare le entrate e sembra non preoccuparsi dei rischi di eccesso di indebitamento. Allora aveva ragione il grande Gianni Rodari a proporre due realistiche alternative alla favola tradizionale. Le ricordo, nel loro spiazzante candore, per ragionarci sopra. "Alla formica Chiedo scusa alla favola antica se non mi piace l'avara formica. Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende, regala Rivoluzione Ho visto una formica in un giorno freddo e triste donare alla cicala metà delle sue provviste. Tutto cambia: le nuvole, le favole, le persone... La formica si fa generosa... E' una rivoluzione".