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02 ago 2020

Contenuti e non pettegolezzi

di Luciano Caveri

E' di fatto partita in Valle d'Aosta la campagna elettorale più pazza del mondo a causa delle conseguenze del "coronavirus", che ci porterà alle urne con tre schede il 20 e 21 settembre. Un ingorgo fatto nel periodo sbagliato, sommando nello stesso giorno elezioni regionali, elezioni comunali e referendum confermativo della legge (che dovrebbe essere statutaria) che rozzamente taglia il numero dei parlamentari. Campagna elettorale fra agosto e settembre in un clima estivo con l'incognita "covid-19". Peggio di così per disincentivare il confronto politico e per accrescere il disagio dei cittadini sarebbe stato difficile fare e non è un record felice. Diciamo che il peggio del peggio sarebbe se il Governo italiano bloccasse tutto, ma dubito che ciò avvenga, per i pasticci in norme elettorali votate dal Consiglio, dagli evidenti effetti distorcenti rispetto allo Statuto speciale. Il titolo dovrebbe essere: "Quando il dilettantismo trionfa!".

Non ci saranno - nel caso in cui tutto restasse regolare - comizi per necessità e per buonsenso, viste le misure di distanziamento. In più, il clima estiva a tutto serve ma non certo a sollecitare l'interesse, già calante verso la Democrazia nel suo insieme. Quel che già mi snerva da settimane - e tutto peggiorerà mano a mano - è il trionfo di pettegolezzi vari, segno del buontempo di molti e della scelta di altri di trasformare il confronto in rissa. «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi». Era il 1950, quando Cesare Pavese scrisse di suo pugno questa frase sulla prima pagina di una copia del suo libro "Dialoghi con Leucò", appoggiato sul comodino a fianco al letto nella stanza d'albergo. Il celebre scrittore piemontese si suicidò lì a quarantadue anni, usando per il suo addio questa annotazione sui pettegolezzi presa a prestito da una frase lasciata, anche in quel caso prima di uccidersi una ventina di anni prima, dal poeta russo Vladimir Vladimirovič Majakovskij. La storia della parola "pettegolo", che risale al XVI secolo, nel significato di "chiacchierone indiscreto o maligno": dal veneziano "petegola", derivazione - e questa è un'intuizione giocosa di cui non ci si può non congratulare - di "peto", dalla locuzione "contar tuti i peti", elegantemente interpretata dal dizionario etimologico in "raccontare tutti i particolari insignificanti". Mentre io trovo - ma lo dico in modo barbaro, rispetto alla dolcezza ipnotica del veneziano - che "peto" (diversamente da "scorreggia", metafora più pecoreccia che viene da "perdere la correggia" e cioè "lasciare andare la cinghia che tiene il ventre") mette assieme rumori e odori, dando esattamente la sensazione sgradevole, orecchio e olfatto, del "pettegolezzo". Ma oggi si usa molto di più, perché opera una forma di travestitismo e «fa fine», il sostantivo inglese "gossip", usato in italiano al maschile, che dalla enciclopedia "Treccani" on line è definito come "Pettegolezzo, chiacchiera indiscreta o mondana, specialmente nel gergo giornalistico". "Questa parola - traggo dal blog di "Tiscali" - è entrata prepotentemente nella lingua italiana, sta ad indicare la stampa scandalistica, quella che tradizionalmente era chiamata cronaca rosa, genere antichissimo diffusosi oggi attraverso internet. Proliferano, infatti, i blog dedicati alle vicende dei personaggi famosi e alcuni siti di gossip sono considerati una fonte attendibile di anticipazioni di notizie che non passano subito attraverso altri canali informativi. L'etimologia della parola gossip si fa risalire all'Old english "godsibb", padrino. L'elemento "sib" significa "parente, congiunto, relazione di sangue" ed è rimasto in inglese moderno con la parola "sibling", fratello o sorella ovvero ognuno dei figli di una coppia di medesimi genitori". In questo assomiglia alla storia di "commérage", pettegolezzo in francese, che viene da "commère" (comare nel senso di madrina)". Ecco la conclusione, segno dei tempi: "Col tempo la parola "gossip" si è estesa a qualunque amico, uomo o donna, ma in particolare alle donne presenti per assistere le partorienti. Per estensione la parola è passata a definire il chiacchierare nell'attesa di un evento e il diffondere notizie, pettegolezzi. Quindi gossip è passato dalla sala parto ad Internet". Bella storia, ma non consolatoria. Ci vorrebbe non tanto la forza di una legislazione repressiva, quanto la logica di mantenere sempre ad un livello superiore il confronto politico. Il pettegolezzo lieve può divertire, quello greve e volgare avvelena i pozzi e i rapporti reciproci.