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27 lug 2020

Partito di lotta e di governo

di Luciano Caveri

L'ossimoro è una figura retorica che mi ha sempre incuriosito. Ce ne sono di bellissimi: «silenzio assordante», «morto vivente», «urlo muto», «assenza ingombrante», «soli assieme», «fredda passione», «verità false», «stima esatta», «dolcezza amara». E' il caso di una vecchia definizione, che ogni tanto torna, e che recita "partito di lotta e di governo". Espressione che nasce a sinistra, ad essere precisi nel Partito comunista degli anni '70 nella sua marcia di avvicinamento verso il potere ma senza rinunciare alla retorica e alla comodità di stare all'opposizione. Logica double-face. Oggi il caso di scuola sono quei partiti che giocano la doppia partita di essere governativi e antigovernativi. Ce ne sono anche in Valle d'Aosta: l'esempio più classico è chi ha fatto parte del Governo Testolin, l'ultimo nato prima delle elezioni anticipate in Valle d'Aosta, sia organicamente, stando in Giunta, sia facendo parte della maggioranza che lo ha espresso e poi sostenuto.

Ora molti di questi soggetti si apprestano ad una straordinaria acrobazia: essere di lotta e di governo. Di lotta, criticando le molte cose che in questi anni non hanno funzionato, ma con l'evidente zavorra di esserne stati partecipi. Un modo straordinario di tenere il piede in due scarpe con una naturalezza straordinaria ed un invidiabile toupet. Un caso di bipolarismo d'interesse di chi vive bene, senza alcun rimorso di coscienza e non parliamo di etica, parola sconosciuta e come tale rimandata al mittente. Medesima contraddizione: proclamare il solito e ormai ritrito «rinnovamento», ma con una corsa alla conferma in Consiglio Valle per molti che sono lì da tanti anni. Alcuni, prima di assestarsi nei ruoli elettivi, erano stati fautori di limiti dei mandati per non "professionalizzare" la Politica, per poi pentirsene rispetto alla propria pellaccia. Una straordinaria volubilità, portata però con grande eleganza, come se nulla fosse. Ho sempre avuto una malcelata invidia per chi, senza macerarsi, dice cose così diametralmente diverse, a seconda dell'interesse del momento. Sono sempre stato scettico su certi discorsi, che seguono le mode del momento e gli slogan utili alla bisogna, per poi finire nel dimenticatoio. Devo dire, però, che i grandi alleati di certe giravolte sono quegli elettori smemorati e complici che li assecondano. Tutti a lamentarsi che le cose non vanno e poi, in troppi, si fanno di nuovo infilare nel sacco e dovrebbero avere consapevolezza, invece, di quanto fra i politici ci siano coloro che praticano il trasformismo di cui il tempo fa perdere le tracce. Per questo, senza alcuna presunzione, sono giunto ad uno stato crescente di disagio, che mi urta, per non dire che mi ferisce. E spesso mi domando se esistano strumenti per combattere certe storture o se fa bene chi, in modo crescente, finisce per non interessarsi più e vive una dimensione più serena, smettendo non solo di essere attore degli eventi, ma pure spettatore attonito. Appena scritto nero su bianco, mi ribello a questa strada, ma lo faccio perché credo nei valori della democrazia, mantenendola su di un piedistallo ormai sporco, come capita a certe statue nei parchi dagli escrementi degli uccelli. Sarò probabilmente un illuso a non vedere quante porcherie si fanno nel suo nome e fra queste anche questa logica assassina di un colpo al cerchio (lotta) e uno alla botte (governo).