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17 lug 2020

Solastalgia politica

di Luciano Caveri

Mi è già capitato di parlare della "solastalgia", che è un disturbo d'ansia, una sorta di nostalgia che si prova quando l'ambiente fisico intorno a te cambia in peggio. La parola è stata inventata dal filosofo australiano Glenn Albrecht, che l'ha coniata qualche anno fa, ed è la combinazione della parola latina "solacium" che significa "conforto" e della radice greca "-algia" che vuol dire "dolore". La "solastalgia" indica proprio quel sentimento di nostalgia che si prova per un luogo amato, quando ci si accorge che sta cambiando e questo crea un senso di disagio. Capisco bene che cosa significhi: pur non avendo mai avuto sintomi che indichino questa malattia, devo dire che spesso mi è capitato di avvertire un disagio simile. Due esempi per capirci: avendo un'immagine della mia infanzia della conca di Pila, ogni volta che la vedo oggi non riesco a sovrapporre quella memoria del passato con quanto è diventato quel paesaggio. Idem per i panorami delle vacanze estive ad Imperia, che oggi rivedo, con la cementificazione del porto turistico, come stravolta rispetto alle cartoline impresse nella mia memoria.

Credo che sia normale che questo avvenga, anche per i filtri che siamo in grado di inserire rispetto al passato e che fanno sì che si addolciscano i ricordi e si migliorino le cose. Vale sempre il famoso motto latino «laudator temporis acti» e cioè, con una locuzioni di Orazio, «lodatore del tempo passato». Il poeta si riferiva alle persone anziane che, non potendo far rivivere gli anni passati, ci tornano spesso con occhio nostalgico per un passato un poco mitizzato, perché legato ai propri anni d'oro, e contrapposto al presente, visto in maniera troppo negativa per le difficoltà di adeguarsi ai cambiamenti in atto. E' un peccato che questo termine, così come descritto, non si possa applicare alla Politica valdostana. Capisco che anche per me il rischio è rivedere il passato con lenti rosa, tuttavia vorrei segnalare il dato oggettivo di una situazione difficile, se non disastrata fra instabilità politica, incapacità di progettare il futuro e disastro nella amministrazione anche più spicciola. Credo che, per chi segua anche distrattamente la situazione, non mi debba neanche sforzare nel portare ragioni e giustificazioni. Lo scenario è sotto gli occhi di tutti e per risollevare la situazione ci vorranno tempo e buona volontà. Ma per farlo bisogna tagliare il cordone ombelicale proprio con il passato, che serve come stimolo e ammonimento, nel bene come nel male. Ma il quadro attuale ha una sua originalità ed è scontato che va affrontato. Non è facile perché le circostanze - persino senza il "covid-19" - sarebbero state complesse. E la pandemia, che a tratti in troppi sottostimano, ha cambiato molti riferimenti. Mi pare che fra le poche certezze ci sia quella di unire le forze e farlo senza troppi indulgere e rivalità, rivalse e dietrologie. Esercizio difficilissimo in una piccola comunità, specie quando le cose non vanno bene e la logica dello scaricabarile diventa un gioco praticato. Assumersi le responsabilità diventa quasi ostico in tempi complicati. Vale tuttavia la regola che i vuoti di potere comunque vengono riempiti e in questa fase non ci si può permettere grandi tempi di collaudi e praticantati, essendo - come diceva il già citato Orazio - «in medias res», cioè nel cuore di avvenimenti decisivi.