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08 lug 2020

Le attese sul "covid-19"

di Luciano Caveri

Se si riguardano i mesi scorsi al rallentatore, anche attraverso i post quotidiani che qui ho pubblicato, l'ossessione da "coronavirus" ha dominato per giorni e giorni la mia e la vostra vita. Nulla di eccezionale, in fondo. Era davvero impossibile occuparsi di altro. Ogni tanto io stesso mi imponevo di cambiare argomento, ma il tarlo del "covid-19" tornava subito in scena, perché questa era la realtà minacciante ovunque e sempre. Ora - per chi è stato fortunato e bravo a proteggersi - si tira un sospiro di sollievo, non foss'altro per aver evitato contagio ed il terno al lotto della malattia. Poiché mi sono occupato settimana dopo settimana, attraverso il mio lavoro radiofonico, dell'epidemia, testimonio davvero come l'uscita dall'ossessione sia stata difficile e con strascichi. Ancora oggi conosco persone che sembrano anestetizzate: credo che gli psichiatri un giorno scriveranno pubblicazioni scientifiche su quel certo torpore, quasi uno stordimento che molti hanno alla ricerca di una quotidianità perduta, difficile da riconquistare.

Per altro, si espande in parallelo un grumo di difficile comprensione, fatto di sottostima della malattia, di scetticismo verso l'epidemia, di complottismo con molte teste e persino di un crescente e accertato rifiuto verso la soluzione principe nel futuro prossimo: il vaccino. In troppi, anche fra persone ragionevoli, mi dicono cose del genere: «i morti sono stati in fondo pochi»; «si è esagerato apposta e chissà per quali interessi»; «dietro ci sono cose che un giorno capiremo»; «non farò un vaccino per arricchire le case farmaceutiche». Mi sono ormai reso conto che quella parte pedagogica del mio carattere, che perdeva tempo per contrastare idee bislacche che richiederebbero un elenco minuzioso, si è ormai arresa, rendendosi conto che il tam tam delle bufale e delle stupidaggini non è arginabile e l'impatto enorme dei "social" nel diffondere panzane più o meno pericolose è difficile da contrastare come un fiume in piena. Un misto di ignoranza, credulità e stupidità dilaga anche in persone razionali e strutturate, come se bastasse seguire un flusso per esorcizzare una malattia che ha ancora elementi scientifici da accertare e dunque meglio costruirsi una difesa fantasiosa. A peggiorare la situazione c'è la debolezza della "linea Maginot" della scienza, che è fatta da una cacofonia di posizioni fra virologi che dicono cose opposte ed annunci di studi scientifici che dicono cose talmente diverse da lasciarci stupiti. Il caso più l'evidente è il tema cardine in questa nostra estate posticcia, vale a dire se e con quale potenza di fuoco ripartirà il maledetto virus dopo l'estate. E, poiché gli scenari sono così diversi da renderci incerti, il mondo sembra diviso - pur nella varietà di posizioni intermedie - in cicale e formiche per parafrasare la famosa favoletta. C'è chi si abbandona senza regole e all'opposto chi resta in una sorta di clausura. Una vita, comunque sia, sospesa, avendo una collettiva coscienza che qualcosa arriverà fra ottimismo e pessimismo e dunque fra «ne siamo usciti» e «ci ripiomberemo». Io, confesso, mi sono arreso e mi attengo ad un attendista e forse scaramantico «basta previsioni».