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06 lug 2020

Conoscere la Valle

di Luciano Caveri

L'interrogativo potrà far sorridere: «i valdostani conoscono la loro Valle?». Una premessa è d'obbligo, visto che c'è sempre chi specula su logiche di etnismo, cioè di esaltazione del proprio gruppo etnico, a detrimento degli altri. In realtà questo atteggiamento sarebbe del tutto contraddittorio con la sovrapposizione di popolazioni che, con la loro presenza antica e più recente, hanno forgiato i Valdostani di oggi. La fierezza di far parte di una comunità è largamente condivisa, spesso anche dagli ultimi arrivati. Chi non si vuole riconoscere e sceglie di essere "apolide" fra di noi ha piena libertà di farlo, ma questo non vuol dire intaccare quella preponderante maggioranza che si sente valdostano per origine, per adozione e direi per scelta. Questa appartenenza, specie per chi crede nel federalismo, non è mai contro qualcuno.

Giorgio Gaber lo cantava in una sua canzone proprio sull'appartenenza: «L'appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme. Non è il conforto di un normale voler bene. L'appartenenza è avere gli altri dentro di sé». Mi era capitato tanti anni fa di citare la parola tedesca "Heimat", cara ai sudtirolesi ed ai popoli germanici e mi sono chiesto se e come possa esistere un termine simile, legato al cuore dei valdostani e a quel legame così intenso con queste nostre montagne e all'insieme della cultura alpina che qui si esprime. Nella situazione attuale, ma penso che possa valere anche per le definizioni passate del genere "Pays d'Aoste" che inquadra un periodo passato ben definito, la dizione "Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste" (come risulta ormai, con dizione bilingue, nella Costituzione italiana - su mia proposta - dal 2001) non scalda certo i cuori e lo dimostra il fatto che la stessa burocrazia regionale usa talvolta l'agghiacciante acronimo "RAVA" (che, tra l'altro, letto così non sarebbe altro che la rapa!). Per altro confesso di aver verificato con dispiacere come troppo spesso quell'aggettivo "autonoma", segno della diversità di un ordinamento giuridico, venga fatto cadere con eccessiva facilità. Neppure ha avuto successo l'idea del poeta patoisant Jean-Baptiste Cerlogne, che nell'Ottocento cercò di teorizzare la "piccola patria", la Valle d'Aosta, e la "grande patria", l'Italia. Molte altre strade non sono state battute e per un federalista l'uso di termini come "Nazione senza Stato", che piace a catalani e baschi, suonano male perché puzzano di centralismo giacobino lontano un miglio. Una traccia valida la si trova all'atto della nascita, nel 1945, della Valle d'Aosta come "circoscrizione autonoma", rimasta valida fino all'entrata in vigore dello Statuto speciale. Lì il piccolo parlamentino regionale è definito "il Consiglio della Valle" e questa dizione è rimasta anche dopo il 1948 e con le successive riforme costituzionali. Penso dunque che questa antica formula "Valle" ("forma concava del suolo fra due opposti pendii", dal latino "vallis" e, nel caso nostro, "Vallis Augustanæ") sia, in fondo, il nostro modo per dire "Heimat". Non a caso, vivendo a cavallo fra Seicento e Settecento, il grande storico valdostano Jean-Baptiste De Tillier intitolò il suo libro più celebre "Recueil contenant dissertation historique et géographiquesur la Vallée et Duché d'Aoste". Il termine "Vallée" esprime qui tutta la sua plasticità e cioè una capacità di adattamento ai cambiamenti nel tempo. Così nelle espressioni comuni «vado fuori Valle», «rientro in Valle» si ritrova il segno non solo di un riferimento geografico, ma di un posto nel quale si riconoscono gli affetti più profondi. Non caso. infatti, una delle canzoni più sentite (e cantate) in questi anni è stata scritta dal Canonico Jean Domaine sulla Valle d'Aosta come "Verda Vallaye", perché interpreta un idem sentire. Eppure - tornando al punto - è vero che, chi abbia un ceppo antichissimo o non ne abbia affatto, si ritrova spesso nella medesima condizione: una scarsa conoscenza della nostra Valle anche sul piano più semplice, quello geografico. Se giocassimo con una cartina muta, cioè una carta geografica senza diciture, usata in gemere per esercitazioni scolastiche, scopriremmo che in molti sarebbero in difficoltà a declinare Pont-Saint-Martin in su le vallate laterali od a posizionare alcuni dei nostri 74 Comuni. Forse quest'estate, più domestica per le maggior difficoltà di viaggiare e di andare in vacanza altrove, potrebbe essere un bello spunto - per chi abbia voglia di farlo - di scoprire i tanti tesori della Valle d'Aosta e certi luoghi apparentemente minori che disvelano bellezze e nuovi panorami da godere e pezzi diversi della civilisation valdôtaine.