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17 mar 2020

L'antieuropeismo non paga

di Luciano Caveri

Mai come in questo momento l'antieuropeismo dilaga per varie ragioni di fronte all'epidemia in corso, esplosa per altro ormai in tutti i Paesi dell'Unione. Ci sono state - e le citerò - ragioni oggettive, perché le autorità comunitarie hanno preso sottogamba il virus e talvolta hanno fatto dichiarazioni sul "caso Italiano" nocive rispetto all'economia italiana e penose sul piano del sostegno morale. Leggo nella newsletter "covid-19" del Movimento europeo un pezzo non firmato dedicato al "disordine europeo", che offre anzitutto un utile quadro di riferimento: "Il "progetto Spinelli", approvato dal Parlamento europeo nel 1984, aveva fatto propria l'idea di Willy Brandt di attribuire alla nuova Unione competenze e strumenti per realizzare una politica della società ("Gesellschaftpolitik") che, partendo dalla politica sociale, consentisse alla dimensione europea di garantire alle cittadine e ai cittadini beni pubblici che non potevano esserlo dagli Stati nazionali secondo una visione dinamica del principio di sussidiarietà. Per il "progetto Spinelli", le competenze europee nella politica della società dovevano essere concorrenti - e non condivise - rispetto a quelle degli Stati nazionali ispirandosi alla costituzione federale tedesca dove l'azione degli Stati federati è possibile solo laddove e fino a quando non è intervenuto il livello federale".

"Fra le competenze concorrenti nella politica della società - si legge ancora - il "progetto Spinelli" collocava l'azione dell'Unione nella lotta alle epidemie e alle catastrofi (naturali o prodotte più spesso dall'uomo) lasciando alle istituzioni europee il potere di scegliere il metodo più efficace per agire. Il progetto di Trattato per una Costituzione europea del 2002 aveva fatto un passo indietro simbolico nella definizione delle competenze sostituendo quelle concorrenti con quelle condivise pur mantenendo il principio secondo cui l'intervento dell'Unione esclude quello degli Stati membri nei limiti tuttavia della legge adottata dall'Unione e non per l'insieme di quella politica. Contrariamente al progetto di Costituzione, la politica della salute è stata retrocessa nel "Trattato di Lisbona" al rango di una competenza di sostegno o di incoraggiamento e ciò riguarda anche il settore della protezione civile. Ancor di più, il "Trattato di Lisbona" prevede dei limiti al mercato interno per proteggere la salute all'interno degli Stati membri. Cosicché gli Stati membri non hanno ritenuto di dover trarre una lezione dalla "sars", che fu l'epidemia esplosa nel 2003 molto simile al "coronavirus", per dare all'Unione le competenze e gli strumenti per agire e combattere contro i rischi e le minacce transfrontalieri". Quindi, per capirci, l'evidente incapacità di azione ha radici antiche, cui si aggiunge un'incapacità di lettura politica, al di là delle competenze, che in materia economica sono, invece, solide. Prosegue l'articolo: "L'Unione europea non dispone di uno stock comune di medicine o di strumenti di protezione sanitaria come i respiratori nei reparti di rianimazione. Ancor di più, dopo la "sars" si sono rafforzate le industrie extra-europee per la produzione di principi attivi (80 per cento) o delle medicine (40 per cento) che provengono dalla Cina e dall'India che producono il 90 per cento della penicillina e il 60 per cento dei vaccini con una accelerazione della globalizzazione che ha lasciato fuori l'Europa. L'assenza di una politica della salute europea si è associata all'assenza di una politica industriale europea. Dal 24 gennaio in poi - quando il "coronavirus" ha colpito l'Europa in Italia - sono passati ben quarantacinque giorni di indifferenza, sottovalutazione, azioni in ordine sparso e decisioni sanitarie confliggenti o addirittura atti ostili prima che l'Unione europea decidesse di tentare la via del coordinamento. Ursula von der Leyen ha atteso in silenzio quarantasei giorni prima di rivolgersi simbolicamente in italiano agli italiani dicendo: «non siete soli», un annuncio cancellato dalle improvvide dichiarazioni della presidente della "Bce" Christine Lagarde. Certo, le misure sanitarie e le decisioni come quelle che sono state prese in un crescendo di rigore dal Governo italiano spettano in primo luogo ai Governi nazionali in collaborazione con le Autorità regionali e locali. Quella che è mancata in primo luogo è stata una politica di comunicazione coerente e uniforme per parlare ad una opinione pubblica contagiata non solo dal virus ma anche dalla paura e dall'insicurezza, quando il valore aggiunto dell'integrazione europea dovrebbe essere quello di garantire la sicurezza. Quella che è mancata è stata una rapida ed efficace azione della Commissione europea pretendendo dal Consiglio e dal Parlamento europeo di adottare misure legislative urgenti (che il trattato chiama pudicamente "di incoraggiamento") per lottare contro i grandi flussi epidemiologici transfrontalieri, l'allerta e la lotta contro le minacce per la salute (art. 168 del "Trattato sul funzionamento dell'Unione europea") avendo preso atto dall'Organizzazione mondiale della sanità con colpevole ritardo che il "coronavirus" è una pandemia ("diffusione in più continenti di un virus incontrollabile") al contrario della "sars" che era stata classificata come un'epidemia ("manifestazione frequente e localizzata ma limitata nel tempo di una malattia infettiva"). Quella che è mancata è stata l'attivazione immediata delle clausole relative al nuovo articolo del "Trattato di Lisbona" sulla Protezione civile per sostenere e completare l'azione degli Stati membri, promuovere una cooperazione operativa rapida ed efficace e favorire la coerenza delle azioni intraprese. Quella che è mancata, infine, è stata la capacità del presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, di operare per facilitare la coesione e il consenso fra i capi di Stato e di Governo con un ruolo che è stato svolto dal presidente francese Emmanuel Macron che ha ottenuto la convocazione - via conference call - del Vertice europeo. Sappiamo che dopo la crisi sanitaria - che potrebbe durare ancora a lungo fino a che non sarà fermata la diffusione del virus e non sarà trovato un vaccino (europeo?) - ci sarà il progressivo aggravamento di una crisi economica e sociale peggiore, secondo molti economisti, peggiore di quella scoppiata nel 2007-2008. Ci sarà un soprassalto di responsabilità dei governi europei e della Commissione per rivedere drasticamente e con un alto livello di ambizione le prospettive finanziarie pluriannuali che dovrebbero iniziare il 1° gennaio 2021 trasformando nello stesso tempo il "Meccanismo europeo di stabilità" in uno strumento di crescita sostenibile e di finanziamento di investimenti europei e introducendo lo strumento di prestiti e mutui ("Eurobond") riproposti recentemente da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio? Abbiamo bisogno di un bilancio federale dotato di imposte federali per garantire beni pubblici europei e di un governo europeo con poteri limitati ma reali. Scomparsa dall'agenda europea la "Conferenza sul futuro dell'Unione" la parola dovrebbe tornare al Parlamento europeo che, come avvenne con il "progetto Spinelli" nel 1984 è chiamato ad assumere un ruolo costituente a nome dei cittadini che lo hanno eletto". Sono tutti questi elementi del tutto utili al confronto, che deve basarsi su elementi razionali e non su di un antieuropeismo straccione, frutto di certa ignoranza.