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06 mar 2020

Il "coronavirus" fra noi

di Luciano Caveri

Si sapeva che, prima o poi, il "coronavirus" sarebbe spuntato anche in Valle d'Aosta e dai casi annunciati in queste ore sappiamo che gemmeranno, perché così è fatta un'epidemia, altri casi, legati alla famiglia della media Valle implicata nell'infezione. Si sta ora, come sempre, allertando le persone che hanno avuto a che fare con loro nei giorni scorsi e che potrebbero risultare colpite dal contagio e toccherà, di seguito, vedere con chi loro siano entrati in contatto. Nessuno poteva ragionevolmente pensare che sarebbe durata a lungo quella immunità che, per qualche giorno, ci ha permesso di essere l'unica Regione italiana non contagiata. D'altra parte facciamo parte di un sistema di comunicazioni che ci lega alla Pianura Padana con facilità e da lì provengono la maggior parte dei turisti, anche da zone "rosse" o "gialle", come si declina al momento la pericolosità dei luoghi e naturalmente delle popolazioni. Si aggiunge l'asse delle comunicazioni verso i trafori e sappiamo che Alta Savoia e cantoni Romandi sono stati già colpiti e dunque bisognerà vigilare alla frontiera, come loro faranno con noi.

Certo il cambio di qualità e quantità delle misure di contenimento sono ormai evidenti: si è fermata la scuola, si sono fermate le manifestazioni di tutti i generi e si immaginano ulteriori impedimenti e decisioni drastiche. La logica è fermare la malattia, senza drammatizzare ma neppure assumendo atteggiamenti sbagliati, come fa ancora qualche fesso "no-vax" sui "social". Inviterei la Polizia Postale ad intervenire contro chi ancora oggi diffonde stupidaggini e falsità. In situazioni di emergenza esiste un limite non valicabile che va presidiato. In più - lo si vede nella miriadi di gruppi WhatsApp in cui tutti siamo immersi - continuano a manifestarsi dimostrazioni di ignoranza, come se in queste settimane non ci fosse stata quell'informazione che, per fortuna in modo capillare, ha cercato di istruire la popolazione a comportamenti giusti ed efficaci. Credo che sia dovere di tutti cercare di familiarizzare e capire l'andamento dell'epidemia e tutte quelle modalità di comportamento che possono ridurre i rischi di contagio e favorire quella serenità di spirito che eviti dietrologie e paure. La prova non è semplice e par di capire che la dilatazione dei tempi va tenuta in considerazione. Non è un "mordi e fuggi" ma un cammino lento di ritorno alla normalità, dopo un picco di cui al momento non conosciamo tempi ed entità. E' una sfida personale, familiare, comunale, nazionale, europea e internazionale: questa è la logica con cui contrapporsi, in modo responsabile, a fronte di una pandemia. Resta chiaro che la Scienza è nostra alleata e bisogna avere fiducia e chi non ce l'ha almeno taccia per evitare di inquinare la civile convivenza. Perché di questo si tratta, cominciando dalle proprie comunità di appartenenza, sapendo obbedire alle consegne senza troppe storie e dando il proprio apporto con comportamenti seri e responsabili. So che i valdostani sapranno reagire con forza ed energia e solo tutti assieme sapremo superare la prova e tornare, quando avverrà, all'agognata normalità.