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02 feb 2020

La "Saint-Ours" e le Alpi "umane"

di Luciano Caveri

Sarò anche quest'anno in pista per la "Foire de Saint-Ours", in parte in radio (dalle ore 12.30 alle 14 oggi e domani), in parte in televisione (alle ore 20 oggi e domani). Seguo la "Saint-Ours" da tempo ormai immemorabile ed in diversi ruoli. Come cronista ho sempre annotato i cambiamenti in corso negli anni, essendo questo appuntamento una festa popolare che racconta tradizioni e cambiamenti. Nulla più della "Foire", cui partecipano una miriade di espositori di tutti i generi e folle di valdostani e non, fotografa il mutevole mondo della nostra montagna, che è ancora abbastanza abitata, anche se resta ancora ben visibile un fenomeno di spopolamento di certe zone, di discesa nel fondovalle e di inurbamento nella zona di Aosta e dintorni. Questo fatto della montagna viva è uno dei miei rovelli, tema politico di gran peso, del tutto non considerato da un mondo della politica con punte di autoreferenzialità che fanno impressione. Per questo bisogna apprezzare chi tiene acceso il dibattito.

Sul sito "Electo Mag", interessante testata torinese con radio, così scrive il mio amico, intellettuale montanaro occitano, Mariano Allocco: «Negli ultimi quarant'anni la politica montana ha posto la centralità sull'ambiente e non sull'uomo che lo vive, come metodo c'è il controllo dal centro di ogni iniziativa e ha proceduto cooptando nelle valli personaggi funzionali a tutto questo. Cominciamo con un tema che mi sta a cuore, quello dell'ambiente che quassù mi circonda e che da sempre per noi montanari è luogo "domestico", non selvaggio. Sempre più invece sento parlare di Wilderness, concetto che riporta ad un ambiente naturale e selvaggio privo di tracce dell'uomo, questione tutt'altro che banale per chi vive le Alpi.Cominciò a parlarne Aldo Leopold, ecologo statunitense della prima metà del '900 e prima di lui Henry David Thoreau, filosofo sempre statunitense della prima metà dell'800. Comprensibile che questa scuola di pensiero si sia sviluppata negli Stati Uniti, dove nel giro di tre secoli era stato travolto e stravolto il precedente millenario rapporto tra uomo e natura. Negli USA non c'è stato il millenario processo storico che in Europa ha portato alla gestione del territorio e in tempi rapidissimi l'Occidente si è imposto senza andare troppo per il sottile, né con i nativi, né con il territorio. La ricerca di un equilibrio accettabile, almeno sul piano del rapporto con la natura, ha portato nel 1964 alla firma da parte di Lyndon Johnson del "Wilderness act". Con Wilderness si intende da allora "un ambiente naturale e selvaggio, in contrapposizione alle zone dove l'uomo e le sue opere dominano il paesaggio, riconosciuto come un'area in cui la terra e la sua di vita non sono ostacolate dall'uomo, dove l'uomo stesso è un visitatore, ma che non vi rimane", le aree Wilderness così definite ora sono 757 e comprendono il cinque per cento del territorio degli Stati Uniti. Bella cifra. Negli USA tutti accettano questa impostazione, ma la filosofia che sottende il Wilderness non può essere accettata a cuor leggero in Europa. Diverso da noi il contesto geografico, sociale, storico e le zone in cui "l'uomo è visitatore e non vi rimane" non so dove siano, ma la differenza maggiore sta nei più di tremila anni di storia che a loro mancano e questo, specialmente visto dalle Alpi, fa una bella differenza. Perché si parla allora di Wilderness da noi? Sicuramente non per i motivi che hanno spinto gli USA al "Wilderness act", ma principalmente perché avere a disposizione regioni selvagge senza traccia d'uomo sta diventando una necessità per la sopravvivenza delle masse urbane alienate, è un antidoto indispensabile contro la pressione insostenibile della vita moderna, un mezzo per mantenere un minimo di equilibrio e serenità. Dopo i disastri fatti dalla modernità, in Occidente si sta affermando l'idea che l'uomo non faccia parte della natura, ma ne sia il nemico da allontanare. A me pare una patologia di massa, epidemia che sta contagiando sempre più persone e che va curata in qualche modo, però non la si cura limitando le libertà altrui. Qualcuno vuole fare delle Alpi una zona Wildnerness da usare come alibi e compensazione per i disastri fatti in pianura e i Parchi stanno diventando strumento di "colonizzazione interna". Usiamo allora con prudenza la parola Wilderness e mai guardando alle Alpi che storicamente sono una delle zone più antropizzate d'Europa. Su di esse si sono fatte montanare quasi tutte le culture europee e su di esse vogliamo poter continuare a vivere in libertà. Cominciamo allora a non parlare più di "panorama naturale" guardando alle Alpi, quassù ci avvolge un "panorama culturale" dove l'orma dell'uomo è dappertutto e non siamo e non vogliamo diventare lo "Yellowstone" d'Europa». La "Fiera di Sant'Orso" è, sulle Alpi, un esempio importante di questa orma umana che vive e compartecipa dell'ambiente naturale e forgia nel tempo una civiltà.