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28 gen 2020

La benedizione di Sant'Orso alla Politica

di Luciano Caveri

Sul sito "Santi e Beati" Antonio Borrelli così riassume certe caratteristiche del nostro amato Santo valligiano, Sant'Orso: «Sul santo più popolare della Val d'Aosta, protettore contro le calamità naturali e molte malattie, tra cui i reumatismi e il mal di schiena, si posa nell'iconografia, un uccellino, a ricordare che destinava una parte del raccolto del suo campo ai passeri». Sui prodigi annota dal leggendario popolare: «per mesi e mesi non aveva piovuto, la siccità devastava i campi, ma cominciava anche a scarseggiare l'acqua necessaria per i bisogni dei suoi fedeli; allora il santo preoccupato per loro, fece scaturire colpendo una roccia col suo bastone, una sorgente a Busséyaz; la sorgente, chiamata "Fontana di Sant'Orso", continua ancora oggi ad offrire la sua acqua, una volta considerata miracolosa, sotto la cappella costruita nel 1649 e restaurata nell'Ottocento».

E ancora: «Ma non solo prodigi operò, ebbe anche il dono della profezia e seppe anche infuriarsi a difesa degli oppressi; un servo del vescovo-signore del tempo, Plocéan, si era comportato male nei suoi confronti; temendo un terribile castigo dal suo signore, che era un uomo crudele, sebbene fosse uomo di chiesa, il servo pentito si rivolse al santo chiedendogli di intercedere per lui. Recatosi Sant'Orso dal vescovo Plocéan (Ploziano), ottenne da questi il perdono per il servo; in realtà era una finta, e quando il poveraccio uscì dalla chiesa, dove si era rifugiato, lo fece prendere dai suoi sgherri, poi flagellare, rasare a zero, infine gli fece versare sulla testa della pece bollente. Più morto che vivo, il servo barcollando si recò dal sacerdote, rimproverandolo di averlo consegnato al vescovo. Orso, indignato, rimandò il servo dal suo padrone, per riferire che sarebbe presto morto, prima dell'infelice servo. La leggenda narra, che quella notte stessa, Plocéan fu strangolato nel suo letto da due diavoli; la scena è rappresentata scolpita su un capitello del chiostro della Collegiata, dov'è narrata la vita di Sant'Orso. Per tutti questi leggendari prodigi, Sant'Orso è considerato protettore contro la siccità, le malattie del bestiame, le intemperie, le alluvioni, i soprusi dei potenti, i parti difficili, i reumatismi e il mal di schiena, per queste due malattie, i fedeli che ne erano afflitti o volevano essere preservati, si recavano nella cripta della Collegiata e camminando carponi attraversavano il "musset", un breve cunicolo aperto nel basamento dell'altare, dove una volta vi erano deposte le reliquie di Sant'Orso e passavano da un lato all'altro". Ho provato anch'io l'anno scorso questo stretto passaggio benefico. C'è da sperare davvero che quest'anno il celebre Santo possa apparire miracolosamente la mattina del 30 gennaio in occasione della solenne inaugurazione della "Foire". Potrebbe essere l'occasione per un prodigio dei suoi: far capire che ormai certe storie nella politica valdostana meriterebbero una soluzione drastica e varrebbe la pena di smetterla con sceneggiate di difficile comprensione per l'opinione pubblica. Di certo Sant'Orso, più di me che non ho né l'allure né l'autorevolezza, potrebbe con candore e pacatezza fare presente come il troppo stroppi. Non sarebbe solo - lo dico con il sorriso per non apparire irrispettoso - una moral suasion per andare alle elezioni, perché le urne in sé non hanno nulla di miracolistico. Ma un appello alla serietà di intenti per capire quanti problemi irrisolti ci siano in questa fase di paralisi politica ed amministrativa ci starebbe bene e forse finirebbe con una sua autorevole benedizione.