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25 nov 2019

Vox clamantis in deserto

di Luciano Caveri

Leggo che sparirà l'Union Valdôtaine Progressiste, che ho contribuito a far nascere e che credo di aver servito con fedeltà sino a quando non si cambiò bruscamente linea politica senza lealtà alcuna. Ritengo ancora oggi - per il poco che ormai vale - che lo spazio politico per UVP sarebbe stato enorme e si è sprecato un patrimonio di credibilità e grandi speranze accese in un breve tempo in manifestazioni vibranti ed emotive. Non mi metto neppure a dire delle responsabilità degli uni e degli altri, perché non serve affatto rinfocolare quanto di triste è avvenuto e dire a chi ha orecchie per intendere che «l'avevo detto» è da sempre una magra consolazione. Analoga storia che potrei evocare anche a fronte della parabola discendente in atto da anni dell'Union Valdôtaine, quando me ne andai da lì lo feci dopo innumerevoli scelte sbagliate ed un clima ormai insopportabile.

Oggi UVP si scioglie, congiuntamente ad Alpe, in un nuovo soggetto politico, che ha l'ambizione di essere punto aggregante per il mondo autonomista. Io penso che il procedimento sia fallace e non bastano assemblee con sodali ed amici a cambiare la sostanza di accordi di vertice, cucinati da chi è al comando ed è questa una metodologia divisiva. Apro una parentesi perché ho ben nota la possibile obiezione. Se "Atene piange, Sparta non ride", nel senso che anche MOUV', che è stata la mia più recente scelta, ha i suoi problemi da risolvere e spero di poter contribuire a farlo, sapendo che il futuro esigerà scelte decisive per la Valle d'Aosta che non permettono più di perdere tempo in inutili querelles. Mi spiacerebbe molto in questa fase difficile non poter mettere in campo quanto ho imparato nella mia esperienza politica e non darò facili soddisfazioni a chi vorrebbe tenermi ai margini, come alcuni hanno fatto à tour de rôle in passato. Capisco che posso dare fastidio e forse si tratta di una medaglia da appuntare sul petto, specie se certi giochetti sono venuti e vengono ancora da chi, in fin dei conti, ha poco da vantare nel proprio passato sia politicamente che culturalmente. Quel che nell'area autonomista bisogna fare - a costo di essere vox clamanti in deserto - è una salutare pulizia morale nel senso più vasto del termine, dando per scontato che ciò tocca non solo chi è stato perseguito dalla Giustizia, ma anche chi con i silenzi ha avallato il malgoverno o ha danneggiato l'immagine della Valle, tradendo in vario modo il mandato ottenuto dai cittadini. Così come è immorale accettare cariche pubbliche senza avere capacità da mettere a disposizione della propria comunità, specie se le proprie debolezze nuocciono alla democrazia rappresentativa. Per non dire di chi ha moltiplicato il consenso con soldi, posti di lavoro, promesse e minacce, che fa il pari con chi considera la Politica come esercizio di odio e di disprezzo nel quale sfogare le proprie frustrazioni e gelosie. Tutto ciò è nefasto e non riguarda un chissà quale buonismo o un catalogo di buoni sentimenti. Ma esistono leggi da rispettare e regole di comportamento e di reciproco rispetto senza le quali salta tutto e vivere in una politica che diventa una giungla è un danno collettivo. Questo dovrebbe farsi nel mondo autonomista, fissando tappe nella soluzione dei problemi concreti con il filtro di idee e valori che sono stati sbandierati molto con uso retorico e poco nelle scelte concrete. Come se ci fosse una capacità di camuffamento e di costruzione di immagini niente affatto corrispondenti alla realtà con l'aiuto di mestatori mai stati autonomisti in vita loro e che ora si aggirano con ambizioni di ramazzare qualcosa. Per fortuna non siamo ancora - almeno così spero - ad una "via di non ritorno", ma neppure obbligati ad una via di fuga che non venga capita dai valdostani. Se l'area autonomista scegliesse la strada di riunificazioni recitate e senza fondamenta solide il futuro si rivelerebbe peggiore di quanto ci si dovrebbe lasciare dietro le spalle. Spero non ci sia la solita maledetta fretta e visioni a corto raggio che sortiscano soluzioni senza radici e senza prospettive, se non qualche de profundis.