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07 nov 2019

La Politica senza futuro

di Luciano Caveri

La parte del catastrofista non mi si addice, perché cozza contro un mio inguaribile ottimismo, eppure ammetto una mia desolazione nel constatare una generale disattenzione della politica per i temi concreti, che sono la ragione vera e lo scopo principale del complesso meccanismo della democrazia in cui si governa per decidere. Questo deriva non solo dal venir meno del ruolo dei partiti, diventati comitati elettorali, ma da certa mediocrità di chi entra in politica alla ricerca di un'occupazione migliore del lavoro da cui proviene, sempre che ne avesse uno. Con queste due osservazioni non vorrei generalizzare, perché sarebbe autolesionista per chi, come me, ha fatto parte di forze politiche ed ha avuto ruoli elettivi per tanti anni.

Ma segnalo semmai una deriva che ha una questione centrale: il rischio di una politica con troppi eletti che pensano alla propria sopravvivenza e dunque al semplice accumulo di voti per restare dove sono. Per questo vivacchiano senza troppo decidere, scavandosi un orticello da coltivare più che invece lavorare per l'interesse generale per cui sono stipendiati. Ne consegue un ruolo sempre più marginale dei partiti, cui si è sostituito una sorta di "superpartito degli eletti", che tende a decidere in proprio e questo inaridisce la partecipazione dei cittadini alla politica per la constatazione di contare poco o nulla. Tutto si fa e si disfa, nel caso valdostano, a Palazzo regionale fra Giunta e Consiglio Valle ed il resto conta poco. Le decisioni, assunte in conciliaboli di vertice, vengono poi ratificate da assemblee di iscritti ai partiti sempre più rari e la loro demotivazione sta proprio nel trovarsi di fronte a scelte già prese ed imposte in scioltezza e senza spazi per discuterne. Ed a Palazzo agiscono certi "battitori liberi" che si spostano sullo scacchiere secondo le proprie necessità, come Tarzan che per muoversi nella giungla usa liane da un albero ad un altro. Vizi antichi, dirà qualcuno e potrei anche dare loro ragione, perché ne ho visti - "indignati speciali" - indicare rotte per il futuro con grande enfasi retorica e successo popolare per questo roseo futuro. Per poi fare il contrario, giusto per conquistare un ruolo governativo con gli stessi partner che venivano criticati sino al giorno prima. Voltafaccia spregiudicati motivati con la carta regalo del "bene comune" e non - com'è facile dimostrare - per soddisfare le proprie ambizioni che li rendono pronti a tutto ed al suo contrario. Anche questo non stupisce, ma quel che colpisce è che a questo affannarsi - che ha portato alcuni a ruoli apicali senza neppure un partito vero dietro le spalle - corrisponda il vuoto pneumatico di capacità personali e di visione per l'avvenire. La conseguenza è che mancano iniziative politiche di grande respiro e l'amministrazione - come si vede con chiarezza in Valle d'Aosta - cade a pezzi e questo rende irrisolvibili i temi concreti. Perché alla fine questo conta più di tutto. Si può passare sopra il vuoto culturale, l'opportunismo da cuculi, la doppiezza nei comportamenti, l'arrivismo senza scrupoli ma non su di un Esecutivo senza una direzione collegiale e una progettualità e neppure su di un Consiglio Valle che non legifera e che passa le sue sedute a discutere di interpellanze ed interrogazioni. Il potere ispettivo dei consiglieri - alcuni dei quali ormai convinti di essere dei poliziotti come il vice-questore Rocco Schiavone - è nel bagaglio previsto dallo Statuto speciale e nei regolamenti ma non è il cuore dell'attività del nostro parlamentino. Il suo ruolo centrale è quello di fare leggi originali e di definire le grandi linee d'indirizzo, di cui dovrebbero fucina, mentre diventa luogo simbolo del tempo perduto. E ora, di fronte a questo potere parlamentare in crisi, si pensa come medicina all'elezione diretta del presidente della Regione, dopo anni in cui ci si è lamentati del "rollandinismo" come eccesso della figura presidenziale! E questo perché qualche giurista, già politico, considera questa strada come un abito confezionato per le proprie speranze in una grande rentrée. Questo il quadro della situazione in cui ci si attarda in annunci infiniti con l'uso smodato delle conferenze stampa, mentre l'economia boccheggia ed i servizi alle persone ed alle famiglie peggiorano o spariscono e si registra un clima depressivo sulle sorti della nostra Autonomia, assente a Roma e non pervenuta a Bruxelles. Sembrano però contare di più le lotte personali per stare a galla e certi "comitati d'affari" che emergono in scelte importanti, mentre l'odore di 'ndrangheta si è sparso nelle stanze del Palazzo e l'incompetenza sembra diventata un lasciapassare verso una triste decadenza morale ancor prima che politica. Personalmente e per il poco che conta non mi rassegno allo sbando ed auspico "lavori in corso" per uscirne.