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13 ott 2019

L'uso distorto di "democrazia diretta" e "disobbedienza civile"

di Luciano Caveri

Ci sono nella Politica due fenomeni emergenti, uno molto italiano e l'altro più internazionale, sui quali credo sarebbe bene riflettere, perché "da cosa nasce cosa" e, visto che la democrazia non mi pare goda di buona salute in tutti i Paesi occidentali, bisogna fare attenzione perché ogni fragilità rischia di essere letale. Ho provato nel tempo a leggere i documenti politici dei "pentastellati", ispirati dalla visione millenaristica di Beppe Grillo e da quella fissazione digitale dei Casaleggio, prima il padre e poi il figlio. Uno dei bersagli preferiti sono sempre stati «la Casta» (infelice espressione di cui il duo Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori del celebre libro, un giorno si pentiranno, perché dal male siamo passati al peggio) e poi, a seguire, la democrazia parlamentare ed i suoi principi cardine.

Roberto Casaleggio ha teorizzato il superamento e la chiusura del Parlamento, Grillo ha proposto di tirare a sorte al posto di avere elezioni per le cariche politiche. In questo solco i democratici, che votarono "no" tre volte alla proposta in odor di peronismo, con il loro voto favorevole nell'ultimo passaggio della legge costituzionale, agendo come stampella al Governo Conte bis, hanno dimostrato non solo incoerenza, ma incomprensione di avere dato un assist a chi ha idee confuse e pure allarmanti sul futuro della democrazia. Infatti, il disegno della democrazia diretta di "casallegiana" memoria, non ha nulla a che fare con i meccanismi, ad esempio nella civile e federalista Svizzera, di democrazia diretta con referendum vari, che finiscono poi per confluire nei meccanismi parlamentari. Come mostra la grottesca e "bucabile" "Piattaforma Rousseau" - filosofo ginevrino che era fautore di forme di democrazia diretta, ma non certo come pensata oggi dai "pentastellati" - basterebbe in questa visione una sorta di falange macedone di fedelissimi che, attraverso voti espressi sul Web, alimenta una democrazia digitale. Una logica da "Grande Fratello", che farebbe impallidire George Orwell e la sua profezia sui rischi sempre incombenti di nuove forme di totalitarismo. Per cui la giusta istanza di ridurre ragionevolmente e con un disegno complessivo il numero dei parlamentari si è trasformata, assecondata nel disegno "grillino" prima dalla Lega con il primo Governo Conte e poi dal Partito Democratico con il secondo Conte ("la vendetta"...), in una sorta di suicidio del parlamentarismo con il plebiscito incredibile della Camera dei deputati autoghigliottinatasi. Capisco che scriverlo è impopolare, in una logica giacobina di furore contro la politica senza i necessari distinguo, ma così com'è avvenuto è solo fare un piacere a chi vuole distruggere senza proporre alternative reali. Il secondo trucco anti-democrazia viene da quel mondo pseudo-ambientalista, in realtà formato in parte dalle famose formazioni anti-capitaliste ed antagoniste che militano all'estrema sinistra ed all'estrema destra, con il collante delle proteste contro il cambiamento climatico. Sono contro certe logiche quando regolarmente degenerano contro di fatto i tanti "buoni" che partecipano a manifestazioni legittime per colpa di chi mette a ferro e fuoco le città. Il nuovo look, spiegato da esperti del ramo, è usare la foglia di fico della disobbedienza civile. Esattamente come per la democrazia diretta, si storpia uno strumento utile e generoso, che ha precedenti storici illustri, nella logica del rifiuto di gruppi di cittadini di obbedire a leggi considerate inique. Ricordo Gandhi e la sua battaglia non violenta per l'India o Martin Luther King e la sua lotta contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti od in Italia alle grandi battaglie di civiltà dei radicali e del loro leader storico Marco Pannella a colpi di digiuni e proteste civili. Questa strada è ben diversa da certe tecniche di attacco e guerriglia, che sfociano alla fine in una caricatura della disobbedienza civile, come si vede nelle recenti manifestazioni di Parigi con "l'okkupazione" (la "k" mi fa risalire alle tenebre del 1977) di grandi magazzini accusati di essere l'ultimo ramo del turpe capitalismo che avvelena la terra. Certo che bisogna agire, certo che bisogna scuotere i governanti, ovvio che si deve essere spaventati dai danni umani sul Pianeta, ma l'uso della violenza fisica e verbale - vedi certe frange animaliste, a conferma del fenomeno - non si nasconde dietro alla nobile disobbedienza civile. Non basta mettere un'etichetta per pensare che questo corrisponda al contenuto. Certo, il mondo cambia e non si può pensare che i meccanismi democratici, compreso il ruolo delle Assemblee elettive, debba essere modificato, ma la democrazia parlamentare non esclude la democrazia partecipativa con l'uso di nuovi strumenti e non solo del suffragio universale. Così come non si può negare come il mondo digitale, in primis i "social", siano strumenti preziosi o l'ha capito chi usa "fake news" ed influenza le elezioni con profili fasulli che fanno da cassa di risonanza a bufale, spingendo le persone a convinzioni errate in totale assenza di verifiche sulle fonti. Lo si è visto anche nella campagna sulla "Brexit" con un voto influenzato dall'esterno e oggi molti cittadini del Regno Unito fautori di allora del distacco - avvenuto appunto con un referendum! - sarebbero lieti di tornare su quella loro scelta. L'importante, nel gioco democratico, è che le regole e gli scopi siano chiari e non ci siano sirene che cantano la loro canzone fascinosa e insinuante per attirare persone che non hanno consapevolezza dei rischi.