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03 ott 2019

«Notre maison brûle»

di Luciano Caveri

E' indubbio come, per buone ragioni, ci dovremo abituare al fatto che nelle bocche di tutti il "cambiamento climatico" sarà il tema politico di moda. Per cui, beninteso, saranno tutti, tranne rari negazionisti fuori dal tempo e dalla scienza, al capezzale del pianeta. Tanto per dare primogeniture politiche va ricordato quell'animale politico che fu Jacques Chirac, morto in queste ore e celebrato con fasto come solo la Francia sa fare. L'Italia non mai è stata capace di farlo con i suoi morti illustri, se non morti ammazzati. Fu Chirac a dire: «Notre maison brûle et nous regardons ailleurs», quando era Presidente della Repubblica e lo fece il 2 settembre 2002 in apertura del quarto "Sommet" sulla Terra in Sud Africa. Con il suo fiuto di politico d'esperienza aveva capito per primo, ascoltando autorevoli collaboratori (fra i quali spiccava il celebre e controverso ecologista Nicolas Hulot), che quel filone sarebbe diventato decisivo.

Onore, insomma, a chi l'evocò ben diciassette anni fa. Non solo non venne preso sul serio, ma lui stesso - dal posto di comando dell'Eliseo - non fece sul tema nessuna particolare rivoluzione. Però quella sua affermazione è rimasta nella Storia come un punto di passaggio. Ma per essere onesti va aggiunto il pezzo successivo, impressionante per la sua descrizione, del discorso di allora del Presidente francese: «La nature, mutilée, surexploitée, ne parvient plus à se reconstituer et nous refusons de l'admettre. L'humanité souffre. Elle souffre de mal-développement, au Nord comme au Sud, et nous sommes indifférents. La terre et l'humanité sont en péril et nous en sommes tous responsables. Il est temps, je crois, d'ouvrir les yeux. Sur tous les continents, les signaux d'alerte s'allument. L'Europe est frappée par des catastrophes naturelles et des crises sanitaires. L'économie américaine, souvent boulimique en ressources naturelles, paraît atteinte d'une crise de confiance dans ses modes de régulation. L'Amérique Latine est à nouveau secouée par la crise financière et donc sociale. En Asie, la multiplication des pollutions, dont témoigne le nuage brun, s'étend et menace d'empoisonnement un continent tout entier. L'Afrique est accablée par les conflits, le SIDA, la désertification, la famine. Certains pays insulaires sont menacés de disparition par le réchauffement climatique. Nous ne pourrons pas dire que nous ne savions pas! Prenons garde que le XXIe siècle ne devienne pas, pour les générations futures, celui d'un crime de l'humanité contre la vie. Notre responsabilité collective est engagée. Responsabilité première des pays développés. Première par l'histoire, première par la puissance, première par le niveau de leurs consommations. Si l'humanité entière se comportait comme les pays du Nord, il faudrait deux planètes supplémentaires pour faire face à nos besoins». Insomma: nulla di nuovo sotto il sole, se non che tutto intanto è peggiorato, comprese le sentenze allarmanti del mondo scientifico, che vanno prese sul serio, ma - per favore - senza certo fervore catastrofista che fa solo paura. Tipo, per capirci, i crolli sul ghiacciaio di Planpincieux in Val Ferret a Courmayeur, di cui nessuno nega la gravità e l'aspetto emblematico, ma è mancata una capacità di comunicare l'evento, tanto che molti media mal informati, sin dalla fonte delle notizie, hanno equivocato su rischi terribili e non è certo una grande scelta per il turismo alpino. Questo non vuol dire affatto non essere preoccupati e reagire dappertutto, anche sul piano locale, per invertire il processo in corso per evitare che le montagne ci cadano sulla testa e ampie zone della Valle diventino sempre più difficili da abitare. Ma non bisogna accendere paure, laddove non ci siano rischi. Penso, per fare un esempio, alla salita sulla "Skyway Monte Bianco", che non è affatto in connessione con il ghiacciaio in crisi. Resta, infine, un tema sollevato fra gli altri dall'acuto Mattia Feltri su "La Stampa" riguardo a certa ipocrisia verso le manifestazioni dei giovani per le strade del mondo sul clima. Scriveva ieri nella sua rubrica che va letta ogni mattina: «I ragazzi manifestavano contro gli adulti, incoraggiati dagli adulti del Ministero, dagli adulti delle scuole, da presidi e insegnanti, e applauditi dagli adulti dell'UE, del Parlamento europeo, dai presidenti di Camera e Senato, dal PD e dai "Cinque stelle", dalla Meloni e da Renzi, da Salvini e dalla Boldrini, dal governo e dall'opposizione, dai Comuni e dalle Regioni, dai sindacati, dai cantanti, dai giornalisti, dalle grandi aziende che si battono da tempo, dicono, contro le emissioni e gli imballaggi. Applauditi da tutti, tutti d'accordo, tutti al fianco dei ragazzi, tutti uniti nella lotta, tutti belli e tutti buoni. Che a un certo punto ci si è guardati in giro: "e i cattivi dove sono?"». In effetti...