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17 ago 2019

Ancora troppi suicidi in Valle d'Aosta

di Luciano Caveri

E' come se ogni tanto esplodesse una bomba in una famiglia della nostra Valle e capita da tanto tempo, creando situazioni di dolore terribili con ferite che restano aperte, spesso nella drammatica ricerca dei "perché", ed un lutto che in molti stentano ad elaborare. Mi riferisco al fenomeno dei suicidi, vecchia storia che si è evoluta probabilmente nel tempo nelle sue ragioni scatenanti, ma resta un fenomeno drammatico non solo per chi decide di togliersi la vita, ma per parenti, amici, conoscenti in una Valle d'Aosta dove i rapporti sociali continuano ad essere stretti e dunque eventi così drammatici hanno una ridondanza notevole. Spesso, tra l'altro, questa ridondanza ha creato effetti imitativi concatenati nella scelta di darsi la morte. Tante volte negli anni mi è capitato di essere addolorato per un amico che ha scelto di smettere di vivere o ad aver raccolto analoghi racconti di eventi dolorosi. I dati purtroppo restano chiari e indicano un triste record per i suicidi in Valle, fatto salva la piccolezza del campione che può mutare per pochi numeri. In Italia è come se ogni dodici mesi un piccolo paese svanisse nel nulla. Infatti ogni anno quattromila persone decidono di togliersi la vita ma la metà - così sostengono gli esperti - poteva essere aiutata a cambiare idea se ci fosse stato un grido d'allarme dato e ascoltato.

Un'Ansa recente annotava una discussione in Consiglio Valle: "Nel 2018 sono raddoppiati - da dodici a ventiquattro - i suicidi in Valle d'Aosta. Il dato è stato fornito dall'assessore alle politiche sociali, Mauro Baccega, rispondendo ad una mozione della Lega VdA sul fenomeno degli atti anticonservativi (emendata e approvata all'unanimità). Nel 2015 i suicidi erano stati sedici, nel 2016 diciassette e nel 2017 dodici. L'anno scorso, inoltre, il fenomeno ha interessato sedici uomini e otto donne. Nel primo semestre del 2019, infine, i casi sono stati otto. «Sono coinvolti più i maschi - spiega Baccega - e l'età media è elevata, in particolare tra 65 e 80 anni». Tra i ventiquattro casi del 2018, il trenta per cento era in cura per disturbo bipolare e depressione. L'anno scorso ci sono stati anche ventinove tentati suicidi (ventisei nel 2017, 34 nel 2016, ventisette nel 2015). «Il suicidio - prosegue Baccega - rappresenta il risultato estremo di una serie di condotte dannose per la salute ed è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali nella fascia di età tra i quindici ed i diciannove anni. Abuso di alcolici e di altre sostanze costituisce un importante fattore di rischio». «Il tasso dei suicidi - ha osservato Roberto Luboz (Lega Vda) - è un potente indicatore del disagio della società. E' quindi opportuno approfondire con un'attenta analisi questo fenomeno, la cui incidenza è nettamente superiore alla media italiana. Questo è un disagio dell'intera comunità, perché quelle morti sono un rimprovero a tutti noi, perché non abbiamo fatto abbastanza, non abbiamo ascoltato il grido di dolore che sale dalla nostra terra»". Luboz, tra l'altro, abita ad Introd, dove - triste circostanza - sono in molti a scegliere lo storico ponte del paese per uccidersi, in altre zone della Valle ci si impicca o ci si butta in un canale. Condivido la preoccupazione e credo che se il ruolo delle famiglie resta importante come sentinelle dei disagi va fatto uno sforzo preventivo crescente nelle mani del servizio sanitario, presidio essenziale per monitorare quei dolori personali - con diverse origini - che spingono troppi valdostani a farla finita e l'impressione è che anche questi 2019 riporterà cifre drammatiche che invitano tutti a sforzi maggiori.