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24 giu 2019

Mattarella al CSM senza sconti

di Luciano Caveri

Chi ha avuto la fortuna - ed io fra questi - di frequentare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, negli anni di lavoro comune alla Camera dei deputati, sa che il Capo dello Stato è un siciliano dall'ira fredda. Non c'è mai scompostezza in lui per indole e per educazione e questo suo tratto non vuol dire affatto lasciar correre e non esprimere i propri sentimenti, ma farlo con garbo e lucida determinazione. Per questo - a fronte del tentativo di tirarlo dentro nelle recenti vicende fra politica e magistratura - non si è fatto "tirare per la giacchetta", ma ha voluto - nelle sedi istituzionali e non sui "social" o in chissà quali comizi - esprimere tutta la sua sferzante preoccupazione e richiamare all'ordine nelle vesti che gli sono proprie di custode di valori costituzionali inderogabili. Ecco perché ritengo utile pubblicare il suo discorso al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, investito dal vento impetuoso di vicende inquietanti. Così il Presidente: «Rivolgo a tutti un saluto cordiale, particolarmente ai due nuovi consiglieri, cui auguro buon lavoro all'interno del Consiglio nell'interesse della Repubblica. Il saluto e gli auguri sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, nel corso di un'inchiesta giudiziaria, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile. Quanto avvenuto ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l'autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche per il prestigio e l'autorevolezza dell'intero Ordine Giudiziario, la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica».

«Il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza - ha continuato il Presidente della Repubblica - di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il CSM, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato, si manifesta in totale contrapposizione con i doveri basilari dell'Ordine Giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla Magistratura. Tengo a ringraziare il vice presidente, il Comitato di Presidenza e i consiglieri presenti per la risposta pronta e chiara che hanno fornito, con determinazione, non appena si è presa conoscenza della gravità degli eventi. La reazione del Consiglio ha rappresentato il primo passo per il recupero della autorevolezza e della credibilità cui ho fatto cenno e che occorre sapere restituire alla Magistratura italiana. Di essa i cittadini ricordano i grandi meriti e i pesanti sacrifici anche attraverso l'esempio di tanti suoi appartenenti e hanno il diritto di pretendere che quei meriti e quei sacrifici non vengano offuscati. A questo riguardo non va dimenticato che è stata un'azione della Magistratura a portare allo scoperto le vicende che hanno così pesantemente e gravemente sconcertato la pubblica opinione e scosso l'Ordine Giudiziario. Oggi si volta pagina nella vita del CSM. La prima di un percorso di cui non ci si può nascondere difficoltà e fatica di impegno. Dimostrando la capacità di reagire con fermezza contro ogni forma di degenerazione. Tutta l'attività del Consiglio, ogni sua decisione sarà guardata con grande attenzione critica e forse con qualche pregiudiziale diffidenza. Non può sorprendere che sia così e occorre essere ancor più consapevoli, quindi, dell'esigenza di assoluta trasparenza, e di rispetto rigoroso delle regole stabilite, nelle procedure e nelle deliberazioni. Occorre far comprendere che la Magistratura italiana - e il suo organo di governo autonomo, previsto dalla Costituzione - hanno al proprio interno gli anticorpi necessari e sono in grado di assicurare, nelle proprie scelte, rigore e piena linearità. La Costituzione prevede che l'assunzione di qualunque carica pubblica - ivi comprese, ovviamente, quelle elettive - sia esercitata con disciplina e onore, con autentico disinteresse personale o di gruppo e nel rispetto della deontologia professionale. Indipendenza e totale autonomia dell'Ordine Giudiziario sono principi basilari della nostra Costituzione e rappresentano elementi irrinunziabili per la Repubblica. La loro affermazione è contenuta nelle norme della Costituzione ma il suo presidio risiede nella coscienza dei nostri concittadini e questo va riconquistato. Potrà avvenire - e confido che avverrà - anzitutto sul piano, basilare e decisivo, dei comportamenti. Accanto a questo vi è quello di modifiche normative, ritenute opportune e necessarie, in conformità alla Costituzione. Ad altre istituzioni compete discutere ed elaborare eventuali riforme che attengono a composizione e formazione del CSM. Viene annunciata una stagione di riforme sui temi della giustizia e dell'ordinamento giudiziario in cui il Parlamento e il Governo saranno impegnati. Il Presidente della Repubblica potrà seguire - e seguirà con attenzione - questi percorsi ma la Costituzione non gli attribuisce il compito di formulare ipotesi o avanzare proposte. Il CSM, peraltro, può - ed è, più che opportuno, necessario - provvedere ad adeguamenti delle proprie norme interne, di organizzazione e di funzionamento, per assicurare, con maggiore e piena efficacia, ritmi ordinati nel rispetto delle scadenze, regole puntuali e trasparenza delle proprie deliberazioni. La giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e in base alla Costituzione e alla legge: queste indicazioni riguardano anche il Consiglio Superiore della Magistratura. Questo è l'impegno che al Consiglio chiede la Comunità nazionale ed è il dovere inderogabile che tutti dobbiamo avvertire».