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09 mar 2019

La frattura Italia-Francia e l'apertura di Macron

di Luciano Caveri

A parte certe boutade e dichiarazioni standard, ho timore che in Valle d'Aosta si sia sottostimata la rottura profonda che si sta scavando fra Italia e Francia e che nuoce, specie se non si porrà un argine a certi fatti negativi. Questi avvenimenti sono stati così riassunti da un articoletto su "Franceculture", che cita in sequenza gli elementi di frizione ormai cristallizzati e quelli ancora in corso. E' utile riassumerli per l'intervista di ieri sera, di cui dirò, del Presidente francese Emmanuel Macron. Il contesto è questo: «Après l'escalade verbale, la rupture: les tensions entre Rome et Paris ont culminé début février, avec le rappel de l'ambassadeur français. Du jamais vu depuis la Seconde Guerre. En arrière-plan, la relation complexe entre peuples cousins, façonnée par l'Histoire, exacerbée par le fait migratoire. Conséquence de la crise diplomatique, plusieurs mairies et institutions ont hissé le drapeau français aux côtés du drapeau italien et du drapeau européen».

Nessuno lo ha fatto da noi, non in un'astratta logica filofrancese, ma tradendo lo spirito di dialogo e di apertura nel solco della storia comune con i nostri confinanti. E' questo uno degli aspetti importanti di cui tenere conto non solo per questioni di tradizioni (lo stesso mondo alpino attorno al Monte Bianco) o di affezione (siamo stati per millenni in contatti privi di frontiere rigide), ma perché ci sono problemi comuni da risolvere e fondi europei cui accedere. Certo esistono anche il francese ed il francoprovenzale che sono la testimonianza di rapporti antichi nella stessa area linguistica che buttare via sarebbe insensato. Ma torniamo alla cronaca: «Le 15 février dernier, l'ambassadeur français à Rome Christian Masset réintègre le prestigieux palais Farnèse, après avoir été, pendant une semaine, rappelé à Paris. Fait inédit depuis la seconde guerre mondiale, et paroxysme d'une crise diplomatique qui couve depuis plusieurs mois. Car entre le français Emmanuel Macron et les italiens Matteo Salvini et Luigi Di Maio, la guerre est très vite déclarée. Guerre des mots - "lèpre nationaliste" contre "très mauvais président de la République" - et guerre des images, dont celle de Luigi Di Maio rendant visite en France à des "gilets jaunes". Une crise diplomatique alimentée par des considérations de politique intérieure italienne, la Ligue et les "Cinq Etoiles" gouvernant ensemble, mais s'affrontant dans les urnes. Crise sentimentale aussi, tant le lien qui unit les "cousins" français et italiens relève de la jalousie, de l'admiration, du dépit, de la frustration. Interroger le "sentiment anti-français" qui affleure en Italie, suppose de traverser la frontière, et les frontières entre le sport, la culture, les travaux publics, la politique... un voyage où l'on croise des cousins qui ne nous aiment pas, mais aussi de nombreux francophiles». Non a caso, in questo buco nero dei rapporti politici, con l'eccezione del Quirinale di Sergio Mattarella che capisce come clima con la Francia pesi sul declinante ruolo europeo dell'Italia, alimentando odi e rivalità, di cui sento l'eco in Valle e spesso me ne vergogno. L'articolo citato prosegue con il serio e il faceto. Cominciamo dalla parte scherzosa: «La Coupe du monde... sans l'Italie. A l'été 2018, les "Bleus" sont champions du monde... et l'Italie déprime. Dans un pays où le "Calcio" est une affaire éminemment sérieuse, les supporters ont massivement soutenu la Croatie. Réflexe anti-français ? Dépit, surtout, de ne pas en être: la "Squadra Azzurra" a été éliminée à l'issue des phases de qualification». Già meno scherzoso è quest'altro tema: «Léonard ou Leonardo de, da Vinci? Entre la France et l'Italie, la querelle est aussi culturelle. En octobre prochain, doit se tenir au Louvre une grande exposition célébrant le 500e anniversaire de la mort de Léonard de Vinci. L'Italie menace de ne pas prêter ses chefs d'œuvre, malgré l'accord conclu par le précédent gouvernement». Mi indigna si scelga di dividersi su ciò che potrebbe unire e cioè la cultura! Per passare a quella storia seria e triste: «Plus question d'accueillir les bateaux de migrants. A son arrivée au pouvoir en juin 2018, Matteo Salvini, chef de la Ligue et ministre de l'Intérieur, prévient: "l'Italie ne gérera plus seule les bateaux de migrants s'approchant de ses côtes". Emmanuel Macron dénonce l'"irresponsabilité" et le "cynisme" italiens, et fustige la "lèpre" nationaliste, à quelques mois des élections européennes. Au-delà des Alpes, on brocarde le double-langage de la France, qui donne des leçons de morale mais refoule les migrants. Pendant qu'à la frontière, des jeunes gens en quête d'une vie meilleure continuent de tenter leur chance, au péril de leur vie, en essayant de traverser les Alpes en plein hiver». Insomma un equilibrio precario, cui si aggiunge il tema più caldo del momento su cui l'Italia non decide ed è una figuraccia: «La liaison ferroviaire transalpine "Lyon - Turin". En France, on l'appelle "la Lyon - Turin". En Italie, "la Tav", ou "Treno Alta Velocità". Né il y a près de trente ans, ce projet de tunnel de 57 kilomètres creusé dans le massif du Mont Cenis est ardemment combattu dans le Val de Suse, où on le juge inutile et dangereux. Un projet aujourd'hui au point mort. La France et l'Union européenne réclament une décision rapide, mais l'Italie hésite. Car la ligne "Lyon - Turin" est avant tout l'enjeu d'un bras de fer italo-italien, projet suspendu à une coalition à l'avenir incertain». L'eventuale "no" peserebbe grandemente sui trasporti internazionali con un numero crescente di "Tir" in transito ed una spinta per il raddoppio del tunnel del Bianco su cui - con interventi pesantemente a favore di chi ci guadagnerebbe - alcune autorità valdostane si sono espresse pro, senza discutere la questione e le alternative con i nostri vicini dei Dipartimenti savoiardi. Una scelta sbagliata perché viola principi di buon vicinato e la necessità di crescere assieme e ciò vale per molte altre questioni da affrontare assieme, rompendo quel clima montante di scontro Italia-Francia che ci può fare solo del male. Bene ha fatto Emmanuel Macron - lo accennavo all'inizio - ad accettare di farsi intervistare da Fabio Fazio (meglio sarebbe stato un giornalista e non un conduttore televisivo, ma forse nessun giornalista lo avrebbe fatto!) per dire direttamente in televisione quanto queste incomprensioni in atto siano anacronistiche e persino pericolose. Da parte governativa italiana sinora c'è stato verso l'Eliseo un silenzio talvolta rancoroso con battute sui "social" e senza autorevolezza. Speriamo si volti pagina e Macron con Mattarella - interessante notizia emersa ieri dal giovane leader francese - incontreranno ad inizio maggio a Parigi i giovani dei due Paesi nel nome proprio di quel genio interessante e anche molto contraddittorio che fu Leonardo Da Vinci! Intanto la Cultura, per ritrovarsi nel nome di quel bel termine che Macron ha usato durante l'intervista: «l'humanisme».