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05 gen 2019

La fantasia e Mary Poppins

di Luciano Caveri

Vorrei scegliere una parola per quest'anno. Non è nuova e neppure originale, ma è sempre stato uno spazio in cui ho fermamente creduto, perché libera da qualunque prigione mentale. Decliniamola attraverso l'Etimologico: "fantaṣìa s.f. [fine secolo XIII - "immaginazione", "creatività"]. Prestito latino di origine greca: dal latino "phantăsĭa", dal greco "phantasía, immaginazione", proprietor "apparizione", derivazione di "phantázomai, immaginare, figurarsi" (da cui anche "fantasma"), derivazione di "phaínomai, apparire". Francese "fantaisie", spagnolo "Fantasía", diffuso nelle lingue europee". L'artista e designer Bruno Munari così ha scritto: «La fantasia è quella facoltà umana che permette di pensare a cose nuove non esistenti prima. La fantasia è libera di pensare a cose assolutamente inventate, nuove, mai esistenti prima, ma non si preoccupa di controllare se ciò che pensa è veramente nuovo. Non è suo compito. Se si desidera questo controllo allora occorre far intervenire la ragione».

Ci penso rispetto ad ogni angolo della mia vita (si sappia: politica compresa), considerandola null'altro che uno spazio di aria pura che combatte ogni pesantezza della vita. Come se fosse una specie di elastico, l'altro giorno sono stato catapultato in uno dei primi esempi di film che mi accese la fantasia, come mi aveva già fatto il libro da cui era tratto. Ringrazio mio papà e mia zia Eugénie di avermi sempre spinto alla lettura, come luogo magico in cui muoversi stando fermi sulle pagine. Mi riferisco anzitutto al libro del 1934 "Mary Poppins" è il primo romanzo di otto libri della serie di libri per ragazzi dedicata alla bambinaia magica, protagonista assieme a Jane e Michael. Il romanzo, scritto da Pamela Lyndon Travers, diventa un film nel 1964 (avevo sei anni!) con l'impareggiabile Julie Andrews nei panni della magica babysitter Mary Poppins ed il simpatico Bert interpretato da Dick Van Dike. Ne ho una memoria vivissima («supercalifragilistichespiralidoso», «basta un poco di zucchero e la pillola va giù») e poi, naturalmente lo proposi ai miei ventenni di oggi quando avevano la mia stessa età nei lontani anni Sessanta. Nel 2013 ho scoperto un retroscena che non mi era noto, guardando il film "Saving Mr. Banks", il film del 2013 che racconta in forma romanzata proprio la storia del viaggio a Los Angeles di Pamela Lyndon Travers, l'autrice di "Mary Poppins", per incontrare Walt Disney ed i membri del team che stavano lavorando all'adattamento cinematografico del libro, che sarebbe uscito al cinema nel 1964. L'autrice non si "prende" con Disney e ottime quantomeno delle modifiche apportate alla sceneggiatura ed alle musiche, e dopo averle fatto visitare il parco di "Disneyland", Disney riesce a coinvolgerla nuovamente nel lavoro finché la scrittrice scopre che nel film ci sarà una scena di animazione, a cui lei era esplicitamente contraria: Travers quindi rinfaccia a Disney di non aver mantenuto le promesse e torna a Londra. Disney decide di seguirla in Gran Bretagna e si presenta alla sua porta: le dice che anche lui ha avuto un'infanzia difficile e finalmente riesce a convincerla a dare il suo consenso alla sceneggiatura. L'ultima parte del film mostra Travers che assiste alla prima di "Mary Poppins", al "Chinese Theatre" di Los Angeles, nel 1964: all'inizio è scettica, ma poi apprezza il risultato finale. Pare che la realtà non si stata del tutto questa, nel senso che alla scrittrice alla fine il film non piacque molto, ma ormai i diritti erano della "Disney" ed il successo diede ragione al papà di Topolino! Ora il mio figlio più piccolo ed il sottoscritto con la sua mamma, che ha amato anche lei il primo film, ha potuto godere del nuovo "Mary Poppins" (interpretato da una leggiadra Emily Blunt) nelle sale in questo Natale. E' una storiella allegra e spiritosa - e naturalmente molto fantasiosa - che solleva lo spirito e rinnova una tradizione! Fa bene ai bambini e agli adulti, specie quelli che da adulti - e spero di essere fra questi - si tengono ben stretta la fantasia anche quando - come nel confrontare i film - fa rima inevitabilmente con "nostalgia".