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29 nov 2018

Novembre aspettando Natale

di Luciano Caveri

Quest'anno aspetto il Natale con una certa circospezione, visto che coincide - tempus fugit! - con il mio sessantesimo anno di età, che mi sembra ieri di aver compiuto quei cinquant'anni che già mi parevano parecchi. D'altra parte, avendo di recente partecipato alla festa dei coscritti dell'"8" del mio paese, ho avuto la simpatica avventura di testare nelle sale del ristorante "La Kiuva" di Arnad l'entusiasmo della sola coscritta del 1928 (per nulla spaventata nel volteggiare a ritmo di mazurka), la simpatia di quelli del 1938 (più vedove che uomini...), risalendo poi dal buon numero del 1948 al mio 1958, salendo poi ancora alla verve dei 1968 e dei 1978 (compresa mia moglie). Assenti, tranne una, i rappresentanti del 1988 e del 1998, spiccavano due bimbe del 2018. Morale: uno si vede - nella stessa stanza - già invecchiare nel succedersi delle generazioni, come testimoniato ancor più dalla foto di gruppo sulla scalinata che ospita i fasti del Carnevale di Verrès.

Già, questo novembre è un mese strano, che - con rispetto per chi ci è nato - non mi fa impazzire. Unico bagliore di entusiasmo è capire quando cominciare a mettere in modo proprio la macchina natalizia. Sono già stato nel megastore di "Peraga" nella canavesana Mercenasco, dove va in scena un Natale ampio e sontuoso con ogni genere di albero di Natale, luminarie le più disparate, palline e addobbi come se piovesse, presepi per tutti i gusti e figuranti vari, marchingegni meccanici di villaggi natalizi con ingegnosi meccanismi e musiche in tono. In una domenica pomeriggio ho assistito a scene da "assalto alla diligenza" e devo dire, con franchezza, che li capisco questi assaltanti, perché bisogna non solo prendersi sul tempo, ma anche - per chi ha bambini piccoli - va benissimo cominciare con anticipo tutto l'ambaradan natalizio e la ragione buona, almeno per me, è che questa festività gioiosa è un crescendo di attese che poi si conclude con una rapidità sconcertante la stessa sera del 25. Oltretutto profittare della fine di novembre assume un valore curativo. Ricordate le plumbee frasi della poesia di Giovanni Pascoli? «Silenzio, intorno: solo, alle ventate, di lontano, da giardini ed orti, odi foglie un cader fragile. E' l'estate, fredda, dei morti».

Brividi e cupezza, insomma, da illuminare con le luminarie natalizie e sarà per questo versante noir che ho iniziato con i coscritti. Scriveva Elias Canetti e vengono in mente le visite di inizio mese: «Cosa propriamente fa il visitatore di un cimitero? Come va girando, di cosa si interessa? Egli passeggia lentamente fra le tombe, presta attenzione a questa o a quella lapide, legge i nomi: alcuni lo attirano. Qui giacciono due coniugi che a lungo vissero insieme e ora riposano, com'è giusto, fianco a fianco. C'è un bambino che morì piccolissimo. C'è una ragazza che raggiunse appena il suo diciottesimo compleanno. Il visitatore finisce per essere circondato da quelle durate di esistenza, che ai suoi occhi perdono sempre più le loro particolarità commoventi. Uno è vissuto trentadue anni, e un altro, là, quarantacinque. Il visitatore è più vecchio, e quelli sono per così dire già fuori della corsa. Può trovarne molti che si sono fermati prima di lui; a meno che non siano morti proprio giovanissimi, la loro sorte non suscita in lui alcuna compassione. Ce ne sono anche molti, però, che lo hanno superato. Fra i morti alcuni hanno raggiunto i settant'anni. Il visitatore può ancora raggiungerli a quel traguardo. Essi lo incitano a imitarli. Per lui, tutto è ancora possibile. L'indeterminatezza della vita che gli sta ancora dinanzi costituisce per lui un grande vantaggio: con un po' di sforzo egli potrebbe perfino superare l'età dei più vecchi tra i morti. Nel misurarsi con loro egli è ricco di belle speranze, poiché fin d'ora si trova in vantaggio: essi hanno già raggiunto la meta, non vivono più. Con qualunque di essi egli voglia gareggiare, tutta la forza sta dalla sua parte. Dalla parte dei morti non c'è, infatti, alcuna forza, ma solo l'indicazione della meta. Essi non possono più guardare negli occhi un altro, da uomo a uomo; possono invece infondere in un altro la forza di divenire "più" di loro. L'ottantanovenne che giace qui è il più energico sprone. Cosa ci impedisce di raggiungere i novant'anni?». Intanto, a fine settimana, la mia moral suasion sarà innalzare un albero di Natale lucente e sfavillante, poi si vedrà...