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22 set 2018

Tante Autonomie in una

di Luciano Caveri

Sono i problemi contingenti - alcuni importantissimi, come la crisi del Casinò, il futuro di "Cva", i rapporti finanziari e giuridici con lo Stato - ad immergere il dibattito politico e amministrativo (perché si governa con atti ed il Consiglio Valle dovrebbe occuparsi soprattutto di legiferare) in un brodo di coltura fatto di discussioni forti, riunioni più o meno segrete, posizioni rigide secondo le tattiche, alleanze cangianti secondo le strategie. Chi ne è più spettatore che protagonista - perché in certi casi si vede sempre più di come la responsabilità sia di chi vota nelle sedi istituzionali - segue con la giusta curiosità e, quando il caso, con il giusto impegno i differenti dossier, sapendo che una Legislatura regionale è lastricata di problemi dal diverso livello di difficoltà e si può presentare il miglior programma di governo possibile, ma poi arrivano varianti e novità non sempre piacevoli. Chi pensa a posti di responsabilità come sedie riscaldate per i sederi dei membri della "casta" dovrebbe passare qualche mese in certi ruoli per capire se davvero sia tutto rosa e fiori.

Forse l'unico vantaggio di seguire senza responsabilità dirette - ponendo solo riflessioni e dando, se richiesti, dei suggerimenti - sta nel fatto che si vedono le cose un pochino più dall'alto e con quel distacco che fornisce una dose di serenità di giudizio che diventa difficile quando si è attori protagonisti. Allora ed alla fine quel che conta, senza nulla togliere alle emergenze che vanno affrontate con saggezza e con il giusto bilanciamento fra decisioni politiche e competenze tecniche (legate da indissolubile destino, perché l'analfabetismo nelle istituzioni crea solo mostri), è riuscire a guardare più in là del contingente per evitare di essere travolti da eventi più grandi noi. Solita storia, per capirci, "Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito". Detto che segnala in sostanza il rischio di navigare nel quotidiano - per ragioni giuste e nobili intenzioni - senza guardare con la necessaria attenzione a quello che verrà, facendosi distogliere da quanto appare più evidente nell'immediato. Diceva Karl Popper, unificando dito e luna e questa mi sembra la soluzione più logica: «Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte». Par di capire che nei mesi a venire saranno - e già alcuni lor sono - al capezzale dell'Autonomia valdostana, tema assai delicato, visto che già solo esplorare l'evoluzione del termine "Autonomia" mette a dura prova il nostro intelletto, perché nulla nel pensiero giuridico e nel suo uso in politica resta fermo. L'Autonomia è meritevole di molte riflessioni, che possono essere il frutto solo di un confronto corale fra chi ci crede davvero (e già l'esercizio di distinguere il grano dalla pula non è facile), e bisogna sforzarsi - quanto di più difficile esista - di scrivere idee e pensieri che siano contemporanei e non il frutto di quanto già visto e già scritto. Quante Autonomie ci sono? Già questo varrebbe una proposta al giorno e non è detto che non lo faccia. Provo a mettere alla rinfusa. C'è sicuramente un'Autonomia "Storica" che si può fare risalire nel tempo a seconda delle impostazioni con radici più o meno lunghe. Viaggia, come su un binario di un treno con due rotaie, in coppia con l'Autonomia "Giuridica", anch'essa mutevole secondo le epoche. C'è poi l'Autonomia "Comunitaria", intesa come idem sentire dalla popolazione, senza la quale l'Autonomia sarebbe come un pallone aerostatico senza sentimenti e nel vuoto. Naturalmente l'Autonomia è anche una scelta "Culturale", che si basa sull'identità collettiva, che non esclude ma integra (poi ci sono "cani sciolti" che ovviamente possono fare quel che vogliono). L'Autonomia dev'essere anche "Economica" o se preferite "Finanziaria", perché si vive anche di pane. L'Autonomia dev'essere "Europea", perché nessun deve guardare solo al proprio orticello, che va coltivato a condizione di vivere di rapporti di amicizia e di interscambio. Ma è anche "Transfrontaliera", perché bisogna fra sistema anche in logiche di vicinato con le Regioni vicine e in una logica di vasto raggio Alpina. L'Autonomia è "Dinamica" e non si può basare su presupposti giuridici che non seguano il flusso dei cambiamenti e lo si ottiene con norme fondamentali che non siano cambiate da altri e che abbiano la duttilità per seguire ogni novità emergente. Ma l'Autonomia dev'essere anche "Federalista", perché se si tratta solo di un meccanismo di "concessione" il darla e toglierla è un esercizio facile da adoperare in barba ad ogni rapporto che sia pattizio solo dal punto di vista politico e non giuridico. L'Autonomia non è solo un fatto generale, ma è anche "Personale", perché frutto del sommarsi di consapevolezza che riguardano la propria sfera d'azione, seguendo i dettami della Sussidiarietà. L'Autonomia va intesa anche come strumento "Solidale", perché non si deve lasciare dietro nessuno perché nell'eguaglianza dei diritti e dei doveri si cresce tutti assieme. Temi difficili, specie in un momento come questo in cui nulla piace, tutto si critica e la pira brucia qualunque cosa si muova e tutto diventa cenere. Non vedo, tuttavia, serie alternative a pensarci, se non vedere mollemente quanto gira attorno a noi in una logica soporifera e rinunciataria.