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15 ago 2018

Il Nord-Ovest dei "Tir"

di Luciano Caveri

Spiace dover tornare con chiarezza su un punto essenziale per il futuro della piccola Valle d'Aosta e del suo ruolo cardine per il trasporto delle merci in Europa e per il flusso turistico attraverso le Alpi verso il Mediterraneo e, all'inverso, in direzione Nord Europa. La "Tav", cioè il traforo ferroviario nella tratta "Torino - Lione" con lungo tunnel sotto le Alpi, è diventato terreno di scontro per larga parte della Val di Susa. Questo è avvenuto - lo dimostra la mancanza di analogo movimento popolare avverso per l'ancora più lungo traforo ferroviario del Brennero - perché non c'è stato un dialogo iniziale con la popolazione pacifica e gentile, cui si sono appiccicati nel tempo nella protesta movimenti, anche violenti, dai "no-global" ai centri sociali, dai "grillini" agli "anarco-insurrezionalisti". Insomma: dal diavolo all'acqua santa. Tutti contro la Ferrovia diavolaccio, capitalista, distruttrice, sintesi di lobbies orrende ed avanti con le peggio cose.

Intanto, lemme lemme, l'opera andava avanti con periodiche richieste europee che si facesse sul serio, qualche titubanza francese da Parigi (tipo Corte dei Conti) e non roba seria dalla Vallée de la Maurienne e la solita burocrazia italiana che fa più ridere che piangere. Intanto sono passati anni e anni, aspettando Godot. Ora arriva il Governo gialloverde, che in poche settimane ha detto sulla "Tav" tutto ed il suo contrario: avanti, indietro e infine - ridicolo dopo decenni - dobbiamo chiedere a dei super-esperti la verità sui costi e benefici. Ovviamente la scelta è caduta in prevalenza su persone competenti ma con un piccolo difetto: tengono, come da loro pubblicazioni e dichiarazioni, per la strada e non per la ferrovia, per l'uso dei "Tir" e non per trasferire le merci su rotaia. Come chiedere ad uno juventino un pensiero oggettivo sull'Inter. Ora il «no» alla "Tav", ormai alle porte (con buona pace dei leghisti che una volta erano portavoce del Nord produttivo), avrà evidenti conseguenze, anche perché tecnicamente l'ammodernamento della vecchia linea - da alcuni invocato - è una storia non credibile. I valsusini, che hanno incassato il raddoppio del tunnel stradale (doveva essere un tunnel di sicurezza), si troveranno con un traffico pesante su strada impressionante e consola poco che le previsioni di crescita europee fossero superiori a quanto avvenuto, restando su incrementi importanti. Ma questo sia chiaro varrà anche per noi sull'asse del traforo del Monte Bianco, dove per altro ci sono storie che non si capiscono. Dopo il rogo del 1999, il traforo venne riaperto nel 2002, dunque sedici anni fa e quasi subito c'è chi incominciò a dire dal lato italiano: «raddoppiamolo». Gelo totale in Francia. Poi si è cambiato tattica: «il tunnel è obsoleto e richiede lavori imponenti», anzi - ultime sparate - «è destinato a chiudere». Verrebbe da dire: che razza di lavori furono eseguiti con grandi costi a cavallo del millennio? Davvero furono fatte opere destinate ad un usa e getta così rapido? Per altro che senso avrebbe raddoppiare con le stesse logiche studiate negli anni Cinquanta del secolo scorso? E ancora: dalla "Convenzione Alpina" alle politiche europee, ma anche nella strategia svizzera, si spinge sull'uso delle ferrovie per persone e soprattutto merci, per non intasare e inquinare le strade e invece - con un cambio di rotta - oggi si rottamano progetti come la "Tav" e si privilegiano le strade? Da noi questo significherebbe che l'autostrada più cara dell'Universo, la "Quincinetto - Aosta", vecchia come il cucco, sia nelle scelte di occupare il fondovalle senza itinerari in galleria che nella conformazione tecnologica obsoleta, si troverebbe intasata con conseguenze ambientali di inquinamento e rumorosità, ma ciò vale anche per la tratta tangenziale "Aosta -Traforo". Mentre trentini e altoatesini vedranno, come gli austriaci, calare i "Tir" dal 2027, quando sarà il treno a primeggiare con il nuovo Brennero ferroviario e regole dell'Austria draconiane contro i "Tir", come fanno gli svizzeri per la loro rete di tunnel ferroviari nuovi di zecca (Lötschberg e San Gottardo) Così è, con buona pace dei tentennamenti governativi.