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25 mag 2018

La lunga attesa e l'astensionismo crescente

di Luciano Caveri

Aspettiamo, in una probabile lunga apprensione, gli esiti elettorali in Valle d'Aosta e non resta che distrarsi ed incrociare le dita. Un giorno, parlando di relatività del Tempo, Albert Einstein disse: «Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora». Un modo molto efficace e semplice per spiegare che di fatto anche il Tempo è relativo, non soltanto perché quello misurato dagli orologi è ben diverso dal tempo che percepiamo e viviamo, ma anche perché il nostro, quello terrestre, è un Tempo "locale", che vale solo sul nostro pianeta. Ma quest'ultima è altra storia.

Mi interessa citare la storiella per dire di come questa vicenda del tempo sospeso sia esemplificato in modo evidente dall'attesa. Mi viene in mente un'altra battuta, quella di Arthur Bloch, quando dice: «Più vecchie e noiose sono le riviste nella sala d'attesa e più devi aspettare». A me è capitato, quando il tempo di attesa si allungava, di mettermi a contare le piastrelle di una stanza, gli alberi di un viale, le auto in transito. Tutto prima che telefonini e tablet con il loro mondo parallelo ci assorbissero con sale d'attesa che sono diventate il monumento all'asocialità con ognuno chino sul suo apparato. Se manca il segnale, quell'attesa che ci consenta la navigazione - talvolta nell'affanno di ritrovarlo - è il segno dei tempi. Nella mia vita di attese ce ne sono state: di emozionanti come in sala parto l'arrivo dei miei figli, con tensione l'inizio di una diretta televisiva, con timore il responso di un'analisi medica, con il batticuore al cancelletto di una gara di sci, con curiosità alla laurea per conoscere il punteggio finale, con paura il tempo rallentato di un guardrail che si avvicina dopo una caduta in moto. Quest'ultima situazione, come altri casi analoghi in cui ci si trova nel momento giusto nel posto sbagliato, fanno riflettere sull'imponderabile che ci accompagna a braccetto nel corso della vita, come angelo custode o diavolo secondo che quel l'attimo fuggente sia la conoscenza di una persona che si amerà o un destino tragico che ci toglie di mezzo quando meno te lo aspetti. Nel mio caso ci sono state anche le attese, in caso di elezioni, in cui ci si mette in gioco e si aspettano i risultati, sono certamente state importanti nella mia vita, perché comportavano cambiamenti. Ricordo la prima volta nel 1987, quando arrivò - per le elezioni politiche nel collegio uninominale valdostano - l'esito di un primo Comune, da cui risultava non avessi preso neppure un voto. Mi alzai, non rendendomi conto che si trattasse di una semplice prova tecnica, e dissi solo con un gesto sconsolato agli astanti: «Io vado». Poi l'attesa divenne la felicità della vittoria. Ci pensavo oggi in cui l'attesa per l'esito delle elezioni regionali già reso inquietante da un astensionismo cresciuto a dismisura con i votanti che sono scesi al 65,12 contro il 73,03 di cinque anni fa. Non sono in lizza personalmente ma tengo molto ai risultati di "MOUV'". Complessivamente trepidano poco meno di 350 candidati, la cui attesa cambia molto. C'è il neofita senza illusioni che attende di vedere quanto ha raccolto, c'è l'illuso che aspetta speranzoso quanto lo farà tornare coi piedi per terra, c'è l'uscente che non tornerà perché trombato, c'è l'outsider che invece scoprirà il piacere della sorpresa. Un campionario di umanità interessante che si è messo in gioco. Un giorno verrà in cui questo tipo d'attesa sarà spazzato via, come accadeva alla visita di leva - quando c'era la naja ed aspettavi di vedere come saresti stato classificato ("abile arruolato", "rivedibile" o "riformato") - da nuovi scenari. Il più logico sarebbe, con buona pace di chi indica pirataggi e manipolazioni causati dagli hacker o da bug di varia natura, come se brogli e pasticci non ci fossero stati con schede, matite copiative ed urne, il voto elettronico nelle sue possibili declinazioni. Basterà poco più di un clic, a seggi chiusi, per conoscere l'esito. Intanto si aspetta e il nuovo meccanismo di scrutinio potrebbe dimostrarsi un orologio svizzero o un vecchio macinino.