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19 mar 2018

L'Europa nel mirino

di Luciano Caveri

La vedo dura per chi, in Italia, cerca di difendere l'Europa. Non questa Unione in particolare, che so bene essere piena di falle, ma il processo di integrazione europea, che qualcuno vorrebbe bloccare. Manca il passaggio per capire che cosa dovrebbe essere: in Italia il maggior pacchetto di voti li hanno presi gli anti europeisti, che vagano sul tema in un vuoto culturale, fatto di slogan e di gran cavalcate di paure e incazzature. Si chiama, anche se gli interessati nicchiano, "populismo" è proprio l'indeterminatezza dei piani futuri spaventa non solo i partner europei e Bruxelles, ma dovrebbero essere preoccupati gli italiani in lizza per una retrocessione. Una "serie B" europea che potrebbe farci molto male, ma chi orchestra queste mosse ha saputo amplificare difetti e pucciare il biscotto nei disagi ed ha cavalcato l'onda, dando l'idea che senza Europa si decollerà. Chapeau a loro e stupidi noi europeisti, che abbiamo ceduto alla marea nera, incapaci di spiegare che questo porterà lacrime e soprattutto sangue. D'altra parte alcuni vincitori guardano - roba da incubo - al rinominato zar Vladimir Putin, pericoloso dittatore, nato come spia del "Kgb", un nome e una garanzia.

Leggevo sul "Corriere della Sera" Massimo Nava: «Emmanuel Macron e Angela Merkel denunciano la "vittoria degli estremismi" in Italia, ma l'Italia è in buona compagnia nell'Europa dei grandi. Occorre ricordare che in Francia la destra nazionalista di Marine Le Pen ha raccolto 20 milioni di voti, più di leghisti e grillini insieme, ammesso che i movimenti siano paragonabili. Il sistema elettorale maggioritario e gli scandali hanno eliminato avversari e premiato Macron, ma il corpo sociale è da molti anni esposto ai virus che il presidente si propone di guarire. In Germania, per la prima volta un partito nazionalista e antieuropeo è entrato in forze al Bundestag e la Grande Coalizione si regge su un fragile equilibrio che frena propositi di rifondazione europea che continuano a non piacere ai custodi del rigore monetario. Macron deve dimostrare di condurre in porto le riforme auspicate a Berlino, ma è alle prese con un'ondata di scioperi di sbarramento. Dopo Brexit, la crisi catalana, l'incerta fase italiana, un altro colpo alle ambizioni di rifondazione è arrivato dai governi del Nord Europa con un forte richiamo alle regole, mentre nell'Europa dell'Est le spinte nazionaliste e xenofobe sono nel Dna dei governi». Insomma, siamo in pessima compagnia e questo mi fa paura per me e la mia famiglia, perché gli orrori toccano in primis i nostri affetti più cari. Prosegue Nava: «L'impegno solenne di Parigi e Berlino a rifondare l'Europa su basi solidali è la risposta più efficace ai movimenti populisti, prosperati in opposizione all'Europa così com'è oggi, ma rischia dunque di essere tardivo e pieno d'incognite, anche per le difficoltà interne dei contraenti. Macron e Merkel si preoccupano per la crescita degli estremismi e mostrano di condividere le cause che li hanno generati: austerità di bilancio, insicurezza, immigrazione fuori controllo, nuove e vecchie ingiustizie sociali, marginalità giovanile. E' il paradosso narrato dal nostro tempo: virus culturali e slogan di capipopolo confondono terapie su cui è però difficile non essere d'accordo. La strada è in salita. Ed è complicato arrampicarsi in montagna correndo anche contro l'evidenza e contro il cronometro». Io, in barba agli anti-francesi ed agli anti-tedeschi e alle troppe baggianate anti-europeiste che li investono, tifo per loro. Meglio di chi ulula contro l'Europa solo per accrescere un consenso pieno di veleni.