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16 mar 2018

L'odio in politica

di Luciano Caveri

Ho attraversato molti anni di politica, prima come giornalista, poi come eletto a diversi ruoli e oggi come appassionato con esperienza annessa. Molto è cambiato e non sono un "laudator temporis acti", perché la nostalgia rischia di rendere sfavillanti i ricordi e rendere meno vivide certe asprezze che risultano attenuate dalla memoria. Tuttavia ci sono questioni talmente evidenti da superare questa impasse e da metterci di fronte a novità che cambiano certi scenari. Ho visto nel tempo il lento degradarsi dei rapporti in politica e il venir meno, fra cattiverie e volgarità, di quel fondo di rispetto reciproco che non è solo bon ton o galateo istituzionale, ma riguarda la qualità necessaria nei rapporti umani, in cui anche il peggior politico - anche quello che più ci irrita e ci scandalizza - non è un nemico da insultare o un oggetto da killeraggio.

Non si tratta di inciuci e furberie da "casta" (termine che aborro per il suo uso dispregiativo senza alcun distinguo), ma la constatazione che la democrazia è fatta di regole di civile convivenza e quando si eccede con l'odio si possono creare situazioni pericolose. Qualcuno ha scritto che basta risalire ai difficili anni Settanta del secolo scorso per vedere come l'odio può diventare pallottole e sangue. Ma non ci pensa chi insegue il filone dell'odio, scoprendo che porta consensi. Scriveva anni fa Umberto Eco, lo stesso intellettuale che denunciò i veleni e gli stupidi avvelenatori del Web: «Occorre un nemico per dare al popolo una speranza. Qualcuno ha detto che il patriottismo è l'ultimo rifugio delle canaglie: chi non ha principi morali si avvolge di solito in una bandiera, e i bastardi si richiamano sempre alla purezza della loro razza. L'identità nazionale è l'ultima risorsa dei diseredati. Ora il senso dell'identità si fonda sull'odio, sull'odio per chi non è identico. Bisogna coltivare l'odio come passione civile. Il nemico è l'amico dei popoli. Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. L'odio è la vera passione primordiale. E' l'amore che è una situazione anomala. Per questo Cristo è stato ucciso: parlava contro natura. Non si ama qualcuno per tutta la vita, da questa speranza impossibile nascono adulterio, matricidio, tradimento dell'amico... Invece si può odiare qualcuno per tutta la vita. Purché sia sempre là a rinfocolare il nostro odio. L' odio riscalda il cuore». Ho scelto - a differenza di alcuni genitori che rimandano le scelte ai figli quando saranno 18enni... - che i miei figli frequentassero il catechismo ed ottenessero i loro sacramenti non per imporre qualcosa, ma perché credo davvero che - fatte salve vicende tragiche del passato ed errori marchiani di noi cattolici e della Chiesa stessa - sentire parlare di Amore nella religione non faccia di certo male, specie se lo si compara a chi - attraverso la religione - oggi predica l'odio nei rapporti umani. Vorrei - tornando qui e alla politica - che su questo si riflettesse, perché certi eccessi non hanno nulla a che fare con il legittimo scontro fra la maggioranza che governa e la minoranza che la vuole scalzare per governare. Ci sono infatti contenuti e forme dell'attuale lotta politica che sembrano ricopiare chi avvelena i pozzi o sparge mine antiuomo, che finiscono per essere una scelta suicida, perché si ritorce contro chi usa strumenti e metodi violenti. Per questo non bisogna indicare logiche pacificatorie di facciata, ma ripristinare modi di comportarsi che isolino e attenuino l'impatto di coloro che inoculano il virus dell'odio. Gli odiatori professionisti sono un problema serio e lo è anche il loro successo. Basta non farsi attirare dal loro fascino perverso e contrapporre modi civili e capacità di reggere il confronto. Non è impossibile.