Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
10 mar 2018

Risveglio elettorale

di Luciano Caveri

Per queste Politiche, i cui esiti creano un bel rebus per le maggioranze parlamentari in vista di un Governo a Roma, non ho seguito la maratona elettorale: la scelta di chiudere le urne alle 23 e scrutinare nella notte mi ha convinto a mettermi nel letto a dormire e l'ho fatto con grande serenità. Trovavo in più insopportabile pensare di star sveglio per seguire le dirette televisive dedicate ai risultati nazionali, basate sugli "exit poll" per ore per via degli endemici e sempre peggiorati ritardi nell'arrivo dei dati. Con quelle discussioni oziose sulla probabile ingovernabilità, che pareva per altro assodata da alcuni rilevamenti - un'autentica "Caporetto" - che qualche amico mi mandava dalle ultimasse delle società demoscopiche. Dunque non ho neanche avuto la possibilità di dire «sogno o son desto?».

Così un'oretta fa (l'ora di pubblicazione del post fa fede) mi sono ritrovato con le novità fresche di giornata. La prima, più clamorosa, riguarda la nostra circoscrizione elettorale, che ben conosco per i miei trascorsi politici, con l'affermazione alla Camera della candidata "Cinque Stelle", Elisa Tripodi (che non conosco), e la riconferma al Senato di Albert Lanièce, con un'emorragia di diecimila voti rispetto a cinque anni fa. Esito che oscilla fra due realtà diametralmente opposte: cambiamento e conservazione, si potrebbe dire. Ma la realtà è più cruda: gli astenuti sono cresciuti ancora e con schede bianche e nulle sono ormai un esercito di elettori stufi, campanello d'allarme impressionante per la democrazia partecipativa. Lanièce non porta con sé Alessia Favre (seconda per la corsa a Montecitorio) e sprofonda la cosiddetta "società civile" di Giampaolo Marcoz (che ho votato) e di Luisa Trione. Risultato importante per la Lega e poco da dire per gli altri, se non che bisognerà avere tempo per studiare meglio certi flussi, confermando l'impressione che certe candidature di bandiera erano davvero inutili. Questi esiti aprono profonde riflessioni nell'alleanza Union Valdôtaine - Union Valdôtaine Progressiste (il Partito Democratico in Valle seguirà i problemi complessivi del renzismo defunto) ma anche sull'asse Alpe - Stella Alpina, che pensava in grande. "Mouv'" non a caso aveva scelto una sua linea non presentando di fatto questa lista , anche se la sconfitta di Marcoz - appoggiato dall'esterno - spiace sinceramente, perché si è bruciata una risorsa in una campagna elettorale sbagliata nella forma e nei contenuti. Resta la vittoria grillina, che di fatto farà sì che la Valle d'Aosta abbia una Deputata intruppata in un grande Gruppo politico senza possibilità di azione e quel ruolo di ponte con la politica nazionale che un parlamentare valdostano deve avere. Impossibile ipotizzare una liaison con il Senatore, che da solo - senza un partner con autonomia di movimento - è azzoppato nel suo ruolo. Ma questo è l'esito democratico, la protesta forte ed in parte spericolata dei valdostani di fronte allo sfacelo della politica valdostana, della morale pubblica ferita, dell'incapacità di leader o presunti tali di presentare progetti seri per il futuro. Ora sarà bene per tutti capire cosa fare per le Regionali per evitare che il populismo vuoto trionfi ed è una medicina peggiore della malattia. Ed a Roma? Ci torneremo con calma, ma anche lì le cose lasciano perplessi e preoccupati. Buttare via l'acqua sporca con il bambino (la democrazia) non mi pare una grande idea di cambiamento.