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03 mar 2018

La parete mobile della moralità

di Luciano Caveri

Dopo le elezioni Politiche, per fortuna sulla dirittura d'arrivo, ci saranno le elezioni Regionali e per la Valle d'Aosta questo significa niente altro che una lunga campagna elettorale in apnea, che diventa sfibrante per chi la fa e per chi - coi chiari di luna che ci sono - la subisce. Perché sia chiaro che esiste una fatica diffusa in quella che un tempo si chiamava opinione pubblica. Io stesso confesso che guardando certe trasmissioni televisive mi sono venute crisi alla Hulk e lo stesso vale per certi comizi locali con dichiarazioni degne dei paradossi di "Alice nel Paese delle Meraviglie". Avete presente? «Non credere mai di essere altro che ciò che potrebbe sembrare ad altri che ciò che eri o avresti potuto essere non fosse altro che ciò che sei stata che sarebbe sembrato loro essere altro». Chiaro?

Stranisce in fondo l'ossessione crescente del voto, come se fosse ormai per troppi eletti lungo il loro mandato l'unico vero pensiero giusto a partire dal giorno in cui si sono eletti. Un filtro che modifica a realtà e restringe il campo visivo a logiche asfittiche, perché quel che conta è l'immediatezza ed i cittadini si trasformano per loro, vita natural durante, in elettori. Questa logica di "politica fast food" fa persino paura, perché oscilla fra propaganda e soluzioni di corto respiro. La longue durée di programmi e progetti - a beneficio del futuro - per troppi protagonisti sulla scena non è un investimento accettabile e aleggia l'incubo di tornare al proprio lavoro. Ma, come un contrappasso, gli stessi politici in oggetto cercano per le liste esponenti della società civile, ammettendo essi stessi di appartenere ad una categoria da scalzare. Roba da distendersi sul lettino di uno psicoanalista per capire da dove origini questa turba che fa sorridere. Che assomiglia a certi slogan sul "cambiamento" che sono diventati vestiti lisi per chi li indossa, specie se il loro sedere rumoreggia alla ricerca di una poltrona e questo porta a riscritture dei periodi in cui gli stessi furono rivoluzionari e ciò avviene a giustificazione di essere diventati a favore - stranezze del debole animo umano - di un cambiamento che potrebbe essere definito... "conservatore". Sono capriole cui si assiste e anche ci si resta male e non esiste qualcosa di consolatorio, quando ci si comporta così. Nella speranza che la coerenza nei propri comportamenti resti una medaglia da appuntarsi sul petto. Altrimenti meglio farsi eremita, darsi per sconfitto, ritenersi deluso, avvolgersi nel dispiacere, ma con la certezza che l'incoerenza è come un macigno al collo di chi ne fa persino vanto. Dicendo che, in fondo, cambiare idea è salutare anche se in esatta dissonanza con i propri precedenti comportamenti. Ma non è un gioco di cui andare fieri. Sembrano quelli che vogliono dimostrare una virtù e sostengono che riescono anche nelle situazioni più compromesse a dimostrare la loro estraneità. Ricordate un brano di Leonardo Sciascia? "Lei l'ha mai sentita la barzelletta della perpetua giovane, dell'inchiesta del vescovo...? No? Gliela voglio raccontare: per una volta, sentirà una barzelletta sui preti raccontata da un prete... Dunque: al vescovo vanno a riferire che in un paese c'è un prete che non solo tiene una perpetua di età molto al di sotto, come dice Manzoni (lupus in fabula), della sinodale; ma che se la corica a lato, nello stesso letto. Il vescovo, naturalmente, corre: piomba in casa del prete, vede la perpetua, giovane e belloccia davvero, poi la camera da letto, il letto a due piazze e mezza. Contesta al prete l'accusa. Il prete non nega «E' vero» dice «Eccellenza che lei dorme da questo lato e io da quest'altro: ma, come vede, al muro, tra il mio lato e il suo, ci sono dei cardini; e a questi cardini io ogni sera, prima di andare a letto, attacco questa grande e robusta tavola, che è come un muro» e mostra la tavola. Il vescovo si addolcisce, è stupito da tanto candore: ricorda qualcuno di quei santi del medioevo che andavano a letto con una donna ma mettendo una croce o una spada nel mezzo; con dolcezza dice «Ma figliuolo mio, la tavola sì, non c'è dubbio, è una precauzione; ma la tentazione, se la tentazione ti assale furiosa, rabbiosa, infernale qual è? E tu che fai, quando la tentazione ti assale?». «Oh Eccellenza» risponde il prete «non ci vuole poi tanto: levo la tavola»". La parete mobile della moralità.