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14 ago 2017

Mai perdere l'umorismo

di Luciano Caveri

E' difficile dire che cosa sia il "senso dell'umorismo", che credo di avere in parte ereditato da mio papà Sandro, di cui ho ormai un'ampia aneddotica su questo suo tratto caratteriale. Il suo spirito era molto vivace e spesso licenzioso e lo esibiva senza rete nella sua attività di veterinario, trasformando in sue vittime bonarie i proprietari dei suoi pazienti ed adoperandolo nei rapporti con gli amici, avendo non solo la battuta fulminante, ma anche un numero imprecisato di barzellette, di cui ignoro l'origine, visto che il repertorio si rinnovava con una certa velocità in epoca in cui non esisteva un Internet cui eventualmente attingere. Il filone erotico era peggiorato con il passare dell'età, specie quando ottuagenario diceva - scherzando con il suo nome - di essere in "sandropausa".

E valeva per lui quel che, ovviamente scherzando, ha detto Luciano De Crescenzo con il suo umorismo napoletano un po' lunare: «I vecchi che possiedono il senso dell'umorismo hanno diritto al trenta per cento di sconto sull'età». Chi si prende troppo sul serio - guardatevi attorno - invecchia in effetto anzitempo ed era già vecchio sin da bambino. Confesso che certe spiritosaggini paterne, da piccolo e da ragazzo, mi mettevano in difficoltà, perché talvolta creavano imbarazzo, specie in coloro che non capivano scherzasse - e non erano pochi - mentre ora mi accorgo, perché la genetica non è acqua, che capita anche a me, talvolta, di essere improvvido nelle battute di spirito e vale talvolta la celebre massima «un bel tacer non fu mai scritto» (i miei figli più grandi mi fulminano quando sto per... operare). E' che ti viene in mente sempre dopo aver parlato e talvolta certa franchezza, che emerge in plaisanterie di vario genere, in politica sarebbe meglio evitarla, perché è pieno di persone suscettibili, me compreso. Chiesi una volta a Giulio Andreotti perché avesse questo gusto nel creare spiritosaggini che diventavano proverbiali - tipo «Il potere logora chi non ce l'ha» o «A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si indovina» - e mi disse che era un antidoto contro le amarezze della vita. Io ricordo quando lo vidi nella sua ultima volta da Presidente del Consiglio, che fu fra l'aprile del 1991 ed il giugno 1992. Dopo il mio intervento a Montecitorio sulla fiducia mi mandò, tramite commesso d'aula, un bigliettino di congratulazioni e, quando lo aprii, dal banco del Governo - io ero in ultima fila al centro dell'emiciclo - mi fece «ciao» con la mano con un sorriso sardonico. "Patch" Adams, il medico, attivista e scrittore statunitense, che ha inventato medici ed infermieri travestiti da clown nelle corsie degli ospedali (anche in Valle d'Aosta c'è uno straordinario gruppo di suoi adepti), ha detto con efficacia: «L'humour è l'antidoto per tutti i mali. Credo che il divertimento sia importante quanto l'amore. Alla fin fine, quando si chiede alla gente che cosa piaccia loro della vita, quello che conta è il divertimento che provano, che si tratti di corse di automobili, di ballare, di giardinaggio, di golf, di scrivere libri. La vita è un tale miracolo ed è così bello essere vivi che mi chiedo perché qualcuno possa sprecare un solo minuto! Il riso è la medicina migliore». In questi tempi grami credo che siano suggerimenti utili, che dovrebbero essere preziosi per i troppi che incontro che si prendono sul serio. Anzi, alcuni non sanno che gli altri non li prendono affatto sul serio e appena girano l'angolo - garruli su sé stessi e sul loro destino - partono facezie che l'interessato non amerebbe sentire. Fa parte del gioco: quando ad una cena si va via prima bisognerebbe essere delle mosche e rientrare volando per avere conferma di essere diventato oggetto di conversazione e di qualche puntura di spillo. Nel mio caso: chi la fa, l'aspetti. L'altro giorno sono andato a vedere una mostra di arte contemporanea e devo dire che l'artista che esponeva era davvero straordinario e mi ero anche preparato prima per evitare di dire cose banali a chi mi accompagnava. La fregatura è che mentre osservavo i pezzi in esposizione mi veniva in mente - ed ho dovuto trattenere la "ridarola", che è l'evoluzione terribile del riso perché irrefrenabile - quella lunga scena con Alberto Sordi ed Anna Longhi nel film "Le vacanze intelligenti" (trovate l'intero spezzone su "Youtube") in cui i due, marito e moglie fruttivendoli nella finzione cinematografica, commentavano le opere della "Biennale" di Venezia del 1978 nella loro goffaggine - che è in parte la mia - di fronte ad opere spesso incomprensibili. Segno appunto che sdrammatizzare, rispetto a situazioni serie e paludate, non fa comunque male.