Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
01 ago 2017

Meglio l'orso dell'uomo?

di Luciano Caveri

Ci sono temi che più di altri sono divisori e separano le persone con scarso successo di mediazioni possibili. Leggevo in queste ore dell'orso che in Trentino - e non è la prima volta - ha aggredito un anziano che era serenamente in giro in montagna con il proprio cane. I due estremi sono chiari: chi segnala che la scelta di ripopolare con gli orsi quella parte di Alpi si sta rivelando pericolosa per residenti e turisti e non bisogna avere paura di abbattere gli animali che si mostrino pericolosi; dall'altra c'è l'animalismo più o meno estremista (quello più estremista fa persino paura), che ascrive sempre alle colpe umane gli avvenimenti e si spinge fino a dire che è meglio chiudere orsi aggressivi in vasti recinti piuttosto che farli secchi. Pure il cane è finito sul banco degli accusati con il suo padrone, perché - benché animale - viene considerato dagli "orsofili" un "agent provocateur" in combutta con l'umano che lo schiavizza...

Con questa ottica, resta ovvio come la colpa sia sempre degli uomini che disturbano i plantigradi, che dovrebbero secondo loro essere liberi di fare tutto ciò che vogliono in totale impunità! La stessa cosa avviene in Italia sulla questione del lupo: specie intoccabile per animalisti più o meno impegnati, mentre una parte di avversa - in primis i pastori - indica quanto avviene Oltralpe, dove si scelgono criteri che possono portare a ragionevoli abbattimenti, non avendo il lupo in natura alcun competitore. Si vedrà cosa capiterà, specie quando in Trentino ci scapperà il morto e quando - per i lupi - si supereranno sulle Alpi soglie tali da avere forti prelievi di selvaggina e soprattutto attacchi sistematici alle greggi. A scriverlo mi creo evidenti antipatia di chi, in particolare, segnala la capacità della Natura di una sorta di autoregolamentazione, così come si illudono gli ultraliberisti con le regole del Mercato che farebbe tutte da solo. Intanto, però, vien da ragionare sui quanto stia diventano paradossale l'approccio di molti nei confronto degli animali. Rimpiango la pacatezza dell'etologo Danilo Mainardi, quando denunciava «l'illusoria idea dell'uomo fuori o al di sopra della natura» ed aggiungeva «Credo davvero sia giunto il tempo di percepire la nuova centralità della cultura naturalistica. Una centralità necessaria per conoscerci meglio e, di conseguenza, per calibrare più positivamente il nostro rapporto con la natura, con i nostri simili, con noi stessi». Scriveva un altro etologo - che è stato parlamentare con me e che ho conosciuto - Giorgio Celli: «Gli animali […] non solo ci riguardano e costituiscono i nostri compagni di strada sul pianeta, ma sono in noi e noi in loro. Il dna, dal microbo alla balena, dallo scimpanzé a Leonardo da Vinci, parla la stessa lingua molecolare, per cui dal punto di vista biochimico, tra tutti gli esseri viventi circola una "cert'aria di famiglia". E questa circostanza biologica inconfutabile, che suffraga la teoria darwiniana che sia esistita l'evoluzione, e che, dopo tutto, gli esseri viventi derivino gli uni dagli altri, ha definitivamente rovesciato l'idea socratica che l'uomo sia specchio e spiegazione di se stesso, e ci ha suggerito come nel nostro passato, quando eravamo ancora degli animali […], si nasconda, come un crittogramma da decifrare, il segreto della natura umana. L'analisi freudiana deve essere così completata con l'analisi etologica e filogenetica, perché se noi siamo quello che siamo, siamo anche quello che eravamo, e in parte quello che continuiamo ad essere nello scimpanzé». Qualche mese fa scriveva il sempre intelligente Gianluca Nicoletti su "La Stampa": «Sarà sempre più difficile gestire la convivenza tra i portatori di visioni contrastanti del rapporto uomo animale. Due notizie recenti sembrano paradossalmente creare i presupposti per una vera e propria guerra civile, almeno nella Capitale d'Italia. Giorni fa Silvio Berlusconi annunciava il suo nuovo partito degli animalisti, per dare voce politica a gatti, cani, e simpatici animaletti d'affezione. Invece ieri il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dato mandato a nuclei di Nas perché possano intervenire su topi, scarafaggi, gabbiani e forse anche cinghiali che sempre più numerosi appaiono per le vie di Roma. Questo dividerà i cittadini? Ci saranno scontri tra chi inciterà i Carabinieri alla caccia al topo, gabbiano o scarafaggio, e chi, al contrario, alzerà barricate e farà resistenza per consentire a tutti questi di esercitare il loro sacrosanto diritto di abitare strade e case con le stesse garanzie costituzionali degli esseri umani?». Io penso sempre, ogni volta che vedo una nuova produzione della "Walt Disney" in cui gli animali - come da antica tradizione mitologica e favolistica - vengono ammantati di antropomorfismo, quanto si crei la convinzione, che poi si radica, che in fondo il mondo animale, dove vincerebbero sempre i buoni, sia uno specie di teatro migliore dell'esistenza umana. Basta poco per capire che non è così e che - ad esempio i pinguini - sono in natura necrofili e stupratori, in barba all'immagine bonacciona che è stata imposta o - lo ricordo spesso - il fatto che il cigno ci sembri con la sua bellezza simbolo di chissà quale purezza e invece ha comportamenti malvagi. Forse è ora di mettere l'etologia, quella scientifica non quella del "fai da te" che disprezza il ruolo dell'uomo nella Natura, nei programmi dell'insegnamento scolastico.