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06 giu 2017

Più autonomia per Lombardia e Veneto?

di Luciano Caveri

Ormai penso davvero che si voterà per il Parlamento fra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno. Aspettiamo di capire con quale sistema alla fine questo avverrà: per ora prevale un sistema "würstel e crauti" con la "ribollita fiorentina". Pare che Matteo Renzi, d'intesa con Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, voglia dare una bella rasatina ai cespugli con uno sbarramento al cinque per cento. Tutti i "grandi" hanno fretta perché convinti di vincere: le elezioni in quel periodo post feriale sono sempre un'incognita, perché non è che l'elettorato sia proprio allegro e disponibile alla ripresa. Vedremo... Intanto il 22 ottobre, elemento politico in più da tenere d'occhio da parte dei valdostani, si terrà il singolare referendum voluto da due presidenti di Regione di peso, i leghisti Roberto Maroni della Lombardia e Luca Zaia del Veneto, due "sopravvissuti" rispetto al repulisti di Matteo Salvini.

Nel senso che appartengono alla vecchia guardia "nordista" rispetto alla sterzata sovranista e nazionalista che il leader leghista ha impresso alla vecchia Lega federalista del passato. Malgrado Salvini abbia vinto con chiarezza la recente corsa alla leadership, a mantenere viva una fiammella autonomistica ci pensano i due presidenti, che proporranno al voto (in Lombardia si userà lo scrutinio elettronico!) il seguente quesito: "Volete voi che la Regione Lombardia (Veneto), in considerazione della sua specialità, nel quadro dell'unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all'articolo richiamato?". Si tratta di un referendum consultivo: se dovessero vincere i "sì", le due Regioni chiederanno al Governo maggiore autonomia in alcuni campi, come l'istruzione e la tutela dell'ambiente. Era necessario farlo? La risposta è negativa ed è facile spiegarlo, segnalando l'intento propagandistico, utile soprattutto per Maroni, visto che in Lombardia ci saranno le regionali nel 2018 . Prendiamo l'articolo 116, così come modificato all'inizio degli anni Duemila: "Il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale. La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano". Questa è la parte che ci concerne, ma nel 2001 venne aggiunto anche questo comma: "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata". Per capirci la Regione ordinaria che lo voglia può ottenere una sorta di "specialità" in una vasta gamma di materie concorrenti e in un numero più limitato di materie altrimenti in capo allo Stato. Non mi addentro troppo nella materia costituzionale per non tediare, ma quel che è certo è che l'iter poteva partire senza alcun referendum. Ciò che sarà comunque interessante capire è se questa proposta sarà un ritorno ad un dibattito sul federalismo in Italia, oggi seppellito in fondo ad un pozzo, o se sarà l'occasione - purtroppo - da parte sia dei favorevoli che dei contrari per disseppellire l'ascia di guerra nei confronti delle Autonomie speciali con il solito refrain dei "ricchi e privilegiati", che fatto oggi ad una Valle d'Aosta che ha quasi dimezzato il suo bilancio e soffre dell'invasività della legislazione statale e di quella europea fa solo girare le scatole. Anche in questo caso si vedrà: personalmente penso che, chiusa con nettezza la porta ad una riforma costituzionale Renzi-Boschi ipercentralista come quella bocciata dagli elettori, si avanzerà in futuro con una logica da spezzatino e il rischio è che a finire nel pentolone in cottura ci siano le Autonomie speciali più deboli e noi lo siamo.