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13 mag 2017

Pensieri sul "caso Etruria"

di Luciano Caveri

Mi è capitato, come testimone in Tribunale, di leggere quella formula che così recita: «Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza». E' un momento, anche se non sei imputato (non ho mai avuto condanne penali), che ti emoziona, perché ci si sente come intimiditi di fronte alla solennità della Giustizia. Quella Giustizia cui, in uno Stato di Diritto, si assegna un ruolo cardine e devo dire di averne sempre avuto il massimo rispetto, pur soffrendo in certe circostanze, sia quando mi trovai di fronte a un interrogatorio aggressivo per una vicenda che riguardò una vicenda che riguardava un mio diritto di parlamentare per una visita al carcere (la Camera dei deputati bloccò il procedimento per la manifesta infondatezza), sia quando vidi sparire nel nulla vicende a mia conoscenza che invece sarebbero state meritevoli di interesse degli inquirenti (come le turbine cinesi di "Cva" su cui ora finalmente si indaga).

Ci pensavo ora che si riapre la mai sopita polemica su "Banca Etruria" e si valuta - come esempio di scuola sui confini del lecito e illecito in politica - sugli "interessamenti" riguardanti il crac dell'istituto bancario, legato anche alla vera e propria truffa verso una miriade di piccoli correntisti cui vennero venduti fondi "tossici". L'ultima rivelazione è l'interessamento, con una visita della sua zona, dell'allora sottosegretario Graziano Delrio, che mai aveva fatto cenno a questo impegno chiesto per "Etruria", ma che ora conferma di avere domandato se esistessero spazi per un salvataggio. Penso che si sia trattato di un intervento politico lecito, anche se il tema è emerso da uno scoop giornalistico. Ben diversa resta la posizione dell'attuale sottosegretaria, Maria Elena Boschi, che già fu investita da polemiche per il ruolo in "Etruria" del papà e che ora - come scritto in un libro dal celebre giornalista Ferruccio De Bortoli - è sulle spine perché avrebbe svolto una richiesta di interessamento per un possibile intervento di una grande banca. Se così fosse, è ovvio un conflitto di interesse, che dovrebbe portarla alle dimissioni. Si vedrà, anche perché De Bortoli ha rilanciato, non senza malizia verso l'entourage renziano ("Giglio magico" dal simbolo di Firenze), sospetti sul ruolo importante della Massoneria toscana. Ma in realtà si segnala da più parti come dentro il renzismo ci sia questa componente opaca di clan che non ha mai portato bene ai leader che ne hanno fatto uso. Ecco un caso in cui si aspettano sviluppi: la Boschi minaccia querela, il giornalista non arretra e anzi si augura di essere denunciato perché sicuro delle sue fonti, mentre il banchiere che potrebbe chiarire tace ed il suo silenzio viene variamente interpretato e non sempre positivamente per la giovane politica. Si tratterà di definire i confini dei fatti, ricordando che non si vive di soli interventi della Magistratura, ma esiste anche un'Etica pubblica che definisce i ruoli politici. In certe democrazie occidentali questo colpisce subito comportamenti anche di poco conto, in Italia gli ambiti del perdonismo sono ben più larghi. In certi casi verrebbe da aggiungere «purtroppo».