Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
23 apr 2017

Boncompagni, Alto Gradimento e i suoi personaggi

di Luciano Caveri

E' difficile far capire come sia stato il mondo prima di Internet e forse un giorno ci saranno spiegazioni sui libri di scuola per raccontarlo ai bambini e pochi testimoni restanti verranno invitati a parlare nelle scuole - come dei reduci - di un mondo che viveva senza essere connessi, senza le "App", senza i "Social", senza senza senza... «Se noi siamo le ultime persone della Storia che hanno conosciuto la vita prima di Internet - ha scritto Michael Harris, il giornalista canadese che per un mese ha provato a staccare la spina dal Web - siamo anche gli unici che parleranno per sempre entrambi i linguaggi. Siamo gli unici in grado di tradurre in maniera fluente il Prima e il Dopo».

Così Gianni Boncompagni, l'intrattenitore radiofonico e regista televisivo morto il giorno di Pasqua, appartiene per me e per la mia generazione ad un'altra vita in cui esisteva il diritto a quello che i francesi, con un italianismo, chiamano "farniente". Assieme a Renzo Arbore - entrambi viveur nati negli anni Trenta - furono protagonisti di una trasmissione radiofonica della "Rai", "Alto Gradimento", che nacque nel 1970, quando avevo dodici anni e fu per noi ragazzini per i sei anni successivi - tanto durò la serie a più riprese - un punto di riferimento in giunzione con quel fenomeno oggi scomparso che fu la Goliardia, che la coppia aretino-foggiana conosceva bene per motivi d'età. Così in epoca senza musica sul telefonino, né podcast e streaming per l'ascolto e neppure aggeggi per risalire alle canzoni trasmesse, si era rigidamente in FM con radio o radioline a seguire - lo dico con rispetto, considerandola un'arte - il cazzeggio radiofonico sbilenco e irriverente di Arbore e Boncompagni, accompagnato da musica buona (la stessa che ascoltavano in vinile o in musicassette) e da modi di dire che divennero proverbiali nel nostro linguaggio giovanile (ricordo l'urlo di tale Achille «Patroclo, Patroclo dove sei?», o la tiritera un innamorato abbandonato che diceva «Perché non sei venuta? Ting!» o ancora il Pastore Abruzzese con «Li pecuri!!... Li pecuri!...»). Uno slang che deve molto ai due comici di "Alto Gradimento", Mario Marenco e Giorgio Bracardi. Marenco con suoi vari personaggi che elenco in parte: Pasquale Zambuto (ladro napoletano di assurdi bottini: «Non songo uno ladro! Songo uno sperimentatore abbbusivo!»), la "Sgarrambona" una zitella sfortunata con voce baritonale, sedotta e abbandonata proprio da Boncompagni, il professor Aristogitone, vecchio prof frustratissimo per la perdita di potere degli insegnanti nella scuola post-sessantottina, il conte Frescobaldi, proprietario agricolo fiorentino, che faceva imitazioni per diletto, ma l'unica imitazione che riusciva a fare benissimo era l'organo a canne, lo chef Leon del ristorante extra-lusso "Le Luppolon" che cucinava improbabili piatti come lo "zoccolo di mulo di Garibaldi" ed ancora strong>Raimundo Navarro, astronauta spagnolo dimenticato in orbita da otto anni a bordo di una navicella spaziale. Di Bracardi sono indimenticabili Malik Maluk, lo scalpellino arabo, in perenne polemica contro i datori di lavoro che non lo pagavano, che ripeteva «Fangàla, àssara 'ffangàla!», Scarpantibus ovvero "l'uccellaccio del Nicaragua" descritto con gli scarponi senza lacci e le gambe pelose, lo sfigato giornalista locale Max Vinella («Chiappola! Chiappola! Pah!»), l'esaltato è nostalgico gerarca fascista Ermanno Catenacci («e giù manganellàtte»), il depresso funzionario "Rai" dottor Marsala («Salute, come va? Io... dei dolori, dei dolori...»), l'improbabile farmacista dottor Onorato Spadone («L'uomo è una bestia!»), il maestro Benito Cerbottana, inguaribile nostalgico de "La dolce vita". Per chi non fosse di quegli anni e dunque in grado di associare certi nomi ai ricordi, esistono molte registrazioni facilmente rinvenibili e mi pare che certe gag reggano il tempo, malgrado i decenni trascorsi. Questo è il Boncompagni che vorrei ricordare: cercatore di talenti e visionario in radio ed in televisione, specie con quel "Non è la Rai", nato nel 1991 sulle reti "Fininvest", animato da miriadi di ninfette in carriera, molte delle quali - come Ambra Angiolini - diventate famose. Chissà che Boncompagni con questo harem gioioso non facesse il verso - consapevolmente o inconsapevolmente? - a quel Silvio Berlusconi, creatore della televisione commerciale e noto per una vita, sino a finire in Tribunale per via delle famose "cene eleganti", per la passione per giovani fanciulle in fiore.