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22 apr 2017

L'Inferno e non il Paradiso per gli islamisti

di Luciano Caveri

Nei giorni di Pasqua ero a Parigi e anche questa volta sono stato agli Champs-Elysées, meta turistica classica, cui non si può sfuggire nella suggestione del "tout Paris", che quella zona finisce per incarnare a perfezione. Tra l'altro, vista una certa frequentazione del passato, ho del tutto presente quel pezzo di vialone davanti a "Mark & Spencer" dove un terrorista islamico ha assaltato un mezzo della polizia, uccidendo un poliziotto, venendo poi a sua volta abbattuto. Non ci sarà per lui di certo - maledetto! - un pezzo di Paradiso, quello che si illudono di ottenere uccidendo in modo feroce persone innocenti. Evidentemente lo zotico che ha imbracciato il fucile mitragliatore non saprà neppure che cosa siano i Campi Elisi, che per la mitologia greca e romana è il luogo nel quale, dopo la morte, dimoravano le anime di coloro i quali erano i più amati dagli dei. A lui, invece, lo aspettano - se esistono - gli Inferi più profondi di qualunque religione.

Questo dell'integralismo irragionevole è il dramma di questa furia cieca, che può colpire ovunque senza pietà. Non nascondo di averci pensato - guardandomi attorno con più attenzione del normale - quando percorrevo a piedi questo stradone pieno di negozi verso l'Arc de Triomphe, da dove poi sono sceso verso "Trocadero", da dove si gode una vista unica della Tour Eiffel. Una folla enorme aspettava ai piedi della Tour di entrare verso l'accesso ai piani con un controllo molto occhiuto ai metal detector. D'altra parte tutta Parigi era in allarme rosso, comprese le chiese, sia per le festività religiose sia per l'imminente primo turno delle Presidenziali. E non è certo un caso che il folle assassino abbia colpito mentre in televisione c'erano i candidati. L'Isis parteggia per Marine Le Pen ed il suo odio verso larga parte del mondo musulmano. Scelta che cavalca per vincere l'Eliseo, ma che gli estremisti gradiscono perché ogni forma di attacco all'Islam, anche quello moderato, finirebbe per fare da detonatore a quel mondo islamico che magari non si è ancora schierato, ma in fondo simpatizza per chi sceglie di fare strage di noi cristiani. Sappiamo che questo resta ancora un punto di estrema ambiguità che rischia di avvelenare quel reciproco rispetto che fonda il nostro Stato di Diritto: la libertà di religione, che però vale per tutti, senza "se" e senza "ma". Fa impressione in più pensare che negli "Champs" più noti al mondo tornai qualche ora dopo perché nel Commissariato del "Huitième Arrondissement", a due passi dal luogo dell'attentato, avevo presentato denuncia per il furto del mio portafoglio, notando come anche lì, nei parcheggi attorno all'ingresso e sulla porta con una pattuglia in assetto di guerra, ci fossero controlli occhiuti. Lo stesso valeva dappertutto con militari e Forze dell'ordine ben visibili come deterrente. Ma, si sa, che questo vale poco per nuclei organizzati dalla centrale del Terrore e ancora peggio per lupi solitari che si immolano in nome della loro religione. In genere questo avviene da parte di cittadini francesi di religione islamica, che passano dalla delinquenza all'estremismo, passando attraverso le carceri che sono - purtroppo anche in Italia - un luogo dove le persone, grazie ad operazioni di proselitismo, scelgono la strada dell'odio che li porta poi a diventare soldatini fedeli fino alla morte. Non resta che la normalità contro l'aberrazione, la solidarietà contro l'odio, la vita contro la morte, il coraggio contro la paura, la ragionevolezza contro la stupidità.