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15 gen 2017

Grillo e ALDE: belìn,che botta!

di Luciano Caveri

La politica non finirà mai di stupirmi per certi rivolgimenti che mi lasciano sempre con un palmo di naso per esiti inaspettati. Penso alla manovra improvvisa, ma evidentemente a lungo preparata nei corridoi di Bruxelles, con cui Beppe Grillo tambour battant aveva chiamato alle urne on-line gli aderenti al "Movimento cinque stelle" per una decisione che faceva trattenere il respiro per la sua bizzarria e l'esito era stato raggiunto con facilità dal leader con il voto via Web, pur con qualche dissapore. Grillo, infatti, aveva deciso di rompere l'alleanza con gli euroscettici dell'Ukip di Nigel Farage e di far aderire i diciassette "pentastellati" eletti a Strasburgo all'ALDE, il gruppo liberaldemocratico, che invece - al posto di accoglierlo con un abbraccio - l'ha impallinato all'ultimo momento come fosse stato un pupazzo al "Luna park".

Questa volta parlo di un argomento che conosco davvero a menadito, visto che al Parlamento europeo avevo - eletto come esponente dell'Union Valdôtaine e suoi alleati per le Europee del 1999 in apparentamento con i Democratici di Romano Prodi - aderito dal 2000 al Gruppo ELDR (Gruppo del "Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori") e poi, dal 2003 al 2013, avevo fatto parte dell'analogo Gruppo al "Comitato delle Regioni", tenendo conto che al Parlamento - per essere precisi - il Gruppo stesso dal 2004 mutava la sua sigla, divenuta l'attuale "Alleanza dei Democratici e Liberali per l'Europa". E' stata un'esperienza formativa, tra l'altro in una posizione interessante, al Parlamento, visto che come ELDR ero stato Presidente di Commissione, mentre al "Comitato delle Regioni" avevo raggiunto il ruolo di Capo della Delegazione italiana. Quel che avevo sperimentato è stata la serietà del lavoro con questo Gruppo di ispirazione liberale, pur sempre caratterizzato da presenze piuttosto varie, ma sempre nel filone convintamente europeista. Mi piacevano molto certe discussioni, che mettevano a confronto idee e mentalità diverse e che rendevano la Politica un esercizio interessante e stimolante, senza posizioni già indirizzate da qualcuno con discussioni già ampiamente preordinate nei loro esiti come capita spesso in Valle d'Aosta dove chi dissente diventa facilmente pecora nera. Spesso a Bruxelles e a Strasburgo, in seno al Gruppo, valeva la pena di ascoltare interventi arricchenti e di grande spessore e sono lieto su certi dossier di avere potuto dire la mia. Alla sua nascita la piattaforma per l'Europa di ALDE era fatta di dieci punti, la cui chiarezza è evidente:

Promuovere la pace, attraverso un'Unione nella tradizione federalista. Fare dell'Unione Europea un attore globale, superando il divario tra la sua dimensione economica e politica. Aprire e democratizzare l'Unione europea. Garantire i diritti fondamentali di tutti i cittadini europei. Promuovere l'istruzione a tutti i livelli. Rafforzare la governance economica dopo l'introduzione dell'euro. Eliminare le frodi e l'eccessiva burocrazia. Fare dell'Europa il leader mondiale in materia di protezione ambientale. Far sì che la globalizzazione funzioni per tutti. Garantire appieno il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo delle regioni europee . Tutto ciò chiarisce dove si situi ALDE e quanto fosse incoerente la possibilità di imbarcare i grillini. Era stato già meno lineare il percorso del "Movimento cinque stelle" che, appurata a inizio Legislatura - fra le altre - un'evidente incompatibilità proprio con ALDE, decise l'adesione al Gruppo "EFDD - Europa della Libertà e della Democrazia", nato proprio il 18 giugno 2014 con gli eurodeputati di due soli partiti politici presenti nel vecchio gruppo, ovvero l'UKIP degli antieuropeisti di Farage e "Ordine e Giustizia" della Lituania, insieme ai nuovi affiliati del "Movimento cinque stelle", i Democratici Svedesi, il "Partito dei liberi cittadini" della Repubblica Ceca, il partito lettone dell'"Unione dei Verdi e dei contadini" (che lasciò il Gruppo e, per avere le sette nazionalità previste per fare Gruppo, fu sostituito da un deputato polacco di estrema destra) ed infine un'eurodeputata francese indipendente ex-FN. Si trattava ovviamente di una congerie di posizioni diverse che aveva lo scopo di avere lo status di Gruppo con i suoi vantaggi. Ma le frequentazioni di Nigel Farage, fautore vincente della "Brexit" nel Regno Unito (ma la Scozia ha detto "no"), personaggio sulfureo, con Beppe Grillo in persona tracciarono - come da programma dei "Cinque stelle" in Italia - un asse nettamente e ferocemente antieuropeista. Ora Grillo ha tentato di cambiare rotta alla ricerca di una legittimazione per uscire da un angolo in cui si è cacciato a Bruxelles, ma quel che stupiva semmai, al contrario, era che i Liberali e Democratici potessero accogliere nel seno del Gruppo chi la pensa sull'Europa in modo diametralmente opposto a loro, mettendo perciò in crisi anni di coerenti posizioni politiche nel solco federalista. Ho letto che l'attuale leader ALDE, il belga Guy Verhofsdadt, diceva - a giustificazione di un preaccordo che si è rimangiato in modo abbastanza disonorevole - che questa scelta sarebbe stata una sorta di rallentamento dei populismi in Europa, indirizzati con questo inglobamento nel Gruppo verso una sorta di normalizzazione. A me sembrava, più realisticamente, che Verhofstadt - vecchia volpe della politica, in questa circostanza piuttosto imbalsamata - con questa scelta avesse deciso di rafforzare la sua candidatura per la seconda parte dell'attuale Legislatura come presidente del Parlamento europeo. Il costo per ALDE si sarebbe rivelato pesante e così il leader liberale, forse temendo di non avere nel Gruppo i due terzi richiesti per l'ingresso dei "grillini", ha ieri sera - per evitare uno smacco alla sua leadership - scaricato Grillo, che pare ora destinato alla débâcle di finire con i suoi europarlamentari nel penalizzante Gruppo dei "Non iscritti". Una cocente sconfitta, che dimostra dilettantismo e questa volta, a giustificazione, non basterà fare come la "Volpe con l'uva" o gridare alla solita Europa cattiva ed al suo establishment. Belìn, che botta!