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01 gen 2017

Santo Stefano e i Re Magi

di Luciano Caveri

Certamente fra le componenti del Natale c'è il terrificante torpore postprandiale che avvolge la giornata di oggi egualmente festiva. Il 26 dicembre - nel caso valdostano - significa anche l'avvio, destinato ad incrementarsi con le prossime ore, del flusso turistico verso la Valle d'Aosta e non è difficile immaginare un fine anno destinato al consueto "tutto esaurito". Le vicende mondiali, specie il terrorismo di stampo islamista, restringono il mondo e molte mete esotiche, così come certe grandi città, sono diventate off-limits e dunque ci si rifugia in mete meno distanti e per i turisti italiani, ma anche per gli europei, la Valle ha tutte le caratteristiche per essere località gettonata.

Oggi, come dicevo, è Santo Stefano, uno dei più importanti martiri della storia della Cristianità. Nel possibili smarrimento per capire che cosa abbia un origine laica e cosa religiosa - sia chiaro come la festività sia in Italia iniziativa dello Stato, risalente al 1947 per estendere le celebrazioni del Natale, un po' come avviene per il "lunedì dell'Angelo", cioè la "Pasquetta". Per altro la scelta sul 26 come appendice natalizia è avvenuta altrove in Europa con modalità molto simili. Mi ha colpito leggere che cosa capita in Irlanda, dove la giornata ha un'importanza particolare del tutto originale e zeppa di significati. Si tratta della festa denominata in gaelico "Lá Fhéile Stiofán" oppure "Lá an Dreoilín" ("Wren's Day" in inglese). La storia più gettonata - a giustificazione della festa, anche se poi ho abbastanza stentato a capire i collegamenti - racconta che il cinguettare di uno scricciolo rivelò ai soldati romani quale fosse il nascondiglio di Santo Stefano, che fu catturato e ucciso. Per cui gruppi di bimbi girano per le case, indossando vestiti stracciati con i visi colorati e vanno di casa in casa intonando una canzoncina, talvolta accompagnata dal suono di violini, armoniche e corni, che racconta di una gara fra il passerotto e l'aquila per ottenere il titolo di re degli uccelli, vinto con astuzia dallo scricciolo che - sistematosi sul dorso del rapace - spiccò il volo da lì per vincere la sfida. Questa tradizione risale ad un passato remoto, in cui veniva ucciso uno scricciolo ed il suo corpicino veniva appeso a un ramo di agrifoglio e portato in giro in questa sorta di processione. Oggi l'uccisione dell'uccellino non c'è più, ma al posto dell'animale in questa postura macabra si mette una sua effigie appesa al ramo di un agrifoglio con visita porta a porta da parte dei ragazzini per ottenere cibi, bevande e qualche soldino. Anche noi - e certo non per caso - per il Natale usiamo l'agrifoglio, che gli antichi Romani usavano durante i "Saturnali", che avvenivano in questo periodo del solstizio invernale, come simbolo della vitalità della Natura per i suoi colori e dunque assumeva una logica di protezione delle case. Anche per i Celti l'agrifoglio aveva un ruolo significativo in pratiche magiche e curative. Nella cristianità l'agrifoglio appare in diverse tradizioni e leggende. Segno che le culture si mischiano fra loro e noi ci troviamo nella difficoltà di districarci nei significati più reconditi. Ma è così per tutte le festività sul calendario. Pensiamo ancora agli unici sopravvissuti del Natale, cioè i Re Magi del Presepe. Anni fa, ricordai certe vicissitudini. Nei Vangeli sinottici, quelli "ufficiali", solo quello di Matteo afferma che «Gesù nacque a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandarono...». Il plurale adoperato chiarisce che fossero più di uno, ma senza precisarne il numero e non si dice altro. Qualcosina di più emerge nei Vangeli apocrifi, dove i Magi appunto sono tre e portano i celebri doni: oro, incenso e mirra e spunta la questione della stella cometa che annunciò loro la Natività. E spuntano i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre (quello di colore), anche se i milanesi li chiamavano - a complicare la storia - con i nomi di Rustico, Eleuterio e Dionigio. Cosa c'entra Milano? Nel 325 dopo Cristo a Costantinopoli, Eustorgio, quando venne nominato vescovo di Milano, ricevette le reliquie dei Magi dall'imperatore Costantino e queste reliquie - improbabili come buona parte dei "resti" dei Santi - furono oggetto nella città meneghina di grande devozione, fino a quando nel 1162 Federico Barbarossa, come bottino di guerra, decise di spostare a Colonia i resti mortali dei Magi. Reliquie che scomparvero dopo i bombardamenti alleati su Colonia alla fine della Seconda Guerra Mondiale, che investirono anche il duomo della città. Un tassello nel puzzle dei misteri e della difficile simbolistica legata a Natale e dintorni.