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17 ago 2016

La satira e l'indignazione a singhiozzo

di Luciano Caveri

Un putiferio contro il sessismo ed il cattivo gusto si è scatenato in queste ore per due episodi separati, che poi sono stati messi assieme come si fa con i vagoni di un treno, ammiccando sul fatto che in fondo certi comportamenti sembrano essere prodromici a escalation che non solo sviliscono la donna ma spingono sino al limitare dei terribili femminicidi. Modus in rebus, mi verrebbe da dire a chi drammatizza. Ricordo brevemente i due fatti. Il titolo sulle tre arciere olimpiche "cicciottelle" è costato caro a Giuseppe Tassi, direttore di "Qs - Quotidiano Sportivo": l'editore Riffeser Monti lo ha infatti sollevato dall'incarico. Maria Elena Boschi, disegnata in una vignetta da Riccardo Mannelli con un abito corto, che parla di riforme anche se in realtà esibisce cosce non esattamente in forma, sulla prima pagina del "Fatto Quotidiano" di mercoledì 10 agosto un gioco di parole tra cose e cosce.

Apriti cielo! Nella prateria ferragostana la questione è assurta sino ai massimi sistemi per capire quale possa essere il recinto in cui deve stare il lessico del "politicamente corretto" e fino a dove devi spingersi nelle vignette la critica alla fisicità delle persone per non offendere. Personalmente penso che vada distinto il pecoreccio sino al limitare della stupidità da questioni di fondo ben più serie, affinché l'infiammarsi e lo sdegnarsi non diventino la foglia di fico che copre solo un pezzettino di cose che sarebbe meglio non vedere. In casa mia - non so bene per quale ragione, forse in regalo con l'abbonamento ad un settimanale - figurava un libro sul giornale satirico "L'Asino", che nacque a Roma il 27 novembre 1892, l'anno del primo ministero Giolitti e della costituzione del Partito Socialista Italiano; fu ideata da Guido Podrecca, uno studente universitario carducciano, positivista e socialista, e da Gabriele Galantara, ex studente di matematica, disegnatore e pupazzettista geniale, anch'egli socialista. I due assunsero gli pseudonimi di "Goliardo" (Podrecca) e di "Ratalanga" (Galantara), e con questi soprannomi firmarono le uscite del settimanale, che durò - con chiusure in certi periodi - sino al 1925. Facendo un salto nel tempo, invece, la mia generazione poteva leggere Fortebraccio su "L'Unità" ed Indro Montanelli sul "Giornale", così come con stupore scoprì nella prima pagina di "La Repubblica" il grande Giorgio Forattini ed i suoi disegni; ma soprattutto nel 1977 la mia generazione si abbeverò con gli articoli e le vignette feroci de "Il Male", che è stata una delle più importanti riviste satiriche italiane. Fu fondata nel 1977 da Pino Zac (nome d'arte di Giuseppe Zaccaria), e da lui diretta per i primi tre numeri. Dal terzo numero fino alla chiusura il direttore fu Vincino. La speranza era quella di rifarsi al modello del giornale satirico parigino "Le Canard enchaîné" (che ogni tanto leggo con lo stupore per una grafica molto antica, che rende il giornale piuttosto datato, ma resta graffiante), dal quale proprio Pino Zac proveniva. Il settimanale cessò le pubblicazioni nel 1982. Fatemi aggiungere le vignette satiriche, anche politiche, che ho letto fra gli anni Settanta e Ottanta su quel capolavoro che era "Linus", con vignettisti come Altan, Angese, Vauro ed il mio amico - morto di recente - Mario Dalmaviva, che interpretò per alcuni anni il mondo in un disegno con il buco della serratura dalla galera, dov'era finito davvero con accuse di terrorismo politico che ancora oggi lasciano basiti. Con questo patrimonio di conoscenza, che come avete letto è del tutto pluralista, devo dire che certe pruderie di queste ore le capisco, ma non le condivido del tutto proprio perché sembrano voler rimuovere una cosa che constatiamo anche nelle chiacchiere e i pettegolezzi quotidiani: il dileggio sull'aspetto fisico, che può essere accettabile o fare ribrezzo per la varietà dell'approccio, fa comunque parte dei nostri costumi e della storia della satira da sempre e basta leggere un po' di letteratura greca e latina per capire che l'umanità cambia strumenti e modi, ma in sostanza resta la stessa con i suoi pregi e i suoi difetti, compresa l'indignazione a singhiozzo.