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29 giu 2016

Cosa avrei scelto per la Maturità

di Luciano Caveri

Ci sono anche qui, nel post quotidiano, delle ripetitività. Non potrebbe essere altrimenti: assicuro che il ritmo quotidiano è molto incalzante e se un tempo lasciavo poco più di un appunto ormai propongo una sorta di articolo (per i detrattori "articolessa"), appoggiandomi a quel che mi viene in mente. In questo periodo di "Maturità" - come appunto ho fatto spesso in passato nella stessa circostanza - non posso sfuggire alla tentazione di commentare i titoli proposti, che - lo premetto - non mi sembrano malaccio. Nella versione moderna di quello che chiamavamo "tema", quando l'inizio della prova era a luglio e si sviluppava in piena canicola, ci sono molte varianti e parecchio materiale, mentre una volta - e personalmente lo preferivo - c'erano titoli veri e propri. Ma, si sa, tutto cambia, anche se poi in realtà se compariamo la "Maturità", dalla "riforma Gentile" del 1923 ad oggi, cambiamenti ce ne sono stati ma non così epocali nella struttura portante dell'esame di Stato. Verrebbe voglia di aggiungere che poco è cambiato nella sostanza nella Scuola più in generale...

Avevo pronosticato in questa pagina che ci sarebbe stato Umberto Eco, per via della sua recente morte, e così è stato ed è emerso nella "Tipologia A", cioè analisi del testo e concerne l'importanza della Letteratura. E' un brano di un saggio interessante, ma che - lo dico sommessamente - dà un'immagine molto cattedratica del grande Eco, che non corrisponde alla sua ironia e arguzia che ho tanto amato. Si tratta, insomma, di un pezzo apparentemente "facile" (sottolineo l'apparentemente) ma molto paludato e direi non corrispondente alla consueta verve del professore di Alessandria. E' un tema che avrei affrontato con una certa sicurezza, ma conscio di rischi di trappoloni. Nella "Tipologia B", cioè redazione di un "saggio breve" o di un "articolo di giornale" (ma, fatemelo dire, nessun giornalista figura nelle Commissioni giudicatrici), si comincia, nell'ambito artistico-letterario, con un inquietante "Il rapporto padre-figlio nelle arti e nella letteratura del Novecento" con una poesia altrettanto inquietante di Umberto Saba, un quadro di Giorgio De Chirico intitolato "Il figliol prodigo" (adattissima alla politica valdostana di questi tempi, ma con il rischio di andar fuori tema), un brano da "Lettera al padre" di Franz Kafka (in quanti lo avranno letto?) ed un estratto da un romanzo di Federigo Tozzi (che "Wikipedia" considera «un autore misconosciuto» e questo mi consola, perché - nella mia ignoranza - non so chi sia). Confesso che mai mi sarai arrampicato su una vetta così insidiosa ed è invece quanto ha fatto mia figlia maturanda (di Eugénie c'è oggi una dichiarazione dopo la prova con una bella foto sull'edizione valdostana de "La Stampa"!). Nello stesso filone, ma in ambito socio-economico, con un pezzo di "Treccani", un pezzo di discorso di Robert Kennedy (sarà contento Walter Veltroni per il suo penchant filokennediano), l'argomento "Crescita, sviluppo e progresso sociale. E' il Pil, misura di tutto". Mancano autori più contemporanei che si sono espressi molto meglio sul tema dei brani proposti. Tema da evitare per il rischio di cozzare ideologicamente con qualcuno fra i commissari d'esame, a meno che non si padroneggi la materia con dimestichezza. L'ambito storico-politico propone "Il valore del paesaggio" con molte proposte di spunto. Dalla Costituzione a Salvatore Settis, dal presidente del "Fai" Andrea Carandini, da Vittorio Sgarbi (sic!) a Claudio Strinati. A me è parso - nell'accezione provinciale del "panorama italiano" - una visione nazionalista e asfittica, basti pensare ad un giovane valdostano che guarda dalle finestre dell'aula i panorami di una Valle, inserita in un sistema alpino che ha un valore europeo e non ristretto ai soli confini, come avveniva in un passato foriero di tante tragedie. Questo mi sarebbe interessato farlo, ma senza l'ansia da esame di essere un pochino "piacione". Infine l'ambito - lo segnalo con meno dettagli, tecnico-scientifico su "L'uomo e l'avventura nello spazio", che io avrei svolto più con tono letterario che appunto scientifico, andando fuori dal seminato. Tutto parte da Jules Verne... Carino - confermo la sintesi - il tema storico sul voto delle donne nelle elezioni del 1946 (si ricorda opportunamente nel titolo che prima del 2 giugno ci furono con suffragio universali le amministrative del marzo 1946), che consentiva un vasto respiro nell'analisi e nello sviluppo di un lavoro. Assolutamente nelle mie corde, direi. Nella "Tipologia D", quello di ordine generale, si parla del confine e della frontiera con spunto evidente sui migranti. Bello, molto bello, ma assai difficile per dei maturandi per l'incombente rischio di retorica e di forte politicizzazione di un argomento ispido. Avrei svolazzato volentieri sul ruolo storico di una realtà come quella valdostana, rischiando un votaccio. Ma è tutta simulazione, visto che la mia "Maturità" l'ho data nel 1978, altro secolo e persino altro millennio.