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29 mar 2016

Orrore a Zaventem

di Luciano Caveri

Raramente scrivo a caldo, perché quasi sempre aspetto che gli avvenimenti si decantino. Ma questa volta non ce la faccio. Per dieci anni, prima come deputato europeo e poi come membro del "Comitato delle Regioni", sono andato e venuto sull'aeroporto di "Zaventem" di Bruxelles, di cui alla fine conoscevo ogni angolo. Una familiarità da travet, persino rassicurante e lo stesso vale per le fermate del Metro della città, colpite anch'esse da bombe. La notizia, che piomba stamattina, di un sofisticato attentato dinamitardo mi addolora, come può avvenire non solo per considerazioni generali, ma perché quell'aeroporto è l'aeroporto dell'Unione europea, ma anche la porta di partenza e di arrivo per altri Continenti, vista anche la storia coloniale del Belgio.

Per questo passato oggi quel Paese, così diviso al proprio interno per le vecchie rivalità e incomprensioni fra fiamminghi e valloni, si trova in prima linea - paradosso per la Capitale comunitaria - perché giovani islamici di seconda o terza generazione, anche in quel quartiere esemplare al centro di Bruxelles che è "Molembeek", hanno deciso di abbracciare l'estremismo islamista. Così diventano assassini in quella che dovrebbe essere casa loro e colpiscono ciecamente per odio, oltretutto nel nome della Religione e questo è, se possibile, ancora più offensivo. Per questo non ci sono se o ma che tengano. Non esiste alcuna possibile giustificazione. Nessuna ghettizzazione o ingiustizia può spingere un essere umano a credere che le bombe e la sete di morte altrui abbia un senso. Ma questi fatti sono e restano un ammonimento in un Occidente dalla memoria corta, che si emoziona e reagisce a corrente alternata, fra un strage e l'altra, rifugiandosi poi in litigiose apatie, che comportano l'idea che si possa aspettare mentre gli islamisti fanno proselitismo e aggrediscono il resto del mondo, contando proprio sull'indifferenza che seppellisce ogni orrore. Speriamo che prima o poi un barlume di decisionismo spinga ad un impegno vero, perché sennò piano piano il terreno ci crollerà sotto i piedi e sarà troppo tardi. Oggi, come tutti, seguirò la cronaca dell'orrore con sdegno e anche paura, checché se ne dica. Mi fa ribrezzo pensare che ci sia chi, invece, plaude e festeggia. Devono pagarla.