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08 feb 2016

Né giocondo né Topolino

di Luciano Caveri

Tocca ogni tanto tornare sulla politica valdostana, anche se scriverne in certi momenti non è proprio facile. Ma bisogna farlo per senso del dovere: da sempre prèdico (spesso con il dubbio di essere "vox clamantis in deserto" e cioè "voce di colui che grida nel deserto") la necessità di una cittadinanza consapevole e partecipativa e questo vuol dire mantenere sempre una luce accesa sulla politica - qualunque cosa si faccia - per evitare quei lati oscuri non visibili che nuocciono. L’espressione è ben nota e suona così: "aver scritto giocondo in fronte". L'origine è dalla parlata popolare toscana, nella quale la parola "giocondo" non è affatto - come si potrebbe credere - un nome di battesimo (Giocondo), ma è invece l'equivalente di "balordo", "sciocco", messo in rapporto alla fronte per indicare che una persona porta scritto in viso di non essere molto intelligente o furba.

Non so dire se la mia fronte è sufficientemente ampia per riportare la scritta, ma di certo non mi piace l'idea di apparire "giocondo" rispetto alla grande discussione sulle politica valdostana in corso sui giornali con stillicidio di notizie, che iniziato da distante offre ormai una ridda di nomi, cognomi e scenari futuri e manca solo un'infografica, quando invece mi si dice che ogni discussione è aperta e nulla esiste di prefigurato a tutt'oggi e a questo mi attengo. E' vero che noi giornalisti (tolgo il cappello della politica e metto quello del giornalismo) abbiamo grande capacità di fantasia, ma certe fonti che offrono informazioni - giuste o maliziose che siano, si vedrà - ci sono da sempre, per cui spesso mi è capitato di dire che dar la colpa ai giornalisti (ed i politici lo fanno spesso) è un alibi troppo comodo per chi sfrutta i propri canali per offrire spunti o per spargere zizzania e poi fa finta di niente come una Vergine delle rocce. Mi viene in mente la scena spassosa del film "Fantasia" (vedi che la fantasia torna...) della "Walt Disney" del 1936, dove Topolino fa l'apprendista stregone e crea un pasticcio quando si addormenta e la pozione magica strabocca dal pentolone. Ebbene, io mi auguro - dal fondo della mia ingenuità, ma sapendo anche di certi usi nella cucina della politica - che certe rappresentazioni della realtà di oggi e di domani siano solo legittime elucubrazioni, altrimenti saremmo nella condizione di avere discussioni prossime venture fittizie e di cartapesta, perché qualcuno la destinazione sul navigatore satellitare l'avrebbe già messa e dunque la strada sarebbe solo obbligata oppure - peggio ancora - c'è chi ci gioca e ha fissato sulla mappa, con certe uscite a stillicidio, una destinazione "Groenlandia" per vedere cosa capita. Si tratterebbe comunque di un fastidioso caso di manipolazione, mentre dico sempre che alla fine - nel rispetto di certe tradizioni machiavelliche che pure io ho vissuto - oggi per recuperare la credibilità di una politica piuttosto alla frutta sarebbe bene spalancare le finestre e dire sempre "pane al pane e vino al vino". Altrimenti vince l'antipolitica e si finisce per aprire la porta a chissà quale futura scelta autoritaria, come ci insegna la Storia. Nel merito della questione - cioè che strada prenderà l'Union Valdôtaine Progressiste, che ho contribuito a fondare - mi esprimerò, come si dice, nelle sedi opportune, come ho già fatto sino ad oggi con la franchezza necessaria e confidando sulla buona fede dei miei interlocutori, specie quelli con cui ho un'antica frequentazione. Credo che, in fondo, senza entrare sui diversi punti dei retroscenisti, quel che conta, almeno per me, è restare coerente con le cose che ho fatto e con quello che penso. Il resto sono chiacchiere e imbarazzo, di cui è bene essere consci, ma poi alla fine guardarsi in faccia nello specchio è un esercizio anzitutto molto personale e rasserenante. Senza farla troppo grossa - ma per dare lucidità al ragionamento - ricordo, sulla coerenza, quel che Platone nel "Critone" mette in bocca a Socrate, quando rifiuta di fuggire benché condannato a morte. La trovate su Internet ed è una bella lettura, che ha una sintesi - che certo fa tremare i polsi e ci si sente piccoli piccoli e del tutto inadeguati - nell'esemplare «non bisogna tenere in massimo conto il vivere come tale, bensì il vivere bene, ed il vivere bene è lo stesso che il vivere con virtù e con giustizia».