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25 gen 2016

Dalla lettera a Internet

di Luciano Caveri

Brutta bestia quando ti accorgi che ti infili in storie di comparazione con il passato ed i decenni si accavallano nella tua vita come d'improvviso, a dispetto del fatto che continui a sentirti un "ragazzo dai capelli grigi". Capita così, in qualche cassetto chiuso da tanti anni ma che dimostra la capacità di accumulazione compulsiva della mia vecchia mamma, di trovare una lettera di quelle che mi scrivevano gli amici quando ero ancora con le braghe corte e ritrovarti - forza della vita - un altro te stesso. Sono botte di buonumore miste a nostalgia, specie ricordando cosa avveniva allora, specie dopo l'estate. Il rapporto epistolare scaturiva con qualche fanciulla con cui c'era stato un flirt o con la qualcuno della "compagnia" con cui era nata una bella amicizia. Sono fantasmi del passato, che ogni tanto tornano e nel ricordo sono pieni di allegria.

Era ancora usuale allora prendere la carta (e io ne avevo una bella color azzurrina con nome e cognome, regalatami per la Comunione) e usare la penna e si scrivevano le lettere e ricordo in particolare quelle volte in cui sulla busta, per destinazione distante, si scriveva quel fascinoso "Par avion". Così come ricordo l'emozione unica dell'apertura con il tagliacarte di una lettera attesa, di cui leggevi il mittente e poi quanto ti aveva scritto, a dimostrazione di quanto fosse relativa la distanza. Certo il telefono lo si usava, ma certo non si poteva abusarne... Poi, invece e con il tempo, la lettera declinò inesorabilmente proprio a beneficio del telefono, diventato il solo protagonista: così lo scritto pareva tramontato. Restava giusto qualche cartolina illustrata ai rari che ancora ci tenevano. Poi sono arrivati gli sms nel 1994 e nello stesso decennio si afferma la posta elettronica con Internet che troneggia, poi - nel decennio successivo - emergono i Social, come "Facebook" e "Twitter" e, nel 2009, "WhatsApp", che oggi è l'app per la messaggistica più usuale, anche se noto che - come avviene con altri sistemi, tipo "Messenger" di Apple - l'invio di messaggini vocali sta dilagando. Segno di un continuo inseguirsi fra orale e scritto che sembra destinato a proseguire con l'aggiunta dei sistemi video, che sembravano morti sul nascere e ora tornano. Altro sviluppo di evidente, in questa logica multitasking, sono proprio lo scambio di fotografie come elemento di espressività in proprio, ma anche - con le diverse modalità possibili - la nascita di gruppi che consentono la nascita di community, compreso questo blog, pur modificatosi nel tempo come uso e consumo, secondo i costumi in continua modificazione. Anzi, arriverà pure anche qui qualche novità per non fare la muffa. Eppure questo grande agitarsi nelle nostre vite attorno ai telefonini ed a strumenti analoghi mi fa essere nostalgico e pure un pochino luddista. Penso, infatti, che bisogna trovare tempi e modi per ritrovare di più il gusto del faccia a faccia con amici, conoscenti e colleghi. Vanno benissimo tutte le forme di socialità digitale e spesso ci chiediamo attoniti come si facesse una volta a farne a meno, ma penso che una riflessione vada fatta su che cosa non vada perduto della nostra umanità. Non mi infilo, anche se ho letto previsioni sconcertanti e persino impressionanti, nel futuro che verrà nel passaggio possibile fra "Homo sapiens sapiens" ed "Homo technologicus". Mi limito perciò a ribadire che, nel nostro piccolo e io ci provo, possiamo ritrovare, almeno per chi ne avesse perso un po', il gusto della vita vissuta di persona e non solo con gli straordinari mezzi offertici della tecnologica e in parte brillantemente anticipati dalla fantascienza.