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16 gen 2016

Se Renzi surfa sull'antieuropeismo

di Luciano Caveri

E' abile capacità manovriera dei sentimenti dell'opinione pubblica o una sorta di naturale sfrontatezza da lettino di psicanalista? Prima o poi qualcuno ci racconterà bene di questo Matteo Renzi, cresciuto da democristiano, partendo dalla Provincia di Firenze e poi a comando della città, cavalcando il nuovo pur avendo radici tutt'altro che "rivoluzionarie". Assurto poi, per favorevoli combinazioni, a capo del Partito Democratico e poi arrivato con cinismo a Palazzo Chigi, dove ha messo in fretta le radici e iniziando una storia che, vista dal suo racconto, sembra una favola "rose e fiori" che cambia tutto con colpi di bacchetta magica. Naturalmente si dovrà trattare - per chi vorrà tracciare la storia dell'uomo e del politico - di un affresco non agiografico, ma che ci aiuti a capire.

Ci pensavo rispetto non solo alla politica interna ma anche a quella internazionale, visto che per entrambe segue percorsi tutti suoi, fatti di avanti e indietro, annunci e smentite, cose date per fatte in realtà appena abbozzate o storie date per morte pur ancora viventi, simpatia e antipatia si inseguono come in una staffetta. Su tutto questo una gigantesca ambizione ed una squadra coesa - e lo è sempre perché Renzi taglia subito la testa di chi obietta - che nasce come falange macedone poi entrata nei gangli vitali del potere senza farne mistero e anzi con una protervia neppure celata. Il renzismo come regime con un unico padre e padrone, che fa della sua incoscienza la sua forza, sempre spericolato navigatore nel mare agitato della politica. Crescono i nemici e lui non se ne preoccupa e non si sa quanto sia coraggio o sicumera e se stia costruendo il proprio monumento nel marmo o sulle sabbie mobili. Mi colpisce molto in queste ore l'accentuarsi della rottura con l'Europa, fatta con passo da bersagliere e linguaggio da capopopolo, facendo il primo della classe. Un "italiano vero" (alla Toto Cotugno) che sbeffeggia Bruxelles e le autorità comunitarie, contando sul fatto che loro (e alla Germania accusata di essere la mandante di uno spirito anti-italiano) stanno grandemente "sulle palle" degli italiani, europeisti a parole e antieuropeisti nei fatti, agevolato dall'affabulazione del Renzi demagogo e principe della sovranità nazionale contro l'Unione europea che vuole - così dice il presidente del Consiglio - eterodirigere. E Renzi mostra i muscoli, esalta la sua azione riformatrice, cazzuola gli uni e gli altri e sembra la rana di La Fontaine di fronte al bue europeo. "Grande non più d'un ovo di gallina vedendo il Bue bello e grasso e grosso, una Rana si gonfia a più non posso per non esser del Bue più piccina. «Guardami adesso, - esclama in aria tronfia, - son ben grossa?» «Non basta, o vecchia amica». E la Rana si gonfia e gonfia e gonfia infin che scoppia come una vescica". Spiace scriverlo - sapete? - ma chi mi legge sa che questo non significa "tenere" per l'Europa siffatta, piena di storture e inefficienze, ma che l'Italia scalcagnata e dolente faccia la maestrina e pontifichi temo non porterà per nulla bene, e qualcuno passerà alla cassa per insulti e insinuazioni, scelti dal nostro "florentin" per surfare come un piacente californiano sull'onda dell'antieuropeismo. Ma, anche in Europa, chi la fa l'aspetti.