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29 set 2015

Non c'è solo il cielo blu

di Luciano Caveri

Per fortuna non è vero che «sono solo canzonette», come diceva pur non credendoci Edoardo Bennato, tant'è che mi piace moltissimo non solo ascoltarle le canzoni, ma anche - quando mi servono nel lavoro radiofonico - associarle in un gioco di assonanze con certi argomenti. Per altro esiste una sterminata prateria di autori e interpreti cui attingere, anche se la linea della differenza la indica così Jacques Brel: «Une belle chanson, c'est une chanson qui fait joli ménage entre les mots et la musique, le tout soutenu par une idée». Verissimo: la canzone d'autore si regge su questo equilibrio, anche se poi la musica in senso più esteso è una gioia con diverse sorgenti cui attingere. Rino Gaetano è stato un cantautore geniale, morto appena trentenne nel 1981. Con la classica situazione all'italiana di grandi riconoscimenti postumi, che credo lo avrebbero divertito, perché in Italia troppo spesso ci sia accorge del valore delle persone come epitaffio.

Eppure, pensando che siamo arrivati all'autunno, che si è subito fatto sentire in contemporanea all'equinozio e mentre scrivo vedo le montagne valdostane con le prime spruzzate di neve sulle vette, mi viene da sorridere, sfruttando in qualche modo il suo talento di paroliere del grottesco. Cito la parte conclusiva di una sua celebre canzone, "Ma il cielo è sempre più blu": chi è assicurato, chi è stato multato, chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia, chi è morto d'invidia o di gelosia, chi ha torto o ragione, chi è Napoleone, chi grida al ladro, chi ha l'antifurto, chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri, chi reagisce d'istinto, chi ha perso, chi ha vinto, chi mangia una volta, chi vuole un aumento, chi cambia la barca, felice e contento, chi come ha trovato, chi tutto sommato, chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo, chi parte per Beirut, ha in tasca un miliardo, chi è stato multato, chi odia i terroni, chi canta Prévert, chi copia Baglioni, chi fa il contadino, chi ha fatto la spia, chi è morto d'invidia o di gelosia, chi legge la mano, chi vende amuleti, chi scrive poesie, chi tira le reti, chi mangia patate, chi beve un bicchiere, chi solo ogni tanto, chi tutte le sere...»

A fianco ognuno di noi potrebbe scrivere nomi, cognomi e pure gli indirizzi e animare con la fantasia un bel teatro dei pupi. Ma quel che è di stagione è tutto in quel «il cielo è sempre più blu». Guardate in questi giorni, ma capita tutto l'anno, i presentatori delle previsioni meteo - che siano attempati colonnelli dell'Aeronautica o graziose ragazze delle televisioni satellitari - quando annunciano che il tempo sta cambiando ed entriamo nella corsia autunnale e invernale. L'arrivo del maltempo è enfatizzato e crea in chi deve annunciarlo una sorta di imbarazzo, come se dire che pioverà o nevicherà sia da considerarsi come una cosa grave e non rientri nel normale ciclo delle stagioni. Questa logica luttuosa è davvero paradossale. Oltretutto, con tutte le storie sugli orrori del cambiamento climatico, che le stagioni si inseriscano ogni tanto - tolti gli eccessi distruttivi - in un alveo di normalità dovrebbe strappare un sorriso e non la citata aria mesta di commiserazione. Sono certo che Rino Gaetano ne trarrebbe storie spiritose, che fanno pensare più di ponderosi saggi.