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22 set 2015

Il successo mondiale dello spritz

di Luciano Caveri

Chissà perché in questi giorni mi sento ispirato dalle bevande. Forse la ragione è che giunta in dirittura d'arrivo l'estate, anche se mi auguro che ci conceda una fruttuosa coda, si compensa con il pensiero alle rinunce che una certa remise en forme impone dopo i peccati di gola. Per cui oggi parlerò di un fenomeno di esportazione, che mi ha incuriosito nei miei giri all'estero all'ora dell'aperitivo, rito che - quando possibile - ritengo un segno di civiltà. Diceva Marcello Marchesi dell'Italia: «Un popolo con una così grande varietà di aperitivi come il nostro non può morire di fame». Ma non divaghiamo ed eccomi al tema.

Tratto dal sito - giuro che esiste - proseccospritz.it riporto un pochino di storia: "L'origine dello "spritz": il classico aperitivo veneto risale ai tempi in cui i domini della repubblica Serenissima furono invasi dall'Impero austriaco. Si tramanda che i soldati austriaci per smorzare il grado alcolico dei vini bianchi veneti amassero allungarli con l'acqua frizzante. Da qui l'origine del nome "spritz", ovvero "spritzen", "spruzzare" in tedesco. La prima ricetta dello "spritz" era infatti del semplice vino bianco allungato con acqua frizzante. Lo "spritz" continua ad essere bevuto oggigiorno secondo una nuova ricetta. Il classico "spritz" è composto da "Prosecco Valdobbiadene extra dry", (oppure "Prosecco dry" o "Prosecco doc brut Conegliano Valdobbiadene"), "selz" ed "Aperol" (il liquore-aperitivo italiano che ne conferisce il tipico colore rosso)". Su "Wikipedia" sono più precisi ancora, dopo aver detto delle origini remote, aggiungono: "Come cocktail nasce presumibilmente tra gli anni '20 e '30 del '900 tra Padova e Venezia, quando si pensò di unire l'Aperol (presentato alla "Fiera di Padova" nel 1919) o il "Select" (prodotto dai fratelli veneziani Pilla) all'usanza, portata nell'Italia settentrionale dai soldati austroungarici, di diluire il vino (soprattutto bianco, ma anche rosso) con il "selz" o con l'acqua minerale gassata. Di tale usanza austriaca, conservatasi pressoché inalterata a Trieste, asburgica fino al 1918, rimane eco presso la popolazione anziana di molte località del nord est italiano e, con il nome di "vino spruzzato", anche a Milano. Acquisita un'enorme popolarità a Venezia, a Padova e nell'intero Veneto a partire dagli anni '70, lo "spritz" diventa un cavallo di battaglia dell'Aperol e, con la denominazione di "spritz veneziano", viene ufficializzato in tempi ancor più recenti dalla "Iba", che è l'International bartenders association, fondata il 24 febbraio 1951 nel "saloon" del "Grand Hotel di Torquay", Regno Unito, ed è un'organizzazione di barman". Ma quel che colpisce è come l'aperitivo si sia diffuso per un comitato disposto di successi che lo hanno sdoganato dal solo nord est, una storia di successo esemplare. Ciò vale anzitutto per il "Prosecco", che è diventato un marchio di successo. Domenico Zonin, presidente dell'Unione italiana vini così lo ha spiegato: «Credo che i produttori di "Prosecco" abbiano saputo cogliere in maniera intelligente la congiuntura favorevole che si stava prospettando qualche anno fa. Ritorno di interesse del mercato nazionale e internazionale verso le bollicine, crisi dello "Champagne", affermazione dell'enologia italiana, attenzione ai prodotti emergenti sono solo alcuni dei macro-trend che caratterizzavano una fase evolutiva del mercato interno ed internazionale del vino all'interno della quale si è inserita la nuova stagione del "Prosecco". Poi, entrando nello specifico del vino, sono convinto che il successo del "Prosecco" sia legato a tre fattori: il gusto, il carattere italiano e la forte nota territoriale. Questi tre elementi hanno giocato ruoli diversi nel promuovere il "Prosecco" a seconda del tipo di consumatore, del suo livello di passione e conoscenza del vino in generale, e italiano in particolare. Alla base del gradimento incontrato nei palati di tutto il mondo c'è, indubbiamente, il gusto capace di coniugare freschezza, profumi, gradevolezza, eleganza e bollicine con, non da ultimo, un eccellente rapporto qualità-prezzo. Poi, è intervenuta l'italianità che ha in qualche modo legittimato e nobilitato una scelta di gusto. Infine, per i più esigenti e acculturati, la forte caratterizzazione territoriale ha ulteriormente motivato una scelta che, peraltro, trova nella ricchezza di territori ricompresi nella "Doc Prosecco" una altrettante micro-varietà di prodotti in grado di affascinare il ricercatore di eccellenze». Ma dicevamo di una seconda ragione, che è l'Aperol, creato dai fratelli Barbieri di Padova. Prendetevi lo spot: leggero - con soli undici gradi, ha un gusto dolce-amaro inconfondibile, grazie ad una ricetta segretissima e mai variata negli anni, che prevede infusioni di erbe e radici. Ebbene, il "Prosecco" è stato trainato sui mercati esteri da quel gigante del settore alcolico che è il gruppo "Campari", società italiana quotata in borsa, che ha fatto un gran battage pubblicitario che ha permesso al cocktail con l'Aperol di trovare nuovi mercati. Così lo "spritz" - dal suo colore arancione inconfondibile - si diffonde nel mondo e un fenomeno localistico diventa planetario.