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06 set 2015

Migranti e Europa

di Luciano Caveri

Al cittadino comune poco importa della selva di normative che ruotano attorno alla questione dei migranti. Mi par di capire, parlando con tante persone sul tema quale fonte di grande preoccupazione, che quasi tutti capiscono che la situazione attuale di assalto alle frontiere deriva dalle vicende drammatiche che investono molti Paesi del mondo, ma esiste anche la percezione di come in questo flusso dolente di persone che chiedono protezione dagli orrori e dalle angherie si inserisca un'immigrazione clandestina. Emerge poi la consapevolezza del fatto che a gestire tutti gli affari sia, come sempre, una connessione fra Mafie. Poi, più a pelle, esiste il desiderio di capire se e come verranno regolati i flussi e con quali logiche di accoglienza.

Capire è fondamentale per evitare che si aggirino su una questione così delicata leggende metropolitane, avvoltoi politici, paure di vario genere e che all'analisi fredda dei fatti si sostituisca la forza dirompente dell'emotività. Personalmente sono contro gli opposti estremismi: sia chi pensa che la soluzione siano frontiere presidiate dall'Esercito sia chi, invece, straparla di accoglienza senza limiti e dunque senza confini. Se poi caliamo la questione sulla realtà valdostana, resta inteso che nei paesi più piccoli un impatto eccessivo di migranti può avere effetti negativi, che vanno ben compresi. Mi riferisco anche a chi astrologa, più in generale su Alpi e montagne, percorrendo la strada pericolosa con discorsi di rivitalizzazione di paesi in crisi demografica attraverso i migranti, protagonisti di fantasiose operazioni di ripopolamento, che lasciano straniti per l'impostazione semplicistica della proposta. Vorrei qui anzitutto ricapitolare di cosa parliamo. Il "diritto di asilo" è tra i diritti fondamentali dell'uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione. L'articolo 10, terzo comma, della Costituzione prevede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, abbia "diritto di asilo" nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Mancando, a sessant'anni di distanza, la prevista legge organica che ne stabilisca le condizioni di esercizio, ci ha pensato - a supplenza del legislatore - la giurisprudenza, che ha stabilito la possibilità di riconoscere il "diritto di asilo" allo straniero anche in assenza di una disciplina apposita. L'istituto del "diritto di asilo" non coincide con quello del riconoscimento dello status di "rifugiato", per il quale non è sufficiente che nel Paese di origine siano generalmente impedite le libertà fondamentali, ma il singolo richiedente deve aver subito, o avere il fondato timore di poter subire, degli specifici atti di persecuzione. Il riconoscimento del rifugiato è entrato nel nostro ordinamento con l'adesione alla "Convenzione di Ginevra", che dagli anni Cinquanta definisce lo status di "rifugiato", e alla "Convenzione di Dublino" del 15 giugno 1990, sulla determinazione dello Stato competente per l'esame di una "domanda di asilo" presentata in uno degli Stati membri della Comunità europea. Il sistema, come si vede, non funziona e addirittura questi arrivi e il "via vai" dei migranti, spesso clandestinamente in "area Schengen", rischiano di mettere in dubbio quel principio di libera circolazione dei cittadini, che è uno dei caposaldi della politica di integrazione europea. Già gli inglesi, che pure non ne fanno parte, la vorrebbe far sopprimere, ma anche Angela Merkel ha ammonito sul fatto che senza risolvere il tema migranti lo scenario sarebbe il ritorno alle frontiere rigide. Per questo, dopo una serie di incomprensioni e perdite di tempo, l'Europa ha capito che bisogna darsi da fare. Ed è stato ripreso quanto già sembrava far parte di questa legislatura comunitaria. Infatti la gestione delle politiche migratorie e la revisione o integrazione della vigente normativa europea figuravano già fra le priorità della nuova Commissione europea, così come indicato negli orientamenti politici del presidente Jean Claude Juncker nel suo "Un nuovo inizio per l'Europa". I punti erano precisi: lo sviluppo di una politica comune in materia di asilo; la promozione di una nuova politica europea sulla migrazione legale, finalizzata all'attrazione di migranti qualificati; il contrasto alla migrazione irregolare; la garanzia della sicurezza delle frontiere e la lotta al traffico di esseri umani. Finora si è fatto poco, ma ora si accelera, perché sennò l'Europa scoppia come istituzione politica e per milioni di potenziali migranti all'assalto. Certo gli arrivi di migranti intanto continuano e, una volta giunti in maniera avventurosa nell'Unione europea, iniziano le peregrinazioni, perché i Paesi d'arrivo - generalmente Italia e Grecia - non piacciono ai fuggitivi. Lo dimostrano già i dati in corso del 2015, ma ancor di più quelli del 2014 ormai definitivi. Secondo "Eurostat", il numero di richieste di asilo nell'Unione Europea è salito nel 2014 a 626.000 (rispetto alle 435.000 richieste dell'anno precedente). Complessivamente, nel 2014 il più alto numero di "richiedenti asilo" è stato registrato in Germania (202.700 richiedenti, il 32 per cento del totale), quindi in Svezia (81.200, il 13 per cento), in Italia (64.600, il 10 per cento), in Francia (62.800, il 10 per cento) e in Ungheria (42.800, il 7 per cento). Questi cinque Paesi hanno registrato andamenti differenti rispetto all'anno precedente. Il numero dei "richiedenti asilo" è più che raddoppiato rispetto al 2013 in Italia (+143 per cento) ed in Ungheria (+126 per cento); è aumentato significativamente in Germania (+60 per cento) ed in Svezia (+50 per cento); è diminuito in Francia (-5 per cento). E' da notare come il venti per cento dei "richiedenti asilo" siano stati, nel 2014, siriani (da 50.000 del 2013, sono aumentati a 123.000 del 2014). Di questi, il sessanta per cento circa sono stati registrati in due Stati membri: la Germania (41.100) e la Svezia (30.800). Quindi è vero che all'Italia spetta un peso molto forte, ma è poi vero che i migranti vogliono stabilizzarsi altrove e dunque nulla più di questa materia ha un carattere europeo. Vedremo le proposte e - ripeto qui - anche in Valle d'Aosta la popolazione va informata "passo a passo" su quel che capita con gli arrivi e le caratteristiche di chi sarà ospitato, così come è bene sapere quanto dureranno i soggiorni e quali prospettive ci sono, specie sui tempi di ottenimento o di diniego dello status di "rifugiato", e quali gli atti fattuali per i necessari respingimenti, altrimenti saranno guai seri generati dal caos. Ça va sans dire che con chi delinque bisogna avere il pugno di ferro.