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08 ago 2015

Il leone Cecil, gli altri animali e l'Africa

di Luciano Caveri

Confesso di aver avuto le mani che mi prudevano a vedere la faccia sorridente di Walter Palmer vicino al cadavere della sua preda con cui avrebbe arricchito la sua funerea collezione di trofei. Ricordo che si tratta del dentista del Minnesota che ha ammesso di aver ucciso "Cecil", il vecchio leone amatissimo nello Zimbabwe. Lo ha ucciso come sarebbe capitato in un tiro a segno al "Luna Park" con il suo arco e le sue frecce, dopo averlo fatto uscire con un'esca di carne dalla zona protetta. Chi mi conosce sa che rispetto i cacciatori e la loro passione, ma questo tizio è veramente uno schifoso, che ha già fatto lo stesso con altri animali con quella caccia a pagamento che in certi casi non è niente altro che uno sparacchiare a colpo sicuro (come faceva nelle nostre vallate con camosci e stambecchi portati dai battitori davanti al suo fucile il "Re Cacciatore", Vittorio Emanuele II).

"Siamo tutti Cecil", ha scherzato Sandro Iannacone su "Wired", osservando: «Comunque la si pensi al riguardo, una domanda sorge spontanea: perché l'essere umano tende a empatizzare solo con alcune specie animali e ne dimentica completamente tante altre? E' una questione abbastanza importante, come aveva già spiegato Ernest Small, esperto in biodiversità al "National program on environmental health, agriculture and agri-food" canadese, in due articoli pubblicati nel 2011 sulla rivista "Biodiversity". Secondo Small, gli esseri umani tendono a preferire animali con caratteristiche fisiche ben precise - in primis la dimensione: le specie più ammirate sono quelle più grandi -, ignorando tutti gli altri. Un fenomeno che mette a rischio, per esempio, gli insetti, uno dei gruppi animali più minacciato al mondo». Pensiamo al nostro personale rapporto con gli animali: ci sono simpatici o antipatici seguendo in effetti categorie che ci creiamo da soli. Spiega l'articolo: «Secondo Small, anche chi si definisce "animalista" o "amante degli animali", mostra spiccate preferenze per le specie con caratteristiche ritenute "preziose" da un punto di vista umano. "L'opinione pubblica, la classe politica, gli scienziati", scrive nel suo articolo, "sono estremamente empatici con un numero ristretto di specie note e ammirate. Pensate, per esempio, agli animali più visitati e fotografati negli zoo". La caratteristica più ammirata è la dimensione - e Cecil ne è un esempio: "Grandi creature evocano grande rispetto, mentre la maggior parte delle specie, che è piccola, tende ad essere ignorata. Di solito si tratta di animali delle dimensioni di un grosso cane, o comunque più grandi di un essere umano". In un'intervista rilasciata a "Think Progress", Small fa inoltre notare che un'altra caratteristica da non sottovalutare, nel caso del leone, è che ha un nome. "Molti dei tratti che ammiriamo negli animali sono quelli simili ai tratti umani. I leoni hanno diverse caratteristiche simili a noi, come per esempio un forte legame genitore-figlio. Un vero nome umano è la ciliegina sulla torta". E, dunque, "va benissimo indignarsi per Cecil, ma bisogna riconsiderare i propri pregiudizi e comprendere il valore di tutte le specie, per il benessere dell'umanità e del nostro pianeta"». Fatemi aggiungere che se pure "Cecil" mi fa una pena indicibile, perché è stato come far uscire un vecchietto da un ospizio per tirargli una freccia, sarebbe bene tenere un poco di indignazione per la povera Africa e i suoi drammi: guerre, epidemie, povertà, denutrizione, violenze. Ed ancora: condizione femminile e dell'infanzia, economie disastrate, bombe ecologiche, drammi per il cambiamento climatico, neocolonialismo e potremmo proseguire l'elenco con molte altre questioni. In parte basterebbe parlare con i migranti africani, quelli davvero meritevoli di asilo, che approdano in Europa alla ricerca di una speranza. Che sia chiaro che lo Zimbabwe, dove si indignano per la morte del loro leone simbolo, è in mano da quarant'anni al discusso - ormai 91enne! - Robert Mugabe. L'arcivescovo Desmond Tutu diede di lui una definizione bruciante: «è l'archetipo del dittatore africano dei fumetti». Da eroe nazionale contro il colonialismo della vecchia Rhodesia in inossidabile "padrone" dello Zimbabwe, come tanti altri personaggi simili nella politica africana, dove la democrazia non ha mai vinto e su questo presupposto si basano un gran numero di problemi conseguenti. Non a caso, dunque, lo Zimbabwe subisce molte delle croci dell'Africa. Così tante persone di tutto il mondo, me compreso, che si sono indignate per il povero leone "Cecil" morto ammazzato, sarebbero bene che allargassero il loro sguardo pietoso all'affresco più vasto di un Continente dolente.