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05 ago 2015

Se la politica è nebbia in Val Padana

di Luciano Caveri

Dopo gli scandali che avevano investito la Lega, sembrava che il declino fosse inevitabile. Poi è arrivato Matteo Salvini ed ha sterzato bruscamente a destra, occupando una parte della prateria della politica che evidentemente era libera ed è risorto sotto nuove vesti del tutto distanti dal federalismo di un tempo. Idem il "MoVimento 5 stelle" di Beppe Grillo, pieno di problemi di democrazia interna che hanno comportato uno stillicidio di parlamentari in uscita e mille sfottò sui giornali e diagnosi di un'ineluttabile scomparsa. Ma la linea antipolitica ha, invece, continuato a pagare in termini elettorali. Lo si è visto per entrambi, nel nostro piccolo, anche nell'esito delle urne nella città di Aosta. Eppure gli avvenimenti di certa politica di questi tempi continuano ad essere legna da ardere per chi predica con toni molto forti, sapendo che l'amplificazione maggiore la ottengono le provocazioni, che avvenga una rivoluzione copernicana del sistema politico, pur in termini piuttosto vaghi. E la ragione, che può avere molte chiavi di lettura, del successo del rancore è anche nell'immagine senza contorni netti che certa politica continua ad avere.

Pensiamo a quel che capita a Roma con un Partito Democratico che di fatto continua, per reggere il Governo Renzi (che è anche leader del partito in un dualismo che in genere non porta bene), ad effettuare operazioni ardite, come l'abbraccio sempre più stretto con il "Nuovo Centrodestra" di Angelino Alfano (l'ambigua ma vincente linea sulla libertà di coscienza sull'arresto del Senatore Antonio Azzollini è esempio mirabile di "liaison dangereuse") ed ora persino con un nuovo "Gruppo d'appoggio" di Denis Verdini, già mente pensante del berlusconismo (che porta poi parte del PD a tendere trappole parlamentari, perché "chi la fa l'aspetti"). Questo assetto è un evidente spregio rispetto a quanto votarono alle elezioni ultime politiche i cittadini, ma poi si sa che esistono le leggi della "realpolitik" o, per dirla in quell'italiano dialettale che invade la politica, si impongono le logiche degli "inciuci". "Inciucio" viene dal napoletano e voleva dire in origine "parlottare alle spalle", dalla sequenza «ciu-ciu» di chi dice, bisbigliando, qualcosa a voce bassa. Per molto tempo stava a significare un accordo politico sottobanco, come spesso avveniva nella Prima Repubblica in cui, specie nelle Commissioni parlamentari, si materializzavano accordi silenti fra maggioranza e opposizione, mentre in aula ci si scannava con gran baccano a beneficio del pubblico dei propri elettori. Oggi, l'inciucio è sfrontato: non lo si nasconde, ma lo si fa platealmente, come se si trattasse di un valore. Lo si è visto nel caso valdostano con il PD che, in analogia con la spregiudicatezza renziana che ormai detta la linea anche in periferia, ha cambiato nettamente la posizione a suo tempo espressa nel corso delle elezioni regionali ed è entrato in maggioranza con Union Valdôtaine e Stella Alpina. Ovviamente, come fa Matteo Renzi in Parlamento, tutto ciò avverrebbe per "il bene comune", per l'interesse generale, per condividere un progetto e via di questo passo grazie ad un politichese che può diventare come la nebbia in Val Padana. E' un meccanismo che in genere colpisce alle elezioni successive le ali più deboli della coalizione. Ma quanto avviene dimostra, oltre al successo di chi estremizza le posizioni politiche e lo fa in modo assai comprensibile al limite talvolta della rozzezza, che resta l'importanza di difendere quanto la democrazia parlamentare rappresenta, evitando derive che la snaturano in profondità. Sarebbe necessario cioè, tenendo conto sempre del buonsenso e della misura, consentire ai cittadini di distinguere bene chi è in maggioranza e chi è all'opposizione. Questo deve avvenire fin dal momento del voto, evitando stravolgimenti che finiscano per svilire il sistema politico. Nella presenza di una dialettica fra chi governa e chi vorrebbe governare, nella distinzione tra chi ha una maggioranza assembleare che regge l'Esecutivo e chi adopera i meccanismi parlamentari della minoranza, sta la chiave della chiarezza che consente di definire chi fa che cosa, evitando una specie di grigiore informe che renda tutti uguali ed indistinguibili. Ma che rende in egual modo indeterminati i bersagli della incazzatura popolare e fa il gioco di chi, com'è legittimo che sia, la cavalca questa rabbia al trotto o al galoppo. E' bene non far parte del branco delle vittime del tiro a segno, meritandoselo.

P.S.: Ho letto il testo dell'accordo sui flussi finanziari stipulato dalla Valle d'Aosta con il Governo Renzi: evito le molte annotazioni tecniche. Basti dire che chi lo sbandiera come un successo ha il naso lungo come quello di Pinocchio! Si tratta di una pericolosa battuta d'arresto per l'autonomia valdostana, cui bisognerà porre rimedio.