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01 gen 2015

Ecco il 2015

di Luciano Caveri

Per tanti anni, in questo stesso periodo, quando avevo mandati elettivi di responsabilità, ho fatto auguri "ufficiali" ai valdostani con messaggi in cui cercavo di condensare le cose fatte e le speranze per l'anno nuovo. Oggi faccio altro, occupandomi del mio lavoro radiotelevisivo e mantenendo, in altro modo, la passione per la politica, che ha occupato in modo esclusivo una larga parte della mia vita. E' una posizione da osservatore, con qualche ruolo più attivo, come oggi in vista della "Costituante Valdôtaine" proposta dall'Union Valdôtaine Progressiste, che però mi consente di vedere le vicende politiche con meno coinvolgimento emotivo, ma con la cognizione di causa di chi avuto la fortuna di fare molte esperienze molto diverse ma assai formative.

Oggi ci affacciamo al 2015 e ci chiediamo tutti che cosa ci porterà. Chi mi conosce sa quanto io sia un ottimista per natura e dunque propenso a vedere l'avvenire con le lenti colorate. Ma questa volta è un ottimismo condizionato da questo mondo grigio e cupo che ci circonda. La crisi ha colpito duro e alla crisi economica si è sommata, specie per la politica, una crisi morale. Il denaro - lo si è visto con la vicenda esemplare di "Mafia Capitale" - resta il motore di molto malaffare nella cosa pubblica. Ma senza troppo indugiare sul Mondo pieno di violenze e drammi o sull'Europa zoppicante e divisa, vale la pena di dire dell'Italia e della Valle d'Aosta, legate da un comune destino pieno di inquietudini. In particolare oggi sono preoccupato da riforme costituzionali che possono umiliare il sistema regionalista e persino, dal clima più recente, attentare all'esistenza stessa della Valle d'Aosta. Tutto questo in favore di un confuso disegno centralista, basato sul ritorno in forze dei poteri dello Stato contro il sistema autonomistico, compreso quello più avanzato come il nostro, sacrificato persino sull'altare di macroregioni senza storia e ragion d'essere. Disegno che, già a Costituzione invariata, ha colpito al cuore il nostro ordinamento finanziario con "tagli" e interpretazioni da parte dello Stato speciose del "Patto di stabilità", oltre che ad azioni costruite per limitare una parte rilevante dei nostri poteri e delle nostre competenze. Ma a questa situazione di pericolo, si somma la debolezza della nostra autonomia speciale, che è moneta preziosa fatta non solo di diritti ma anche di doveri. Bisogna essere degni di questo nostro regime di autogoverno, che non è il federalismo sperato, ma ha consentito di accrescere il benessere della nostra Valle. Oggi per difendere l'autonomia dai rischi esterni e dalle debolezze interne auspico che il 2015 comporti un grande cambiamento e una forte mobilitazione dei valdostani. Non penso che la soluzione sia tout court una "grande coalizione" o un "embrassons-nous" incomprensibile per chi in Valle auspica un cambio profondo nei metodi e nei comportamenti dell'attuale Governo regionale. Per avere il cambiamento bisogna voltare pagina e non basta una qualunque forma di maquillage, che alimenterebbe sfiducia e crescita dell'antipolitica. Ma, nel pensare ai mesi a venire, non avendo la sfera di cristallo di un chiromante, mi limito a pensare che due date salienti devono servire come punto di riferimento. Nel 2015 siamo ad un secolo dall'ingresso in guerra dell'Italia nel Primo conflitto mondiale e ai settant'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. Due passaggi storici che hanno marcato la Storia valdostana e che ci devono servire ed ammonire nel presente. Sono certo che le persone di buona volontà e chi si sente partecipe del destino della nostra comunità nel nuovo anno saprà vivere nuove forme di partecipazione e militanza per il bene della Valle d'Aosta, in un passaggio delicato per noi e per l'avvenire dei nostri figli.