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14 ago 2014

C'era una volta la P2

di Luciano Caveri

Vorrei che non ci fossero equivoci come punto di partenza. Mi viene l'orticaria di fronte a due categorie di persone, che spesso si mischiano fra di loro per la contiguità degli argomenti, vale a dire i "dietrologi" e i "complottisti". I dietrologi sono quelli che, talvolta in modo più che fantasioso, scavando nelle origini di un avvenimento, manipolano un fatto odierno con una serie di concatenamenti cervellotici che possono portare fino a Ramsete II, mentre i complottisti sono peggio ancora, perché sono quelli che immaginano chissà quali oscuri retroscena dietro ogni evento, genere "scie chimiche" o "Torri gemelle". Tuttavia è vero che, se si vuole avere uno sguardo sereno e non ideologico, qualche volta bisogna pure evitare di essere troppo naïf ed esaminare le cose senza pregiudizi al contrario. Penso al famoso documento, spesso evocato da una parte di pubblicistica, noto come "Programma - Piano di Rinascita", che fu sequestrato nel lontano 1992 alla figlia dell'oggi 95enne Licio Gelli, all'epoca "Gran Maestro" della "Loggia P2". Ora è probabile che il ruolo di questa Massoneria deviata sia stato gonfiato nel tempo e che, proprio con la logica complottistica e dietrologica, si sia ascritta alla "P2" qualunque cosa, dal callo del nonno ai terremoti. Tuttavia, la lettura di quel documento, che risale a più di trent'anni fa, quando Silvio Berlusconi imprenditore aderì al gruppo occulto: è assai istruttivo di certe tendenze politiche che in questi anni si sono concretizzate e si stanno concretizzando. Come se certi semi gettati allora, pian piano avessero fatto il loro dovere e oggi dalle piante che sono cresciute si stessero raccogliendo i frutti. Da una parte può essere, sempre con visione laica, che certe cose contenute nel documento fossero una foto di antiche questioni, dall'altra che esista un "fil rouge" che in qualche modo sia stato perseguito con costanza. Il primo aspetto che emerge dal documento è l'idea di una politica del tutto piegata agli interessi del sistema economico-finanziario. Non ho nel mio background venature anti-capitalistiche, ma sono convinto che il "Signor Mercato" non si regoli affatto da solo e che non ci siano mani invisibili che tutto aggiustano. Ci vogliono regole, controlli e custodi che devono evitare che si cementi fra interessi economici e politica (specie in un'Italia dove le Mafie sono un enorme soggetto di interessi e dove la politica corrotta non sempre viene perseguita, specie laddove esiste una Magistratura distratta) una connivenza a dispetto dei cittadini e delle Istituzioni. Questa prima cosa già puzza. Puzza anche il desiderio enorme del citato documento di dar vita ad un sistema bipolare in politica a vantaggio, si legge, "di un'azione politica pragmatista, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche". Insomma: una sorta di "rompete le righe". Ognuno applichi questa affermazione al presente. Interessante è poi la parte dedicata il progetto di "dissolvere la Rai-Tv" su cui il cantiere mi pare più che aperto a vantaggio di Berlusconi, che con le "grandi intese" ci guadagna, così come risulta la lotta senza quartiere al ruolo dei Sindacati, cui il "Piano di Rinascita" dedica alcuni paragrafetti al vetriolo. Interessante, nei rapporti con la Magistratura, l'elenco delle priorità: primo punto "la responsabilità civile dei magistrati" (ma si parla anche di riportare i pubblici ministeri sotto il controllo governativo...), che è oggi in prima pagina. Si parla poi - come oggi - del rafforzamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della riforma del bicameralismo (con un Senato con elezione di secondo grado, come si sta delineando nella riforma in corso!) e - ciliegina sulla torta, perché sta avvenendo in queste ore - del ridimensionamento dei poteri delle Regioni e pure la proposta di un loro accorpamento. In più Gelli e compagnia - pensa che caso - già nel 1982 auspicavano la soppressione delle Province, punto che per altro condivido. Troviamo poi argomenti familiari di questi anni: abolizione delle festività, abolizione della validità legale del titolo di studio e un ampio capitolo sulla fiscalità. Aggiungiamo altre amenità, tipo la limitazione del diritto di sciopero, una legislazione restrittiva sulla libertà di stampa, un allungamento nei tempi di pensionamento e via di questo passo. Il Governo, dice il testo, deve essere "deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole". Confine molto flou in una democrazia debole come quella italiana, come dimostra chi predica il cambiamento ma lo fa con accordi in parte noti e in parte no con quel "berlusconismo" che ha fra le sue radici il "piduismo". Che dire? Ognuno giudichi. E' possibile, come dicevo all'inizio, che il documento, occupandosi delle storiche magagne italiane, finisca per incrociare qualunque ragionevole discussione politica, ma certo colpisce che molte piste indicate siano proprio quelle che poi sono state percorse sino a destinazione o che si stiano percorrendo per arrivarci. Lo segnalo senza stupore, ma con l'invito a tenere le antenne dritte.