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14 giu 2014

Club Med

di Luciano Caveri

Vado, con una certa regolarità, al "Club Mediterranée" dall'inizio degli anni Ottanta, prima da single, poi in coppia e infine da papà. Ho scelto il "Med" all'inizio, avvantaggiato certo dalla conoscenza del francese, che resta la lingua ufficiale del "Tridente" (logo storico del Club), per quel clima festaiolo ed anche un pizzico trasgressivo di cui tanto si parlava. E non sono di certo rimasto deluso: ricordo momenti indimenticabili a Kemer in Turchia, quando il Paese era ancora una meta con spiagge incontaminate o la straordinaria natura di Otranto in Puglia o Djerba, quando la Tunisia non era una destinazione qualunque. All'inizio - come un marchio di fabbrica - c'era questa formula di pagamento bizzarra con palline di plastica colorate e c'erano gli spettacoli caciaroni e coinvolgenti, pieni di gioco e di scherzi, di cui la stessa televisione, non a caso, si è in parte impadronita. Trovavo assolutamente unico quel clima di cosmopolitismo, che ti consentiva, quando non era così usuale, di frequentare persone di diversa nazionalità. Era bella anche l'amicizia che nasceva fra "Go" ("Gentil Organisateur", cioè animatore) e "Gm" ("Gentil Membres", cioè il cliente), che si poteva protrarre nel tempo per il clima davvero molto familiare che si creava. Piano piano l'allargarsi del business, partendo dalla prima e artigianale struttura del 1950, ha fatto del "Med" una multinazionale che si è aperta a nuovi mercati, ampliando la formula con offerte anche meno spartane nelle strutture e differenziando i villaggi per coppie e single da quelli per famiglie. Tutto questo con alti e bassi nel successo della società. I "Go" smettono, con il passare degli anni, di essere solo dei ragazzi, in gran parte "prestati" a quel lavoro, ma si professionalizzano e "coprono" diverse fasce di età. Punti di forza restano l'animazione, gli sport, il cibo e le bevande, le escursioni e anche, laddove previsto, l'accoglienza per i bambini dai primi anni di vita. Nel caso di Napitia, in Calabria, che lascio oggi, ho visto dei mostri di pazienza e di simpatia con frotte di bimbi scatenati. Certo molto di quell'esprit di un tempo, che creava miscele esplosive di divertimento con ricopiature di tutti i villaggi simili nati successivamente, si è spento con la logica prevalente e comprensibile del business e anche perché, come diceva Gigliola Cinquetti, «non ho l'età...». Ma spiccano ancora oggi personaggi caratteristici. Il vecchio frequentatore, in genere parigino, ha tutti i tipi di maglia con la scritta "45" (quando nel 1995 venne festeggiato questo anniversario, da allora assurto a simbolo) e giura di aver girato tutti i Club sulla Terra. E' assolutamente da evitare perché molesto con la sua aneddotica esclusivamente centrata sulle sue gesta passate fra autocelebrazione e eventi di stampo goliardico. Vi risparmio la versione vecchio dragueur, fu playboy, che ricorda di conquiste giovanili con maratone erotiche con partner presumibilmente già morte per l'età avanzata. Altrettanto da evitare è lo sportivo pazzo, che passa dalla ginnastica in piscina alla vela, dalla pétanque al tiro con l'arco, vestito con completini degni di un campione olimpico. Il suo sguardo è torvo, quando ti osserva spiaggiato sulla sedia sdraio d'ordinanza. Il bulimico è un caso umano: si presenta senza freni agli impressionanti banchetti a disposizione degli ospiti per i pasti. Lui mangia tutto, creando con equilibrismi unici dei piatti che conduce con perizia sino al tavolo, dopo aver saccheggiato il buffet. Nel caffè, ovviamente, usa solo il dolcificante. I bambini allo stato brado restano i peggiori e corrispondono a genitori, spesso inglesi, che in vacanza lasciano fare ai figli qualunque cosa, generalmente a rischio di morte. Sono il disastro del genitore che c'è in me e che vorrebbe nelle prole instillare regole di comportamento civili, ma loro - i pupi senza freni - mi rovinano la piazza. Viva il "Med"!