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05 mar 2014

L'attesa per l'Ucraina

di Luciano Caveri

Sulle vicende dell'Ucraina si alterna l'emotività del momento, con la paura di ripiombare nella "guerra fredda" o dell'innesco di una guerra nucleare, al distacco tranquillo di chi inquadra i fatti di oggi nella rozzezza dei confini dei Paesi dell'Est e del Centro Europa, che lasciano pezzi di minoranze nazionali in altri Paesi e nel tradizionale e periodico imperialismo russo pre e post comunista. In poche righe spero di aver fotografo la complessità e la difficoltà di usare delle scorciatoie nei fatti in corso.

Penso, sorridendo, a chi - come pezzi di Lega - invitano a rispettare la volontà della Crimea di "stare" con la Russia e su posizioni analoghe ci sono post comunisti che non perdono il vizio di considerare Vladimir Putin come erede di un passato da rimpiangere. Meglio chiarire che la "libertà" della Crimea sarebbe legittima se potesse avvenire con metodi democratici, genere referendum, ma se ad agire sono i carri armati russi e le milizie locali sono solo di supporto, allora la musica cambia. Per cui con questo bisogna fare i conti: il desiderio di Putin di "avvolgere" le frontiere russe di Paesi "amici", che guardino a Mosca e non - come vorrebbe fare Kiev - alla Bruxelles dell'Unione europea. Poi si aggiunge un Paese in cui esistono cesure fra un Est - in cui domina il russo come lingua - che accusa l'Ovest di essere di estrema destra e un Ovest - in cui dominano l'ucraino - che bolla gli altri come comunisti. Un bel mélange d'incomprensione in un Paese povero, ma strategico come posizione, anche per le reti di oleodotti e gasdotti in partenza dalla Russia, che ha in Ucraina una grande base navale sul Mar Nero. In questi giorni, insomma, dominano attesa e incertezza. Trovo personalmente depressiva, in questa come in altre occasioni, l'assenza politica di un'Unione europea che sappia pesare sul proprio Continente. La politica - maledizione! - resta in Europa la grande incompiuta. E solo nel federalismo ci può essere il collante per mettere assieme significative diversità e per trasformarle in un collante.