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13 ott 2013

Attenti al gioco dell'oca

di Luciano Caveri

Strana storia la politica, perché - più è lungo il tempo da cui te ne occupi - e più di accorgi che non finisce mai di stupirti. Il suo dispiegarsi sembra, talvolta, come quelle caselle che appaiono nel "Gioco dell'oca", con il suo originale movimento a spirale. Chi gioca sa di dover zigzagare, come in un labirinto, con diverse possibilità dovute al caso. Rientrano in questo anche delle brutte sorprese, genere qualche "alleato" che ti spara nel sedere (dicesi "fuoco amico") o qualche "nemico" che si fa seduttivo (definita "campagna acquisti"). Ma, per fortuna, la posta in gioco è così seria da dover tenere la barca piana per senso di responsabilità e, in fondo, delle critiche e delle lusinghe bisogna far tesoro, perché tutto nella vita può servire. Certo ci sono cose molto concrete da risolvere e, in premessa, va ribadito che l'insieme dei problemi che si stanno abbattendo sulla Valle d'Aosta non sono di poco conto e prevedono idee per costruire, sapendo che il biasimo, se manca l'alternativa a quanto contestato, non serve a nulla. Per quel che mi riguarda penso, ma forse è presunzione, di aver maturato abbastanza esperienza politica da avere catalogato. dossier per dossier, diverse questioni, che oggi sono incandescenti. Non convince, in questo frangente, un generico appello al fronte comune, genere "larghe intese", per risolvere le questioni. Spiace ribadire che vi sono due elementi su cui riflettere, come questioni preliminari. Comincerei con la montagna di bugie accumulate, prima delle elezioni regionali, per evitare il "patatrac". Intendiamoci: nessuno ha mai preteso che l'Union Valdôtaine, divenuto strumento del solo Augusto Rollandin, facesse autocritica. Non appartiene al carattere dell'uomo (e di chi lo segue per fede o per paura) ed è normale che, prima delle elezioni, si esibissero le cose buone e si tacessero le cose cattive. Ma esiste un limite oltre al quale si costruisce, a beneficio degli elettori, un mondo fittizio, di cui si potrebbero fare molti esempi. La logica è: seppelliamo la verità e, facendo finta di niente, qualche mese dopo le elezioni, si rappresenta finalmente la realtà non più artefatta, contando sulla smemoratezza dei valdostani e sui cinque anni che ci sono prima delle successive elezioni regionali. Cinico ma comprensibile, specie se gli elettori si fanno abbindolare e si limitano, se "cornuti e mazziati", allo sterile esercizio del mugugno. Di fronte alle difficoltà si incomincia ad evocare l'idea - astuta nella sua esplicitazione - di un "tutti assieme" a difesa dell'autonomia in liquidazione. Chi non ci stesse, verrebbe catalogato nella mefitica categoria dei traditori. Insomma chi comanda sceglierebbe la musica da suonare e a quella bisognerebbe adeguarsi, senza alcuna condivisione, per evitare appunto di essere additati al ludibrio della comunità. In sintesi: bisogna pazientare, mantenere i nervi saldi e non farsi distrarre e neppure - per dirla papale papale - fregare.